18/07/2019 09:50  

Gare d’appalto, la vittoria dei progetti migliori resta un miraggio

 

Gare d'appalto, la vittoria dei progetti migliori resta un

In queste settimane sono in discussione in Senato alcuni disegni di legge per l’introduzione del salario minimo nel mondo del lavoro. Pur comprendendo pienamente le ragioni sottese a tali iniziative legislative, il mondo delle imprese è molto preoccupato per le modalità con le quali tale disposizione sarà introdotta. Se è giusto assicurare ai dipendenti maggiore stabilità economica, infatti, è altrettanto vero che è fondamentale mettere le aziende, che poi saranno tenute a pagarli, nella condizione di poter erogare gli stipendi.

Mi riferisco in particolare ai modi con i quali sono costruite le gare d’appalto e ai criteri di aggiudicazione delle stesse. Il d.lgs. 50/2016 sulla materia specifica ha avuto il merito di recepire molte indicazioni che arrivavano ad Anac dagli operatori economici e da autorevoli studiosi e docenti universitari. Tuttavia il “nuovo” codice dei contratti pubblici non ha risolto il problema che più affligge il mondo delle imprese dei servizi alle aziende, l’aggiudicazione degli appalti al massimo ribasso. Se è vero, infatti, che esso prevede il ricorso a tale pratica solo in specifiche situazioni, per lo più caratterizzate da standardizzazione dei processi, la realtà di fatto testimonia altro e il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, basata su formule che realmente premino i progetti migliori, e realistici, rimane un miraggio.

Per portare alcuni esempi concreti nel settore che rappresento, quello della vigilanza privata, ancora negli scorsi mesi sono state bandite gare per la vigilanza armata nei tribunali con costi orari a ribasso d’asta che addirittura partivano da una base di €15.00/h. Una guardia particolare giurata ha un costo medio orario di €19.17. È evidente quindi che le aziende molto spesso rientrano a mala pena dei costi, incomprimibili oltre una certa soglia per un settore che si caratterizza per essere labour intensive.

Per le nostre aziende, quindi, l’unica arma di difesa è impugnare le gare e farle annullare, con dispendio di risorse per lo Stato e servizi non erogati. Stiamo parlando di problemi che affliggono le imprese perbene, a quelle che rispettano i ccnl di categoria e non ricorrono a escamotage vari che si configurano come dumping contrattuale. A queste aziende la politica ha il dovere di dare risposte e offrire soluzioni, se non altro per non vanificare gli alti standard qualitativi conseguiti e non disperdere risorse professionali altamente qualificate.

D’altra parte se l’alternativa è fallire un qualche problema etico si pone. Le enormi difficoltà che il comparto sta incontrando per giungere al rinnovo del contratto nazionale, scontano proprio tale stato di cose.

Per concludere, pur riconoscendo all’attuale governo che il decreto sblocca cantieri recentemente approvato ha intuito il problema e cercato di indicare una via di soluzione, definendo, speriamo una volta per tutte, che i servizi caratterizzati da alta intensità di mano d’opera devono andare in gara solo con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, tuttavia è necessario che la politica acceleri i suoi processi e apra il prima possibile tavoli di confronto che portino a documenti condivisi sottoscritti dalle associazioni di categoria maggiormente rappresentative dei vari comparti allo scopo di garantire modalità di gara che assicurino alle aziende margini ragionevoli tali da rendere possibile non solo il rispetto delle norme vigenti a tutela dei lavoratori, ma anche l’innalzamento qualitativo dei servizi di sicurezza che sono definiti complementari e sussidiari a quelli delle Forze dell’ordine.

Maria Cristina Urbano