Maria Cristina Urbano: Servizio anti-pirateria, il ministero dell’Interno dimentica ancora la vigilanza privata

Ci risiamo. Il Ministero dell’Interno si dimentica nuovamente del comparto della vigilanza privata, questa volta su una materia estremamente delicata come il servizio anti-pirateria.

Ma andiamo con ordine. Lo scorso 30 giugno è scaduta la proroga, che andava avanti dal febbraio 2012, con la quale, in attesa dell’attivazione dei corsi teorico-pratici da parte del Viminale, il cui superamento è necessario per l’abilitazione delle guardie giurate al servizio di anti-pirateria, le gpg “che non abbiano ancora frequentato i predetti corsi […] qualora abbiano partecipato per un periodo di almeno sei mesi, quali appartenenti alle Forze armate, alle missioni internazionali in incarichi operativi” possono essere impiegate a bordo delle navi per la difesa da atti di pirateria.

Il ministero, sollecitato da ASSIV, e dalle altre associazioni di categoria interessate dalla misura, a intervenire tempestivamente per risolvere tale vulnus, ci rispondeva che “le guardie giurate che non” hanno “provveduto ad acquisire la citata abilitazione a svolgere i servizi anti-pirateria non possono essere autorizzate ad esercitare tale attività”. Come se fossimo stati noi a non voler acquisire l’abilitazione, non partecipando ai corsi formativi, e non il ministero a non averli mai attivati (peraltro dopo più di 8 anni di proroghe).

Classico esempio della mano destra che non sa cosa faccia quella sinistra, nel migliore dei casi… 

L’anomalia che si è venuta a determinare – è bene ribadirlo, per sola responsabilità dell’amministrazione – sta causando il fermo di una attività di estrema importanza e delicatezza per la tutela del nostro naviglio e del personale su questo imbarcato, finalizzata al contrasto di attività criminose che spesso si caratterizzano per una significativa gravità.

L’incertezza che ne deriva, sia per gli armatori che per gli Istituti di vigilanza al cui servizio operano le guardie giurate impiegate in questa tipologia di servizio, peraltro ampiamente prevedibile dal ministero dell’Interno, va ad aggiungersi alle enormi criticità che già colpiscono duramente i comparti interessati, a causa della perdurante pandemia.

Il risultato è che i nostri addetti al servizio anti-pirateria sono dovuti scendere a terra, gli armatori che continuano ad aver bisogno di un servizio di tutela a bordo dei loro mercantili si rivolgono a società straniere, le aziende italiane perderanno decine di milioni di euro di fatturato e il fisco italiano milioni di euro di tasse.

Possibile che al ministero dell’Interno non siano stati in grado di sollecitare il governo a inserire in uno dei tanti decreti all’esame delle Camere in questi mesi un comma di proroga di poche righe?

Evidentemente no.

Benvenuti in Italia.

Maria Cristina Urbano

 

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