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DL Sicurezza Strutture e Operatori Sanitari: introdotte sanzioni più severe per lesioni cagionate anche al personale dei servizi di sicurezza

Mercoledì 13 novembre la Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva il DL 137/2024 “Sicurezza Strutture ed Operatori Sanitari”. Il decreto estende l’ambito di applicazione delle sanzioni previste per le lesioni procurate agli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni al personale che svolge servizi di sicurezza complementari. Il provvedimento, che ha subito delle modifiche durante l’iter parlamentare, anche grazie al lavoro portato avanti dalle associazioni datoriali della sicurezza privata, ora è legge.

Via libera definitivo da parte della Camera dei Deputati al DL Sicurezza “Operatori e Strutture Sanitarie”. L’ Aula di Montecitorio ha approvato con 144 voti favorevoli e 92 astenuti il Ddl di conversione in legge del decreto sul contrasto ai fenomeni di violenza nei confronti dei professionisti sanitari e di danneggiamento dei beni destinati all’assistenza sanitari.  

Più nel dettaglio, l’articolo 1 del decreto-legge interviene sul comma secondo dell’art. 583-quater c.p., che prevede una sanzione specifica, ovvero la reclusione da 2 a 5 anni, nell’ipotesi di lesioni cagionate, nell’esercizio o a causa delle funzioni, del servizio o dell’attività al personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria; a chiunque svolga attività ausiliarie di cura, assistenza sanitaria o soccorso, funzionali allo svolgimento di dette professioni, nell’esercizio o a causa di tali attività. 

Ed è proprio qui che, grazie al lavoro portato avanti da tutto il comparto della vigilanza privata, in corso di esame presso il Senato, è stato inserito il riconoscimento di tale pena anche in caso di lesioni al personale che svolge servizi di sicurezza complementari in conformità alla legislazione vigente.

ASSIV accoglie con favore l’approvazione definitiva da parte della Camera del testo di legge sulla sicurezza del personale e delle strutture sanitarie, un intervento fondamentale per garantire maggiore tutela a chi opera quotidianamente in prima linea per la salute dei cittadini.

Questo provvedimento rappresenta un primo, significativo passo verso un riconoscimento più ampio del ruolo cruciale che la sicurezza privata può svolgere nell’ambito della sicurezza complessiva del Paese. 

La protezione di ambienti sensibili, come quelli sanitari, richiede un approccio integrato in cui la collaborazione tra istituzioni pubbliche e operatori della sicurezza privata sia valorizzata e incentivata.

Rinnovata la Convenzione tra ASSIV e Ministero della Difesa: Opportunità di Lavoro per i Militari Congedati nel Settore della Sicurezza Privata

Nei giorni scorsi è stata rinnovata la convenzione tra ASSIV (Associazione Italiana Vigilanza e Servizi Fiduciari) e il Ministero della Difesa, la cui prima firma risale ormai al 2012.

Si tratta di un accordo che rappresenta da sempre un importante strumento atto a sostenere la ricollocazione professionale dei volontari congedati delle Forze Armate e il fatto che sia in piedi da oltre 10 anni dimostra come esso sia apprezzato da entrambi i lati 

Nell’ambito del progetto “Sbocchi occupazionali”, l’obiettivo è infatti favorire l’ingresso nel mondo del lavoro dei militari che terminano il servizio, valorizzandone competenze e professionalità; così, attraverso la collaborazione con il settore della vigilanza privata, i volontari possono accedere a opportunità di impiego compatibili con il loro bagaglio formativo. 

La convenzione prevede percorsi di formazione specifica e supporto alla transizione nel settore della sicurezza, particolarmente adatto per i militari grazie alle loro capacità operative. Si tratta di un’iniziativa che non solo facilita la reintegrazione lavorativa, ma rafforza il legame tra istituzioni e aziende, promuovendo l’occupazione e il riconoscimento delle esperienze maturate in ambito militare.

Un aspetto innovativo della convenzione è il coinvolgimento della piattaforma digitale IoVigilo (www.iovigilo.it), che agevola l’incontro tra domanda e offerta di lavoro nel settore della sicurezza privata.

D’altronde, ASSIV non è nuova nel promuovere iniziative che coinvolgano le Forze Armate; ne è dimostrazione l’attività svolta a favore della proposta di legge sull’impiego delle gpg all’estero, incardinata in Commissione alla Camera dei deputati, il cui articolato prevede un canale privilegiato di accesso a questo particolare servizio per chi ha “prestato servizio nelle Forze armate, senza essere stato congedato con disonore, per un periodo non inferiore a tre anni e aver partecipato, per un periodo di almeno sei mesi, alle missioni internazionali di pace ricoprendo incarichi operativi”.

Agevolazioni alle imprese – Pubblicata legge per la promozione e lo sviluppo delle start-up e delle piccole e medie imprese innovative

ANIE segnala questa novità sul proprio sito.

Pubblicata nella GURI n. 261 del 7 Novembre 2024 la Legge 28 ottobre 2024 n. 162 “Disposizioni per la promozione e lo sviluppo delle start-up e delle piccole e medie imprese innovative mediante agevolazioni fiscali e incentivi agli investimenti”.

Questo il link al testo della legge, che prevede, inter alia, agevolazioni fiscali per investimenti in start-up e PMI innovative (detrazione IRPEF a favore di investitori che siano persone fisiche); incentivi per favorire la patrimonializzazione delle PMI; esenzione fiscale sulle plusvalenze da investimenti in imprese innovative.

CONFINDUSTRIA: A fine 2024, economia italiana sostenuta da servizi e taglio dei tassi, ma l’industria resta in difficoltà

La Congiuntura Flash di Novembre è consultabile sulla pagina del Centro Studi di CONFINDUSTRIA e scaricabile in formato PDF.

Ripartenza debole. Il PIL italiano si è fermato nel 3° trimestre, risentendo del calo nell’industria compensato dalla crescita nei servizi. Nel 4° l’economia è stimata in lieve ripartenza, trainata dal terziario e con il taglio dei tassi che può iniziare ad agevolare consumi e investimenti. Resta negativo l’export a causa della debolezza dell’Eurozona e dell’incerto scenario globale.

Tassi in calo. La FED a novembre ha deciso il secondo taglio dei tassi USA (di -0,25, a 4,75%), dopo il primo a settembre. La BCE ha già tagliato tre volte i tassi europei (sempre di -0,25, a 3,25%). Entrambe si riuniscono a metà dicembre per l’ultima seduta 2024: i mercati si aspettano un altro quarto di punto di tagli nelle due aree, oltre che il proseguire dell’allentamento nel 2025 (di un ulteriore punto la BCE).

Ancora alta l’inflazione nell’Eurozona. A ottobre nell’Eurozona è al +2,0%, sulla soglia BCE: l’energia è ancora in ribasso (-4,6% annuo), gli alimentari in rialzo (+2,9%), tra i prezzi core (+2,7%) quelli dei servizi sono caldi (+3,9%), quelli dei beni industriali freddi (+0,5%). In Italia gli andamenti sono analoghi, ma più moderati (+0,1% gli industriali): il risultato è un’inflazione un punto più bassa: +0,9% totale, +1,7% core.

Gas più caro, petrolio meno. A ottobre-novembre il prezzo del gas in Europa è arrivato a 40 euro/mwh, un balzo del +57% dai 26 euro di febbraio: ciò agisce al rialzo sui prezzi dell’elettricità pagati da famiglie e imprese italiane. Viceversa, il prezzo del petrolio è più moderato rispetto ai picchi della prima parte del 2024 (85-90 dollari al barile), continuando ad oscillare tra 74 e 76 dollari da settembre a novembre.

I servizi crescono. Nel 3° trimestre i servizi sono stati l’unico settore in crescita, grazie al turismo straniero (+6,7% annuo la spesa in agosto). Gli ultimi dati sono misti: a settembre RTT (CSC-TeamSystem) indica un moderato recupero del fatturato; in ottobre il PMI è risalito (52,4, da 50,5), segnalando crescita all’inizio del 4°; scende però la fiducia delle imprese, specie nei servizi di trasporto.

Costruzioni in calo. La produzione nel settore edile è scesa in agosto (-1,8%) e dal picco di inizio anno è calata del -4,6%. In termini di fatturato, RTT a settembre indica che il settore tiene. In prospettiva, prevarrà, in negativo, la fine degli incentivi, solo in parte compensata dal sostegno derivante dal PNRR.

Investimenti deboli. I giudizi sulle condizioni per investire sono peggiorati nel 3° trimestre (-7,7 il saldo) e le valutazioni sugli ordini di beni strumentali scese a ottobre (-25), anticipando una dinamica debole di investimenti in impianti-macchinari. Scende il costo del credito per le imprese (-0,69% dai massimi).

Consumi fiacchi. Le indicazioni sono deboli: nel 3° trimestre le vendite di auto sono calate di -6,6% (e di -0,8% in ottobre), quelle di altri beni sono cresciute poco (+0,4%). Inoltre, la fiducia delle famiglie è scesa in ottobre su valori bassi rispetto al 2018-2019, quindi la propensione al risparmio potrebbe restare alta. In positivo agiscono l’inflazione bassa e il costo del credito in calo (-0,28% dal picco).

Export ancora in calo. Nel 3° trimestre l’export italiano si riduce ulteriormente (-0,6% a prezzi costanti), mentre l’import segna una prima debole ripresa (+0,9%) dopo 2 trimestri in contrazione. A ottobre continuano i segnali negativi per l’export dai giudizi sugli ordini esteri: pesa la debolezza dell’Eurozona e della Germania in particolare. Il commercio mondiale, invece, continua a crescere (+0,7% a luglio-agosto sul 2° trimestre), anche se le prospettive sono in leggero peggioramento (48,3 il PMI a ottobre).

Eurozona: bene il PIL, non l’industria. La produzione industriale è in calo in tutta l’Area: nel 3° trimestre in Germania si è avuta una netta contrazione (-1,9%), più che in Italia, ed è arretrata anche la Spagna (-0,4%); in controtendenza la Francia (+0,5%). L’andamento del PIL denota comunque una crescita dell’Area nel 3° (+0,4%), trainata dai servizi: Francia in salute (+0,4%), Spagna (+0,8%) che continua a essere l’economia più vivace, modesto il contributo della Germania (+0,2%) dopo un 2° in calo.

Anche negli USA male l’industria. Il PIL americano è cresciuto di +0,7% nel 3° trimestre, grazie al contributo dei consumi privati (+0,6%) e della spesa pubblica (+0,2%), che hanno compensato la debolezza degli investimenti (+0,1%) e il calo delle esportazioni nette (-0,1%). La produzione industriale, invece, ha chiuso in calo il trimestre (-0,3%); a ottobre, il PMI e l’indice di Chicago (47,4 da 35,4) si confermano su valori recessivi. Dall’esito delle elezioni USA il dollaro si è apprezzato (1,05, da 1,09).

In Cina invece bene industria ed export. Ancora in fase espansiva la manifattura cinese, seppure a ritmi contenuti. La produzione è sostenuta dalla domanda estera: a ottobre l’export segna un +12,7% mensile, la crescita più alta in due anni; l’elezione di Trump potrebbe indurre una forte espansione nei prossimi mesi, per anticipare l’eventuale introduzione di barriere tariffarie dal 2025. Resta invece flebile la domanda interna e prevale delusione per il ritardo nelle politiche di rilancio: il Governo ha annunciato 1.400 miliardi di dollari in 5 anni, ma per lo più destinati a risanare il debito delle autorità locali.

Moda e auto affondano l’industria italiana

Il calo si è attenuato, ma prosegue. Nei primi 9 mesi del 2024 la produzione industriale italiana è scesa del -3,3% rispetto allo stesso periodo del 2023. Ciò a causa di un marcato calo nel 1° trimestre (-1,4% congiunturale), che si è poi attenuato progressivamente verso la fine della primavera (-0,9% nel 2°). Nonostante ciò, i dati del 3° trimestre sono rimasti negativi, con un’ulteriore riduzione di -0,6%.

Fosco il futuro. Le prospettive per i prossimi mesi sono legate al recupero di consumi e investimenti in Italia e in Europa che avverrà, ma lentamente, grazie alla lenta risalita del reddito disponibile e al taglio dei tassi. La CIG ordinaria nella manifattura è aumentata di circa il 50% rispetto ai primi tre trimestri dello scorso anno. Il PMI manifatturiero, che si era avvicinato alla soglia neutrale in estate (49,4 in agosto) è poi tornato a scendere fino al 46,9 in ottobre. La fiducia delle imprese manifatturiere è debole da circa un anno, su valori modesti e in leggero calo di recente (85,8 ad ottobre, da 86,6). Ancora in lieve calo le attese sugli ordini nella manifattura (saldo delle risposte a 1,3 in ottobre, da 1,8 a settembre; era a 2,3 a luglio).

Energia penalizzante. I prezzi delle materie prime utilizzate da vari settori manifatturieri sono rimasti alti, anche dopo la fine dell’impennata delle quotazioni del 2021-2022. Ciò accade soprattutto per l’energia in Europa, che penalizza la competitività delle imprese italiane, non solo nei settori più “energivori”.

Andamenti eterogenei. A livello settoriale, emergono performance molto differenti. Pochi settori sono cresciuti nel 2024: altri mezzi di trasporto (che includono gli armamenti) e riparazioni/installazioni registrano ampi incrementi (rispettivamente +8,2% e +5,4%), ma anche alimentari e carta crescono (+2,5% e +1,5%). Tengono la raffinazione petrolifera e la chimica. Soffrono tutti gli altri settori, la maggioranza. In particolare, sono in affanno quello automobilistico e quelli del comparto abbigliamento-tessile-pelli.

Settori della moda in forte crisi. Nei primi 9 mesi del 2024 la produzione dei settori riconducibili alla moda ha subito una forte flessione: -15,1% le pelli (dopo il -9,9% del 2023), -9,5% l’abbigliamento (-2,5%), -5,9% il tessile (-8,2%). Le ore autorizzate di cassa integrazione nel complesso dei tre sotto-settori sono più che raddoppiate, l’export ha registrato un -4,5% nei primi 8 mesi e il fatturato un -9,0% a prezzi correnti. Nel post pandemia, dopo una breve e vivace ripresa, il settore ha cominciato a soffrire (lusso incluso) e le imprese della moda (soprattutto quelle più piccole, ma non solo) hanno visto una diminuzione verticale degli ordini, merce accantonata nei magazzini e conseguente stallo nella produzione, fino ad arrivare alla forte contrazione iniziata nel 2° semestre 2023, che non sembra arrestarsi. In prospettiva, non si vedono molti segnali positivi: le guerre in Medio Oriente e tra Russia-Ucraina, la frenata in Germania e nell’import cinese raffreddano mercati cruciali per il settore; la fiammata inflazionistica ha lasciato i prezzi finali più alti.

Crollo del settore auto. La produzione nel settore automotive in Italia (Ateco 29, compresa la componentistica e i motori) è in calo del -19,4% nei primi 9 mesi del 2024 sugli stessi mesi del 2023. In termini tendenziali, a settembre siamo al -32,4%, di cui -42,7% per gli autoveicoli. Il settore auto è uno dei principali della manifattura italiana: pesa per il 6,3% della produzione (13% in Europa, data la stazza del comparto in Germania) e con l’indotto il peso sale ancora: la sua crisi, perciò, impatta molto sull’economia. Quali sono i motivi del crollo produttivo dell’ultimo anno? Il calo della domanda, come si vede dalle immatricolazioni (anche se aumenta di poco l’import); il cambiamento delle abitudini, specie dei giovani (car sharing, noleggio, etc.); le tendenze demografiche; il prezzo medio delle auto nuove in forte aumento (+3,0% all’anno nel 2018-2024, contro il +1,6% della core inflation), sulla scia di maggiore tecnologia a bordo e aumento delle dimensioni dei veicoli, ma anche per il rincaro di materie prime ed energia; prezzi troppo alti per le elettriche: in 10 anni, a parità di modello, il costo è maggiore di +15% rispetto all’endotermico; per le elettriche, si aggiunge (ad oggi) la scarsa disponibilità di ricariche e la minore autonomia.