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Medici aggrediti: “Un Security Manager e maggior sinergia tra vigilanza privata e polizia”

COMUNICATO STAMPA

MEDICI AGGREDITI: “UN SECURITY MANAGER E MAGGIOR SINERGIA TRA VIGILANZA PRIVATA E POLIZIA”
Le associazioni di categoria della vigilanza: “Così il pubblico risparmia e si incrementa la sicurezza”


Roma, 19 settembre 2024 – Gli istituti di Vigilanza privata sono pronti a fare la loro parte nell’implementazione dei livelli di sicurezza di alcuni siti strategici, a cominciare dagli ospedali e dai pronto soccorso, teatro di sempre più frequenti aggressioni ai danni del personale medico e infermieristico.

A lanciare la proposta di una sinergia tra la Vigilanza Privata e Forze dell’Ordine sono le associazioni maggiormente rappresentative del settore, Ass.I.V., ANIVP, UNIV, Legacoop Produzione e Servizi che ipotizzano la creazione di una cabina di regia unica, in grado di coordinare le attività di sicurezza.

“La carenza strutturale di organico tra le Forze dell’Ordine impone un miglior coordinamento e una maggior cooperazione tra pubblico e privato – spiega la presidente di Ass.I.V, Maria Cristina Urbano -. Si tratta di un percorso per step, il primo dei quali deve essere l’introduzione all’interno delle aziende ospedaliere della figura del Security Manager, il cui compito è quello di mappare le criticità ed effettuare un’analisi accurata dei rischi. Dopodichè si deve procedere in direzione di un affiancamento tra operatori di vigilanza privata e forze di pubblica sicurezza, in un’ottica di sinergia che potrà portare anche ad una progressiva sostituzione degli agenti di polizia, per un loro impiego sul campo, nelle strade delle nostre città”.

Questo sistema – aggiunge il presidente di ANIVP, Tullio Mastrangelo – consentirebbe allo Stato da un lato di porre un argine al dilagare del fenomeno della violenza negli ospedali, che tra 2020 e 2022 ha visto un’impennata dei casi di violenza, circa seimila, ai danni del personale sanitario. Dall’altro consentirebbe un risparmio alle casse dell’Ente pubblico, dato che le procedure per indire i concorsi e assumere nuovi agenti di Polizia, oltre ad essere complesso, sono estremamente lunghi e onerosi, rispetto al coinvolgimento di professionisti (Guardie Giurate) già formati, oggi in forza agli Istituti di Vigilanza”.

Siano disponibili ad un confronto con tutte le parti interessate – conclude il Presidente di UNIV, Annamaria Domenici – purché qualunque iniziativa propugnata per promuovere una partnership pubblico-privato nell’ambito dei servizi di sicurezza rappresenti l’occasione per porre all’attenzione delle stazioni appaltanti gli aspetti legati al riconoscimento dei livelli retributivi stabiliti dal CCNL di categoria e un corretto impiego del personale in questi servizi che già oggi è riservato alle Guardie Giurate ma vede diversi presidi ospedalieri provvedere con addetti al controllo accessi o portieri.

“L’utilizzo della vigilanza privata in sinergia con la pubblica amministrazione– aggiunge Andrea Laguardia Direttore Legacoop Produzione e Servizi- è uno degli esempi migliori di come pubblico e privato possono lavorare insieme con l’obiettivo di rendere i servizi pubblici più efficienti a vantaggio dei cittadini. In questo caso, inoltre, la sinergia è indispensabile per poter intervenire con velocità nella risoluzione di un problema drammatico che rende sempre più difficile lavorare nelle strutture sanitarie. Siamo a disposizione del Governo
e delle strutture sanitarie per individuare, da subito, strategie rapide d’intervento
”.

Le associazioni hanno inviato al Ministro della Salute e al Ministro dell’Interno una nota tecnica per esprimere altresì la necessità che le associazioni di comparto siano partecipi “dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitari” istituito dalla legge n. 113 del 2020.

Scarica la nota inviata dalle associazioni datoriali al Ministero della Salute e al Ministero dell’Interno

Scarica il Comunicato Stampa

Ufficio Stampa ASSIV

“Riforma delle Guardie Giurate: Il ddl Balboni adottato come testo base tra opportunità e criticità”

“Riforma delle Guardie Giurate: Il ddl Balboni adottato come testo base tra opportunità e criticità”

Come avevamo anticipato nel precedente post, questa settimana la Commissione Affari Costituzionali del Senato ha riavviato la discussione su tre disegni di legge, due di maggioranza, uno di opposizione, volti a introdurre nuove “Disposizioni in materia di Guardie Giurate”. 

A valle di interlocuzioni informali che ASSIV ha avuto prima dell’estate, la Commissione era sembrata orientata ad adottare come testo base il DDL n. 902 Balboni (presidente di Commissione di Fratelli d’Italia), orientamento che tuttavia in quelle settimane non si era concretizzato in quanto nelle successive sedute non era stata trovata la quadra. 

Nella seduta dello scorso martedì pomeriggio, infine – seppur con il voto di astensione del Partito Democratico – la Commissione ha confermato la scelta del DDL n. 902 quale testo base per il prosieguo della discussione.

Ribadiamo il sincero apprezzamento di ASSIV per il fatto che il Parlamento sta dimostrando attenzione alle problematiche del settore della vigilanza privata, ma cogliamo l’occasione per tornare ad evidenziare come i disegni di legge in oggetto contengono certamente misure apprezzabili ma al contempo anche criticità sulle quali è bene tornare a soffermarsi, con l’obiettivo di fornire ogni utile spunto al legislatore affinché possa essere migliorata l’impostazione complessiva della norma in adozione. 

Ricordiamo che il DDL n. 902 Balboni istituisce due albi presso il Ministero dell’Interno: uno per le GPG e uno per gli aspiranti. Misura che può essere pienamente condivisa, purché ad occuparsene non siano le prefetture. E questo non per una preconcetta avversione nei confronti delle stesse, il cui lavoro al contrario apprezziamo grandemente, quanto piuttosto perché già afflitte da cronica carenza di personale a fronte di molteplici competenze, con il rischio non affatto teorico che la misura introdotta possa non essere adeguatamente implementata. L’esperienza passata consiglierebbe una scelta diversa da parte del legislatore.

Non è superfluo, in questa sede, ricordare come l’Albo delle Gpg sia già stato istituito qualche anno fa, la cui gestione da parte delle Prefetture oggi riscontra tempistiche per rinnovi e trasferimenti di gpg che richiedono tra i 3 e i 9 mesi, tempistiche assolutamente confliggenti con le oggettive necessità dei servizi svolti dagli Istituti di Vigilanza. In una siffatta situazione, un secondo albo non potrebbe che aggravare la situazione. Dunque – in fase di conversione del DDL – si potrebbe cogliere l’occasione del riordino della normativa per modificare alcune disposizioni consentendo l’accesso all’albo anche agli imprenditori per farne un valido strumento per l’incontro di domanda e offerta di lavoro. Si tratterebbe di una razionalizzazione del sistema a tutto vantaggio dell’Amministrazione e degli operatori, e della loro capacità di rispondere efficacemente alle richieste del mercato.

Altro aspetto critico del DDL Balboni è rappresentato dalla previsione di una sanzione per chi utilizza gli operatori disarmati (fiduciari) al posto delle GPG. ASSIV ha ripetutamente sottolineato, in tutte le sedi istituzionali, come tale pratica costituisca una distorsione, ma imputare tale responsabilità (e la connessa sanzione) per inadempienza a carico del solo Istituto di Vigilanza che invia operatori di sicurezza disarmata in luogo delle GPG, è fuorviante e non incide sulla causa, che invece risiede nelle scelte dei clienti che si concretizzano in bandi di gara che non lasciano altra scelta all’IVP. Sarebbe preferibile intervenire a monte, sulla corretta redazione dei bandi di gara, ma se una responsabilità deve essere imputata, quantomeno che sia condivisa tra i due soggetti, con la norma capace di definire il perimetro di tale corresponsabilità. 

Un ultimo tema ci preme portare all’attenzione della Commissione: quello del lavoro usurante. Si tratta di una disposizione molto costosa, ma non è questo il punto. La richiesta è che tale previsione venga meglio circoscritta e chiarita, probabilmente a beneficio esclusivo dei lavoratori che svolgono il servizio notturno e con specifici requisiti di anzianità. 

Restiamo insomma profondamente convinti della validità intrinseca che risiede nel confronto continuo e virtuoso tra istituzioni e organizzazioni di categoria rappresentanti del comparto, con il comune obiettivo di formulare leggi che, perseguendo l’interesse comune, creino le migliori condizioni possibili per l’operare delle aziende, la tutela dei lavoratori e per rispondere alle esigenze della Pubblica Amministrazione.

Il nostro appello, e la nostra disponibilità, a fornire un fattivo contributo per migliorare la norma, speriamo non cada nel vuoto. Forse superfluo è ribadire il nostro apprezzamento per il lavoro che la Commissione sta svolgendo.

Riforma delle Guardie Giurate: la Commissione Affari Costituzionali del Senato riavvia la discussione dei disegni di legge Spelgatti, Pirro e Balboni

Riforma delle Guardie Giurate: la Commissione Affari Costituzionali del Senato riavvia la discussione dei disegni di legge Spelgatti, Pirro e Balboni

La Commissione Affari Costituzionali del Senato della Repubblica ha riavviato la discussione sui disegni di legge AS 1008, AS 119 e AS 902, volti a introdurre nuove “Disposizioni in materia di Guardie Giurate”. Questi provvedimenti mirano a riformare e aggiornare la normativa che regola l’attività delle guardie giurate private

Come abbiamo più volte evidenziato, anche alla stessa Commissione nel ciclo di audizioni avviato a luglio scorso, come  ASSIV riteniamo che il fatto che il Parlamento stia dimostrando attenzione alle problematiche del settore è pienamente apprezzato da questa Associazione, ma  riteniamo altresì che la strada indicata dai disegni di legge in questione non sia quella corretta per la loro soluzione.

Rimaniamo, come sempre in passato e ancor più in questo momento,  disponibili ad avviare con gli Onorevoli Senatori un confronto ampio e articolato, che partendo da una approfondita analisi della situazione di fatto, voglia risolvere i problemi che denunciamo pubblicamente da anni in tutte le sedi istituzionali.

Scarica il contributo di ASSIV inviato alla 1 Commissione Affari Costituzionali (Senato della Repubblica)

Confindustria: Italia, nel 3° trimestre minore spinta dai servizi, meno debole l’industria, ancora male l’export

Italia: nel 3° trimestre minore spinta dai servizi, meno debole l’industria, ancora male l’export

Cresce il PIL. Dopo il +0,2% registrato dal PIL italiano nel 2° trimestre 2024 (+0,3% nel 1°), con l’export che perde quota, le indicazioni per il 3° sono di minore crescita nei servizi e di un’attenuazione nel calo dell’industria. L’inflazione rallenta nell’Eurozona e finalmente famiglie e imprese saranno aiutate dal taglio dei tassi, che stimola consumi e investimenti. Risale però il prezzo del gas in Europa.

In discesa i tassi. La BCE, che aveva tagliato a giugno (di -0,25%), il 12 settembre ha deciso un secondo taglio dei tassi (ancora -0,25%). I mercati si aspettano il 18 una prima mossa FED, anch’essa limitata (-0,25%), ma seguita da altri tagli entro fine anno. Nell’Eurozona anche i tassi sovrani hanno imboccato un sentiero decrescente: BTP a 3,58%, da 3,92% a giugno, Bund a 2,22% da 2,49%. 

Inflazione quasi in linea. Nell’Eurozona l’inflazione è scesa a +2,2% in agosto (+2,6% a luglio), vicina alla soglia BCE, anche se al netto di energia e alimentari è al +2,8%. L’Italia si conferma il paese a minor inflazione: +1,1% (core a +2,1%), contro +2,0% in Germania,2,2% in Francia, +2,4% in Spagna. Anche negli USA gli ultimi dati sono favorevoli: +2,9% a luglio (da +3,5% a marzo), ma core ancora alta (+3,2%). 

Energia: rincara il gas. Dopo il balzo in agosto (+17,2%), a settembre il prezzo del gas in Europa si mantiene a 36 €/mwh, da un minimo di 27 a marzo. Scende invece quello del petrolio, a 74 dollari al barile, da un massimo di 90 in aprile. Entrambi i prezzi sono più alti rispetto ai livelli del 2019. Il gas più caro alzerà i prezzi dell’elettricità per famiglie e imprese, agendo negativamente sull’inflazione. 

I servizi rallentano. Nel 2° trimestre i servizi erano cresciuti (+0,4% il valore aggiunto), con il traino del turismo (+2,7% annuo a giugno la spesa degli stranieri). A luglio, RTT (CSC-TeamSystem) indica un recupero del fatturato dopo il calo di giugno. Tuttavia, in agosto, il PMI è calato ancora e ora indica crescita più tenue (51,4 da 51,7) e recupera solo in parte la fiducia delle imprese dopo mesi di calo. 

Industria: minor calo. La produzione, dopo due mesi in recupero, è diminuita di -0,9% a luglio, determinando un acquisito negativo anche nel 3° (-0,4%, da -0,9% nel 2°). Le prospettive sono meno deboli: RTT segnala a luglio un rimbalzo del fatturato industriale, in agosto l’HCOB PMI ha quasi recuperato la soglia di stabilità (49,4, da 47,4), ma la fiducia delle imprese ha perso ulteriore terreno.  

Adagio i consumi. La spesa delle famiglie nel 2° (+0,2%) ha proseguito la lenta dinamica positiva. Prospettive modeste: il reddito reale è sostenuto dalla frenata dei prezzi, dalla moderata crescita salariale e dall’aumento dell’occupazione, la propensione al risparmio è risalita a valori storici, il costo del credito è in calo, ma la fiducia delle famiglie è diminuita in agosto dopo tre aumenti. 

Ancora positiva la dinamica degli investimenti. Nel 2° trimestre sono cresciuti di +0,3% (da +0,4% nel 1°). Buona la dinamica di impianti e macchinari (+1,1%), trainati dai mezzi di trasporto (+1,7%). Quelli in costruzioni sono invece rimasti fermi: il calo delle abitazioni (-1,1%), per il venir meno del Superbonus, è stato compensato dall’incremento dei fabbricati non residenziali (+1,8%), sostenuti dal PNRR. 

Su gli occupati, non le forze lavoro. Prosegue la buona performance del mercato del lavoro italiano: ancora su l’occupazione (a luglio +56mila unità, +260mila su gennaio) e giù la disoccupazione (-107mila le persone in cerca di occupazione; al 6,5% il tasso, il più basso da marzo 2008). Tuttavia, da inizio 2024 gli inattivi hanno smesso di diminuire e le forze lavoro di espandersi, con il rischio che la crescita occupazionale possa essere limitata nel prossimo futuro dal lato dell’offerta di lavoro.

Export in calo. L’export italiano è diminuito nel 2° trimestre (-1,8% i beni, -0,3% i servizi; in volume), pur su livelli ben sopra il pre-Covid (+7,1% i beni, +18,4% i servizi). Il calo è diffuso ai mercati UE (-2,1%) ed extra-UE (-0,8%); giù in particolare le vendite in Germania e nei principali paesi asiatici. I dati sugli ordini manifatturieri esteri (Istat e PMI) danno indicazioni negative anche per i mesi estivi: pesa la debolezza della domanda europea. Il commercio mondiale di beni, invece, è risalito nel 2°, sostenuto dagli scambi cinesi; tuttavia, il PMI sugli ordini manifatturieri globali è tornato in territorio recessivo in estate.

Eurozona debole. Nel 2° trimestre il PIL dell’area è cresciuto di +0,2% (+0,3% nel 1°) grazie al contributo della spesa pubblica, ma soprattutto alla domanda estera netta (+0,5%) che ha compensato il calo degli investimenti (-0,5%), mentre è calata di poco la spesa delle famiglie. L’area è trainata dalla Spagna (+0,8%), tengono Italia e Francia (+0,2%), mentre è in negativo la Germania (-0,1%). 

Cina: luci e ombre. Le esportazioni accelerano più dell’atteso (+8,7% annuo in agosto): le imprese cinesi potrebbero aver adottato strategie per anticipare l’intensificarsi delle barriere tariffarie. D’altra parte, l’import resta al palo (+0,5%): oltre alla competitività delle imprese locali, ciò si spiega con la debole domanda interna. A luglio le vendite al dettaglio sono cresciute (+2,7% annuo), risultato però gonfiato da un “effetto base” positivo rispetto allo scorso anno, debole in confronto ai livelli pre-Covid.

Gli USA sono davvero a rischio recessione? 

In estate crollo dei mercati asiatici. Le Borse azionarie asiatiche hanno registrato un crollo il 5 agosto: in particolare, Tokyo ha subito un -12,4% in un giorno. Tale scivolone, dovuto all’aumento di luglio dei tassi ufficiali giapponesi e alla seguente brusca riduzione del fenomeno del carry trade (prendere a prestito in Yen a tassi bassi per investire in Dollari a tassi alti), che ha creato volatilità, a livello mediatico è stato collegato ai timori di una  recessione negli USA. I ribassi in Europa e negli USA si sono rivelati molto più contenuti (-2,2%).

Perché il crollo in Giappone è stato associato a una  recessione USA? Da tempo si manifestano dei timori di un’eventuale inversione di tendenza dell’economia USA, che però ha sempre sorpreso in positivo. La FED appena a giugno aveva confermato le previsioni di buona crescita economica negli USA (+2,1% il PIL nel 2024, +2,0% nel 2025), nonostante scontasse un sentiero di riduzione lenta dei propri tassi (che attualmente si collocano nella forchetta 5,25-5,50%). Ma poi, proprio mentre il mercato azionario di Tokyo a fine luglio/inizio agosto crollava, sono stati pubblicati alcuni dati economici statunitensi piuttosto deboli, che sono sembrati una “prova” di quei timori latenti. E i cali di Borsa sembravano essere la “controprova”. 

Quali dati sugli USA hanno spaventato i mercati? A fine luglio, l’indice dei Direttori degli acquisti di Chicago è sceso a 45,3 punti da 47,3 e il 1 agosto il PMI manifatturiero a 49,6 da 51,6, anche se entrambi sono diminuiti  in misura minore di quanto si attendessero gli operatori (44,8 e 49,5). Il dato che ha scosso la fiducia degli operatori è stato l’ISM manifatturiero, pubblicato sempre giovedì 1 agosto: si è confermato su valori recessivi (46,8 punti), in forte calo rispetto a giugno (48,5) e soprattutto molto inferiore alle attese che erano addirittura di contenuto recupero (48,8). Il giorno successivo, venerdì 2 agosto, la variazione dei posti di lavoro nei settori non agricoli (uno degli indicatori più monitorati sull’economia USA) è stata una sorpresa sfavorevole, o meglio meno favorevole di quanto pensassero gli operatori di mercato: 114 mila unità, da 179 mila di giugno, e molto inferiore alle 176 mila attese. Contestualmente, il tasso di disoccupazione è aumentato al 4,3% (da 4,1% di giugno e contro la stabilità attesa). 

I dati successivi sugli USA hanno attenuato la tensione. Gli indicatori macro pubblicati nelle settimane successive hanno fornito indicazioni incoraggianti dal lato dei servizi, ancora di rallentamento nel mercato del lavoro, deludenti sull’attività manifatturiera. Ad agosto, l’ISM non manifatturiero (51,5 punti, da 48,8 di giugno) e il PMI servizi (55,7 da 55,3) hanno confermato un’indicazione espansiva. E la fiducia dei consumatori è cresciuta (103,3 punti da 101,9). Le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione sono state inferiori alle attese, ma la deludente variazione degli occupati nei settori non agricoli (+142 mila) ha confermato la frenata del mercato del lavoro. D’altra parte, la produzione industriale si è contratta a giugno dello 0,6%, mentre gli indicatori congiunturali sull’attività di agosto sono stati recessivi. 

Quindi, l’economia USA rischia una recessione? Il PIL USA nel 2° trimestre è cresciuto più delle attese (+0,75%), grazie ad un buon contributo dei consumi (+0,5%) e alla crescita pur rallentata degli investimenti (+0,13%). L’andamento dell’economia americana in questa fase dipende, quindi, soprattutto dalla tenuta dei consumi e dal possibile recupero degli investimenti. I primi però evidenziano qualche segnale di tensione: 1) il tasso di risparmio ha toccato il minimo storico (2,9%) e dovrebbe risalire; 2) sono aumentate le insolvenze sulle carte di credito e il credito al consumo; 3) le vendite al dettaglio stanno crescendo più dei salari reali; 4) se si confermasse il rallentamento del mercato del lavoro, ne risentirebbero le retribuzioni. D’altra parte, la debolezza dell’attività manifatturiera e degli investimenti, soprattutto nel settore delle costruzioni, dipende dai tassi elevati. Dopo i recenti timori per le Borse, gli operatori (dati CME) si aspettano che i tassi di interesse FED siano tagliati a settembre e di nuovo entro dicembre fino a 4,25-4,50: un punto di arrivo più basso di mezzo punto, rispetto a quanto si attendevano nella prima parte di luglio. L’idea dei mercati pare essere che la FED dovrà tagliare di più, per sostenere un’economia USA giudicata in difficoltà, in bilico tra soft landing (che sembra lo scenario più probabile, in base ai dati attuali) e una stagnazione/mild recession.

Fonte: Centro Studio Confindustria

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