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Richieste di integrazione salariale per “eventi meteo” – temperature elevate

Messaggio INPS del 20 luglio 2023, n. 2729: Richieste di integrazione salariale per “eventi meteo” – temperature elevate. Indicazioni

In considerazione dell’eccezionale ondata di calore che sta interessando tutto il territorio nazionale e dell’incidenza che tali condizioni climatiche possono determinare sulle attività lavorative e sull’eventuale sospensione o riduzione delle stesse con riconoscimento del trattamento di integrazione salariale, si riassumono le indicazioni che seguono.

Come già chiarito in precedenza, in caso di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa in conseguenza delle temperature elevate, il ricorso al trattamento di integrazione salariale con la causale “eventi meteo” è invocabile dal datore di lavoro laddove le suddette temperature risultino superiori a 35° centigradi. Va, tuttavia, ricordato che anche temperature inferiori a 35° centigradi possono determinare l’accoglimento della domanda di accesso al trattamento ordinario qualora entri in considerazione la valutazione anche della temperatura c.d. “percepita”, che è più elevata di quella reale.

Tale situazione, ad esempio, si determina nelle giornate in cui si registra un elevato tasso di umidità che concorre significativamente a determinare una temperatura “percepita” superiore a quella reale. Pertanto, la valutazione della temperatura rilevata nei bollettini meteo deve tenere conto anche del grado di umidità, atteso che, in base alla combinazione dei due valori (temperatura e tasso di umidità), è possibile ritenere che la temperatura percepita sia maggiore di quella effettivamente rilevata.

Naturalmente costituiscono un elemento di rilievo per una positiva valutazione dell’integrabilità della causale sia la tipologia di lavorazione in atto che le modalità con le quali la stessa viene svolta.

Dalla valutazione di dette caratteristiche, infatti, può emergere la rilevanza della temperatura “percepita” rispetto a quella reale, in considerazione della particolare incidenza che il calore determina sul regolare svolgimento delle lavorazioni.

Anche temperature inferiori ai 35 gradi possono, quindi, essere idonee a dare titolo al trattamento di integrazione salariale, se le relative attività sono svolte in luoghi non proteggibili dal sole o se comportino l’utilizzo di materiali ovvero in presenza di lavorazioni che non sopportano il forte calore.

In sostanza, la valutazione non deve fare riferimento solo al gradiente termico ma anche alla tipologia di attività svolta e alle condizioni nelle quali si trovano ad operare i lavoratori.

Ai fini di una più puntuale valutazione degli elementi a supporto della richiesta di accesso al trattamento di integrazione salariale nei casi “de quo”, potranno soccorrere anche le documentazioni o le pubblicazioni su dati relativi agli indici di calore da parte dei vari dipartimenti meteoclimatici o della protezione civile.

Si precisa che la medesima considerazione deve essere svolta anche con riferimento alle lavorazioni al chiuso, allorché le stesse non possano beneficiare di sistemi di ventilazione o raffreddamento per circostanze imprevedibili e non imputabili al datore di lavoro, nonché nell’ambito del lavoro svolto in agricoltura, secondo la disciplina in materia di Cassa integrazione speciale per gli operai e impiegati a tempo indeterminato dipendenti da imprese agricole (CISOA) recata dalla legge 8 agosto 1972, n. 457, e successive modificazioni.

Si ricorda, inoltre, che il trattamento di integrazione salariale è riconoscibile in tutti i casi in cui il datore di lavoro, su indicazione del responsabile della sicurezza dell’azienda, disponga la sospensione/riduzione delle attività in quanto sussistono rischi o pericoli per la sicurezza e la salute dei lavoratori, purché le cause che hanno determinato detta sospensione/riduzione non siano imputabili al medesimo datore di lavoro o ai lavoratori.

Conseguentemente, anche nel caso in cui le sospensioni/riduzioni siano disposte dal datore di lavoro su indicazione del responsabile della sicurezza per cause riconducibili alle temperature eccessive rilevate sul luogo di lavoro, è possibile valutare positivamente la richiesta di ricorso al trattamento di integrazione salariale.

Si ricorda, infine, che, a seguito del riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro operato dalla legge 31 dicembre 2021, n. 234, il ricorso all’ammortizzatore sociale per “eventi meteo” è ammesso anche con riferimento ai datori di lavoro tutelati dal Fondo di integrazione salariale (FIS) e dei Fondi di solidarietà bilaterali ex articoli 26 e 40 del D.lgs. n. 148/2015. Va, tuttavia, evidenziato che, ai fini della positiva valutazione della richiesta di accesso al trattamento per le motivazioni richiamate, occorre tenere conto sia della tipologia di attività lavorativa espletata sia delle modalità di svolgimento della stessa.

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Da Anci e Anie una guida per la videosorveglianza

Huffington Post: Da Anci e Anie una guida per la videosorveglianza

di Maria Cristina Urbano

È evidente come determinate tecnologie, per la loro complessità e la connessa necessità di formazione continua del personale, non possano essere alla portata di tutte le amministrazioni comunali, né gestite da queste ultime in totale autonomia.

Analisi obiettiva del rischio, progettazione coerente con il livello di rischio individuato, scelta delle tecnologie più adeguate, assistenza nell’installazione delle infrastrutture, gestione dei sistemi di videosorveglianza, aggiornamento dei sistemi e integrazione tra tecnologia, personale armato e non armato, attenzione ai delicati equilibri fra utilizzo delle tecnologie e rispetto della normativa privacy a tutela del cittadino. Anci e Anie-Sicurezza, federazione di Confindustria alla quale Assiv aderisce, hanno stipulato negli scorsi mesi un accordo di collaborazione che ha avuto come primo esito la redazione di una “Guida per la videosorveglianza del territorio e degli ambienti pubblici”.

Il primo passo per l’implementazione del protocollo è stato presentato in un webinar lo scorso 13 luglio dal titolo “Nuovi paradigmi, fra integrazione tecnologica e convergenza con il fattore umano”, che ha permesso ai vertici delle due associazioni di evidenziare come i 7.901 comuni italiani possano beneficiare dell’expertise degli Istituti di vigilanza privata, che rappresentano ormai un fiore all’occhiello nel comparto della sicurezza italiana, in termini di capacità organizzativa, professionalità degli operatori e tecnologie adottate.

Videosorveglianza avanzata, analisi predittiva del rischio, sensori multiparametrici sono tutte soluzioni che consentono una buona prevenzione e una maggiore tempestività d’intervento nel caso in cui ciò sia necessario. Per non parlare di una importante evoluzione della videosorveglianza, ovvero la videoanalisi, un servizio di sicurezza ipertecnologico che sfrutta le più recenti applicazioni dell’intelligenza artificiale per analizzare le immagini provenienti dalle telecamere di videosorveglianza ed è in grado di rilevare con un elevato grado di efficacia eventi sospetti o comportamenti anomali, a fini di prevenzione prima ancora che di repressione. È evidente come determinate tecnologie, per la loro complessità e la connessa necessità di formazione continua del personale, non possano essere alla portata di tutte le amministrazioni comunali, né gestite da queste ultime in totale autonomia. È per fornire risposta concreta a tali difficoltà che ha preso forma l’accordo tra ANCI e ANIE-Sicurezza.

L’esigenza di avere un supporto in tutti gli step per installare impianti di videosorveglianza è d’altronde particolarmente sentita dai comuni, che in meno di 10 anni hanno visto crescere del 120% la presenza di impianti di videosorveglianza passando da 66 impianti ogni 100 mila abitanti del 2014 ai 145 del 2022 (Fonte dati: Rapporto Nazionale sull’attività della Polizia Locale 2022).

Un trend questo che spinge anche il fatturato aggregato del comparto Sicurezza e Automazione edifici che, per quanto riguarda la videosorveglianza, nel 2022 è cresciuto del 16,1% rispetto al 2021 (Fonte dati: ANIE SICUREZZA).

È questa la strada da seguire, quella di una stretta partnership tra pubblico e privato, che proprio in ambiti così importanti per la vita delle nostre comunità si dimostra efficace nel “rafforzare progetti di sicurezza urbana e controllo e monitoraggio del territorio nel rispetto del quadro normativo vigente”.

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Ad Asti l’impegno della prefettura per intensificare la sicurezza dei cittadini

Interventi e misure adottati in sede di comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica

Si è tenuta questa mattina nella prefettura di Asti la riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduta dal prefetto Claudio Ventrice, per l’individuazione di misure e interventi finalizzati a migliorare ed intensificare la sicurezza urbana.

Sono stati sottoscritti due protocolli di legalità sul controllo di vicinato. Il primo, con il sindaco del comune di Cortanze, in aggiunto agli altri 33 comuni dell’astigiano, per valorizzare la collaborazione tra cittadini e Forze di Polizia, in un’ottica di sicurezza integrata e partecipata. Il secondo, con il sindaco di Asti, per integrare il precedente protocollo e istituire, in forma di appendice, l’elenco dei Gruppi di controllo del vicinato del comune capoluogo.

È stato poi approvato il nuovo progetto presentato dal comune di Asti per l’accesso ai contributi previsti dal Fondo Unico Giustizia per finanziare iniziative di prevenzione e contrasto delle truffe nei confronti di persone anziane. Previste, tra le altre, la prosecuzione di campagne informative rivolte alla cittadinanza e di incontri di riflessione in collaborazione con associazioni di volontariato.

È stata, infine, condivisa la recente circolare del ministero dell’Interno sul “Rafforzamento delle misure a favore del circuito legale del divertimento” finalizzata ad imprimere un rinnovato impulso alle attività di controllo e vigilanza nel settore dell’intrattenimento pubblico.

Fonte: Ministero dell’Interno

Più sicurezza nei presidi sanitari: firmato un protocollo in prefettura a Parma

Più sicurezza nei presidi sanitari: firmato un protocollo in prefettura a Parma

Per prevenire e contrastare atti violenti nei confronti del personale sanitario

Prevenire e contrastare gli atti di violenza nei confronti del personale sanitario che presta servizio nei presidi dell’Azienda Ospedaliera Universitaria e l’Ausl di Parma. È questo l’obiettivo del protocollo sottoscritto questa mattina dal prefetto di Parma, Antonio Garufi, e dal direttore generale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria e Commissario straordinario azienda USL di Parma, Massimo Fabi.

Il protocollo, in linea con le specifiche direttive del ministro dell’Interno, risponde all’esigenza di prevenzione e maggior tutela degli operatori sanitari e dei pazienti all’interno delle strutture pubbliche, e rinsalda la collaborazione tra il sistema sanitario e le Forze dell’Ordine.

L’accordo prevede, in particolare, un potenziamento degli strumenti di videosorveglianza e vigilanza sui luoghi di lavoro e la formazione del personale sanitario in materia di prevenzione e gestione delle situazioni di conflitto.

Le Forze dell’ordine, oltre ad assicurare l’intervento immediato in caso di episodi violenti, interverranno a specifici incontri con gli operatori per promuovere, presso le strutture, la cultura della sicurezza.

L’intesa – ha osservato il prefetto Garufi – contribuisce a rafforzare «le condizioni indispensabili affinché il servizio sanitario pubblico possa svolgersi nel modo più efficiente e sereno a tutela della salute di tutti noi».

Fonte: Ministero dell’Interno