Home Blog Pagina 580

Inps, Ripresa versamenti contributivi: modalità e istruzioni contabili

Inps, Ripresa versamenti contributivi: modalità e istruzioni contabili

Con il messaggio 2 marzo 2021, n. 896 l’INPS illustra le modalità con cui è possibile effettuare i versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali, compresi quelli relativi alla quota a carico dei lavoratori, sospesi per l’emergenza epidemiologica Covid-19.

Si forniscono, per ciascuna gestione, le indicazioni per il versamento in unica soluzione entro il 16 marzo 2021 o mediante rateizzazione, fino a un massimo di quattro rate mensili di pari importo, senza applicazione di sanzioni e interessi, con il versamento della prima rata entro il 16 marzo. Le rate sospese dei piani di ammortamento già emessi, la cui scadenza ricade nei periodi oggetto di sospensione, dovranno essere versate, in unica soluzione, entro il 16 marzo 2021.

I versamenti devono essere effettuati tramite modello F24.

Nel messaggio sono riportate le istruzioni contabili per:

  • le aziende con dipendenti;
  • i liberi professionisti e i committenti tenuti al versamento dei contributi alla Gestione Separata;
  • le aziende con natura giuridica privata che inviano le denunce di manodopera agricola dei lavoratori iscritti alla sezione agricola del Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD);
  • i lavoratori agricoli autonomi;
  • le aziende con natura giuridica privata con dipendenti iscritti alla gestione pubblica.

Fonte: INPS

Centro Studi Confindustria: indagine rapida sulla produzione industriale

Graduale recupero dell’attività industriale: al rimbalzo di gennaio (+1.3) segue una crescita di febbraio (+0.7%). Prospettive condizionate dalla pandemia

La produzione industriale italiana ha continuato a crescere anche in febbraio (+0,7%) dopo il rimbalzo rilevato nel mese precedente (+1,3% congiunturale). È atteso un contributo positivo dell’industria alla dinamica del PIL nel primo trimestre, a fronte di un comparto terziario che risulta ancora indebolito dal persistere di limitazioni di attività in alcuni settori e negli spostamenti di persone, con pesanti conseguenze soprattutto lungo tutta la filiera turistica. La buona tenuta dell’industria è confermata anche dalle indagini congiunturali condotte da ISTAT (fiducia delle imprese manifatturiere) e IHS-Markit (PMI manifatturiero) che hanno rilevato, inoltre, anche un miglioramento delle aspettative.

Come sta andando la produzione industriale in Italia

Il CSC rileva un incremento della produzione industriale dello 0,7% in febbraio su gennaio, quando si è avuto un aumento dell’1,3% rispetto a dicembre. Nel primo trimestre 2021 la variazione congiunturale acquisita della produzione industriale è di +1,1%, dopo il -0,8% rilevato dall’Istat nel quarto. La produzione, al netto del diverso numero di giornate lavorative, resta stabile in febbraio rispetto allo stesso mese del 2020; in gennaio è diminuita del 2,3% sui dodici mesi. Gli ordini in volume aumentano in febbraio dello 0,4% su gennaio (-0,5% su febbraio 2020), quando sono cresciuti dello 0,8% sul mese precedente (+0,5% annuo).

Nei primi due mesi del 2021 l’industria italiana conferma la sua resilienza, in un contesto di crisi pandemica che nelle ultime settimane ha mostrato segnali di reviviscenza. La tenuta dell’industria, il cui peso diretto sul valore aggiunto nazionale è di circa il 19% (al netto delle costruzioni), si scontra con un settore terziario che vale oltre il 70% del PIL e che risulta ancora fortemente penalizzato dalle necessarie misure di contenimento introdotte dal Governo per limitare i contagi da Covid-19. Le più recenti statistiche (ISTAT e IHS-Markit) confermano la netta divaricazione (che si va ampliando) tra queste due componenti del sistema economico e ciò rende probabile, in termini di PIL, il persistere di una situazione di estrema debolezza nel primo trimestre di quest’anno, dopo il -2,0% congiunturale nel quarto 2020.

Le indagini qualitative corroborano l’ipotesi di un miglioramento del contesto nell’industria, come da noi rilevato. Secondo l’ISTAT, la fiducia delle imprese manifatturiere in febbraio è tornata sopra i livelli di un anno prima, quando si era all’inizio dell’emergenza sanitaria: l’indice è salito a 99,0 contro 98,1 di febbraio 2020. Il recupero della fiducia, dopo la temporanea battuta d’arresto di gennaio, è spiegato da giudizi migliori su produzione e ordini, a fronte di un più basso livello di scorte (che erano state accumulate in gennaio). Questi dati indicano che la domanda è cresciuta a un ritmo superiore rispetto a quello atteso, per cui si è avuto un decumulo delle giacenze di prodotti finiti. La componente estera, in particolare quella di beni strumentali, è il driver principale, secondo gli imprenditori. Anche l’indagine IHS-Markit, condotta presso i direttori degli acquisti, mostra in febbraio analoghi risultati: il PMI manifatturiero è salito a 56,9 sui livelli di gennaio 2018; gli indici relativi a produzione e ordini sono ulteriormente migliorati, portandosi sui valori di tre anni fa. Secondo gli intervistati, la migliore gestione della crisi sanitaria (con interventi mirati a livello settoriale e territoriale) e l’allentamento delle misure di contenimento in Italia e all’estero hanno sbloccato una domanda latente. Per farvi fronte, le imprese produttrici hanno aumentato il ritmo di acquisti di prodotti intermedi e materie prime; inoltre, dato il miglioramento delle attese e la pressione sulla capacità produttiva, anche l’occupazione ha mostrato segnali positivi (l’indice relativo è salito a 53,6, sui livelli di metà 2018). È necessario, tuttavia, evitare facili ottimismi. Su uno scenario che, ad oggi, nell’industria appare in deciso miglioramento rispetto alla fine del 2020, si proietta infatti l’incertezza legata ai rischi di una terza ondata di diffusione del virus, della quale vi sono i primi segnali nelle statistiche sanitarie. È cruciale, quindi, accelerare la vaccinazione della popolazione e intervenire in maniera non generalizzata per ridurre la curva dei contagi ed evitare, così, di interrompere sul nascere i primi spiragli di una ripresa che è ancora debole e lontana dal consolidarsi.

Tabella e grafico produzione industriale in Italia - Indagine rapida CSC febbraio 2021

Centro Studi Confindustria

Inail: tutela assicurativa anche per chi non si vaccina

Inail: tutela assicurativa anche per chi non si vaccina

L’INAIL, rispondendo ad un quesito posto dall’Ospedale Policlinico San Martino di Genova dove si chiede se e quali provvedimenti debbano essere adottati riguardo al personale infermieristico che non abbia aderito al piano vaccinale anti-Covid-19, considerato che, pur in assenza di una specifica norma di legge che stabilisca l’obbligatorietà della vaccinazione, la mancata adesione al piano vaccinale nazionale potrebbe comportare da un lato responsabilità del datore di lavoro in materia di
protezione dell’ambiente di lavoro (sia per quanto riguarda i lavoratori, che i pazienti) e dall’altro potrebbe esporre lo stesso personale infermieristico a richieste di risarcimento per danni civili, oltre che a responsabilità per violazione del codice deontologico, conferma la tutela assicurativa anche per chi non abbia aderito alla profilassi vaccinali.

Nel quesito si chiede in particolare se la malattia infortunio sia ammissibile o meno alla tutela Inail nel caso in cui il personale infermieristico (ma non solo), che non abbia aderito alla profilassi vaccinale, contragga il virus.

Sul punto l’Inail sottolinea che il rifiuto di vaccinarsi, configurandosi come esercizio della libertà di scelta del singolo individuo rispetto ad un trattamento sanitario, ancorché fortemente raccomandato dalle autorità, non può costituire una ulteriore condizione a cui subordinare la tutela assicurativa dell’infortunato.

Scarica la nota INAIL

Inail: le donne sono le più colpite dai contagi professionali da Covid-19

Inail: le donne sono le più colpite dai contagi professionali da Covid-19

La consueta analisi sull’andamento del fenomeno infortunistico e tecnopatico al femminile, condotta dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, indica che le lavoratrici sono le più colpite dai contagi professionali da Covid-19, con circa 70 contagi professionali ogni 100 al 31 gennaio 2021.

In controtendenza rispetto al complesso degli infortuni sul lavoro, tra i quali i casi femminili si fermano al 36%, le lavoratrici sono le più colpite dai contagi professionali da Covid-19, come emerge dai dati del nuovo Dossier donne dell’Inail, pubblicato a pochi giorni dalla Giornata internazionale dell’8 marzo. Su 147.875 denunce pervenute alla data del 31 gennaio del 2021, infatti, ben 102.942 sono femminili, ossia circa 70 contagi professionali ogni 100.

Diversa la situazione tra le vittime, donne nel 17,1% dei casi (con 79 decessi su 461), in linea con il dato degli infortuni mortali sul lavoro nel complesso, che registra il numero maggiore di decessi tra gli uomini, mentre le donne restano sotto la soglia del 10%.
 
L’età media tra le contagiate è di 46 anni. Secondo l’analisi condotta dalla Consulenza statistico attuariale dell’Inail, il 43,6% delle contagiate dal Covid-19 ha oltre 49 anni, il 38,1% ha tra i 35 e i 49 anni e il 18,3% è under 35. L’età media è di 46 anni e quella mediana di 48 anni, anche se ultimamente c’è una tendenza alla diminuzione. Più elevata, e pari a 56 anni, l’età media al decesso, con nessuna deceduta nella classe di età più giovane delle under 35, mentre il 19,0% delle vittime ha tra i 35 e i 49 anni e l’81,0% ha dai 50 anni in su. Gli infortuni si concentrano nelle regioni con il maggior numero di contagi nella popolazione. La Lombardia raccoglie, infatti, il 28,3% delle denunce femminili, seguita da Piemonte (15,4%), Veneto (11,1%) ed Emilia Romagna (8,5%). È sempre la Lombardia a registrare il maggior numero di vittime femminili, ben il 39,2%. A seguire Emilia Romagna (15,2%) e Piemonte (8,9%).
 
Le più colpite sono le infermiere. Con il 42,0% dei casi codificati, sono i tecnici della salute a far registrare il maggior numero di denunce da Covid-19. Tra le figure professionali più colpite ci sono le infermiere (81,1% dei casi della categoria) e le fisioterapiste (5,8%). Segue la categoria delle operatrici sociosanitarie, con il 22,4% dei casi, e, con l’8,9%, quella delle lavoratrici qualificate nei servizi personali e assimilati. Il 6,3% dei casi riguarda, invece, i medici e il 5,0% le lavoratrici non qualificate nei servizi di istruzione e sanitari.

Per quanto riguarda i decessi, la categoria più colpita è sempre quella dei tecnici della salute, con un caso ogni quattro denunce: il 70% sono infermiere. Seguono le operatrici socio-sanitarie con il 14,1% dei casi e le operatrici socio-assistenziali con il 12,8%.

Fonte INAIL

Scarica il dossier INAIL Donne 2021