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Mediterraneo, Sicurezza, Europa: il dialogo tra Italia e Francia passa anche dalla difesa

 

 

 

Europa Atlantica: Mediterraneo, Sicurezza, Europa: il dialogo tra Italia e Francia passa anche dalla difesa

Si è svolto a Roma l’incontro tra il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini e la sua collega francese Florence Parly. Molti i temi di attualità trattati.

Italia e Francia sono due paesi fondatori dell’Unione Europea e della NATO, oltre che due delle maggiori potenze industriali e militari europee. Entrambi guardano con interesse e attenzione il progetto della Difesa europea e lo sviluppo delle iniziative comuni in materia di sicurezza e difesa. Inoltre entrambi sono paesi proiettati verso il Mediterraneo, con rilevanti interessi sulla sponda Sud e in Africa.

L’Italia, anche nel quadro degli impegni delle proprie missioni internazionali, guarda con sempre maggiore attenzione non solo i paesi del Medio Oriente, del Golfo e dell’area del Corno d’Africa, dove il nostro impegno è consolidato da diversi anni a partire da Libano, Iraq, Afghanistan, Somalia e Oceano Indiano, ma sempre di più anche verso il Sahel e il Nord Africa, aree in cui il confronto con Parigi è strategico e decisivo.

Per questi motivi il dialogo tra i due paesi è molto importante. La partita in gioco, tra Mediterraneo, Africa ed Europa, soprattutto nel tempo della pandemia da Covid-19, è sempre più rilevante e i risultati saranno determinati per gli assetti strategici dei due paesi. Anche per evitare errori, come in passato, confrontarsi e dialogare, tra i due paesi europei alleati più prossimi e più impegnati nella delicata partita in atto nel “Mare Nostrum”, è per questo fondamentale. Ma lo è anche per quanto riguarda il rilancio del progetto e del percorso comune in Europa, per il superamento della crisi determinatasi con la Pandemia e la ricostruzione del dopo Covid e la condivisione di una prospettiva più forte sul piano politico per l’UE.

Terminato il lockdown, che tra i suoi effetti aveva determinato anche una sospensione degli incontri bilaterali e delle riunioni diplomatiche “in presenza”, appena rientrato da un’altra importante missione in Turchia, il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha incontrato a Roma, in una riunione bilaterale, la sua collega francese Florence Parly, recentemente confermata Ministro della Difesa nel nuovo esecutivo Castex.

Fin dall’apertura dei lavori dell’incontro da entrambi i ministri è stata espressa “Grande soddisfazione per lo stato delle eccellenti relazioni”. I contatti tra i due ministri sono infatti rimasti stabili e costanti per tutto il periodo dell’emergenza sanitaria, Italia e Francia sono stati tra i paesi più colpiti in Europa e insieme in questi mesi avevano condiviso l’impegno per rafforzare il profilo “solidale dell’Unione e costruire un massiccio intervento in sostegno dei paesi più colpiti dalla crisi. Non a caso, anche sul versante della Difesa, proprio Guerini e Parly erano stato tra i firmatari di una lettera congiunta, insieme ai colleghi di Germania e Spagna, che lo scorso 29 maggio è stata inviata in sede europea per richiamare l’UE al massimo impegno economico e politico e alla massima attenzione sul versante della difesa comune, anche nel dopo Covid.

Nell’incontro bilaterale ovviamente grande spazio è stato occupato dai temi che riguardano Mediterraneo e Libia. La necessità del contrasto al traffico di armi verso il paese nordafricano e il richiamo alle decisioni e alle posizioni assunte a Berlino per la soluzione del conflitto e la risoluzione pacifica della crisi sono state riaffermate nel confronto, in cui non poteva non essere affrontato anche il tema dell’importanza della missione Irini (di cui i due ministri hanno anche visitato il comando a Roma). Ma la necessità del dialogo e della cooperazione in sede internazionale sono state ribadite anche in riferimento alla discussione che ha interessato l’area del Mediterraneo orientale, zona dove sono concentrati notevoli interessi strategici di entrambi i paesi e su cui, da mesi, sono in atto tensioni tra diversi attori.

Oltre al Mediterraneo, anche il tema della sicurezza nel Sahel è stato oggetto del confronto: un’ area fondamentale per la sicurezza europea, su cui l’Italia sta aumentando i propri sforzi anche nel quadro nelle missioni internazionali e che diventa sempre più rilevante sul piano strategico soprattutto nel contrasto al terrorismo. L’Italia è impegnata da alcuni anni infatti a rafforzare la sua posizione nella regione, che è una delle aree dell’Africa dove è più forte e strutturata anche la presenza e il ruolo di Parigi. La partecipazione italiana alle attività orientate al contrasto del terrorismo, per la sicurezza e la stabilità dei paesi della fascia sahelina, è importante anche ai fini della collaborazione con la Francia. In proiezione futura per l’Italia è assolutamente essenziale rivolgere già oggi attenzione e interesse verso Nord Africa e Sahel, viste anche le penetrazioni delle potenze straniere nella regione e visti i crescenti interessi presenti, ma anche per prevenire eventuali minacce alla sicurezza o nuove crisi umanitarie. Affinchè la nostra presenza nell’area possa essere rafforzata, è utile anche un costante dialogo tra Roma e Parigi.

Infine il tema della Difesa europea e della cooperazione in campo industriale. Temi strettamente legati, che vedono Italia e Francia come assoluti protagonisti nel percorso europeo a partire dalla PESCO e dai progetti finanziati dal Fondo Europeo di Difesa.  E non da ultimo per importanza, ovviamente, oltre alla difesa europea, anche la NATO, su cui è venuta la conferma del massimo impegno per il suo ruolo, e in generale per il rilancio delle relazioni transatlantiche.

Per l’Italia, come testimoniato negli ultimi mesi dall’impegno costante del ministro Guerini, il rilancio essenziale della dimensione atlantica può e deve passare anche da un rafforzamento del percorso comune sulla Difesa in Europa. Del resto in questi mesi, anche durante la crisi del Covid, grazie anche al lavoro svolto dal Ministro della Difesa, sfruttando gli ottimi canali di dialogo con il Pentagono e con i suoi colleghi europei, l’Italia ha mantenuto fermo il suo collocamento euro-atlantico. E indubbiamente proprio nel quadro della collocazione uro-atlantica del paese, il dialogo con la Francia è utile sia nell’ottica del rilancio del progetto europeo e di quello atlantico sul piano politico, che del rafforzamento della visione strategica di un’Europa sempre più presente e protagonista anche nel Mediterraneo.

Europa Atlantica

Banca d’Italia: pubblicato il bollettino economico (luglio 2020)

Banca d’Italia: pubblicato il bollettino economico (luglio 2020)

Gli effetti della pandemia continuano a pesare sull’economia globale

La contrazione degli scambi internazionali si è accentuata in aprile. Nelle ultime settimane sono emersi segnali di ripresa, ma restano significativi i rischi: da maggio l’epidemia si è intensificata in alcune economie emergenti e negli Stati Uniti. Le misure espansive hanno favorito un rientro delle tensioni sui mercati finanziari, che rimangono tuttavia sensibili alle notizie sulla diffusione del contagio.

 

Il Consiglio della BCE ha rafforzato lo stimolo monetario

 

Il Consiglio direttivo della BCE ha rafforzato l’orientamento espansivo della politica monetaria ampliando la dimensione e l’;orizzonte temporale del programma di acquisti mirato a contrastare gli effetti della pandemia, che proseguirà fino a quando non sarà superata la crisi.

 

In Italia sono emersi segnali di recupero in maggio, ma la ripresa è graduale

 

In Italia il calo del prodotto si sarebbe intensificato nel secondo trimestre, collocandosi in base alle informazioni attualmente disponibili attorno al 10 per cento. La stima rispecchia l’andamento sfavorevole nel mese di aprile; gli indicatori congiunturali segnalano che in maggio si è avviata una ripresa dell’attività.

 

Aumenta l’erogazione di prestiti alle imprese

 

Le misure adottate dalla BCE e dal Governo hanno sostenuto il credito alle imprese. In Italia la crescita dei prestiti alle società non finanziarie in maggio ha raggiunto l’11,5 per cento (in ragione d’anno sui tre mesi). L’espansione del credito si è estesa alle imprese familiari con la progressiva riduzione dei ritardi nell’implementazione delle misure adottate dal Governo.

 

L’attività economica dovrebbe tornare a crescere nella seconda metà dell’anno

 

In questo Bollettino si aggiornano le analisi di scenario per l’economia italiana. In uno scenario di base, nell’ipotesi che la pandemia rimanga sotto controllo, il PIL si contrarrebbe del 9,5 per cento nella media di quest’anno e recupererebbe in maniera graduale nel prossimo biennio (4,8 per cento nel 2021 e 2,4 nel 2022). Sviluppi più negativi potrebbero manifestarsi se emergessero nuovi rilevanti focolai epidemici a livello nazionale o globale.

 

Le iniziative europee potrebbero favorire la crescita

 

Un miglioramento delle prospettive di crescita potrebbe derivare dal rafforzamento delle politiche espansive attualmente in esame. L’approvazione e l’utilizzo efficace degli strumenti in discussione per l’Unione europea può incidere direttamente sulla domanda, sulla capacità produttiva e sulla fiducia di famiglie e imprese. L’ammontare di risorse di cui sarà possibile beneficiare e il conseguente stimolo alla crescita dipenderanno dalla capacità di proporre e mettere in atto progetti di investimento validi.

 

Fonte: Banca d’Italia

 

 

Contrasto al Covid 19: è condotta antisindacale violare i protocolli stipulati in materia di salute e sicurezza 

Contrasto al Covid 19: è condotta antisindacale violare i protocolli stipulati in materia di salute e sicurezza

 

E’ antisindacale la condotta che esclude dal Comitato per l’applicazione e la verifica delle regole di Protocollo (art. 13 del Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19) la presenza di una componente sindacale e/o rappresentanza per la sicurezza.

E’ quanto ha sancito il Tribunale di Treviso in una sentenza di Luglio, che ha riconosciuto il carattere vincolante del Protocollo di cui al DPCM 11 marzo 2020, con il preciso obiettivo di perseguire l’efficacia della tutela, attraverso la costituzione di Comitati ad hoc (art. 13 Protocollo condiviso). Per il Tribunale  è necessaria la presenza dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, ma anche di quella sindacale.

La circostanza riguardava una società di pulizia, che, subentrata in un appalto per la pulizia, sanificazione e smaltimento dei rifiuti di un ospedale, riteneva non vincolante l’accordo sindacale stipulato con la precedente affidataria del servizio, che prevedeva la presenza dei rappresentanti  dei lavoratori al fine di garantire la “sicurezza nei cantieri”, negando anche la cogenza del Protocollo condiviso del 14 marzo 2020. Infatti per l’azienda era sufficiente la costituzione di un unico comitato a livello centrale.

Fonte: Bollettino Adapt

 

Scarica l’articolo di Marco Lai e la sentenza

 

Covid-19, nella nuova nota Inail l’impatto della pandemia su trend infortunistico e mercato del lavoro

Covid-19, nella nuova nota Inail l’impatto della pandemia su trend infortunistico e mercato del lavoro

Nell’istantanea scattata dal mensile curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, il punto della situazione sull’emergenza da nuovo Coronavirus e sulle sue ripercussioni senza precedenti a livello economico e sanitario

Dal ruolo svolto dall’Istituto nella gestione dell’emergenza alle diverse tipologie di maschere e mascherine per il contenimento dei contagi, il nuovo numero del periodico statistico Dati Inail è interamente dedicato alla pandemia da Covid-19 e alle sue ricadute su economia, mercato del lavoro e andamento infortunistico. Dalla fotografia scattata dalla Consulenza statistico attuariale emerge, in particolare, che il totale degli infortuni sul lavoro denunciati all’Inail tra l’inizio dell’anno e il 15 giugno, data dell’ultima rilevazione sui contagi da nuovo Coronavirus di origine professionale, ha presentato, rispetto allo stesso periodo del 2019, una flessione pari a circa il 25%.

L’effetto lockdown sulla riduzione delle denunce di infortunio. A influenzare il trend sono i cali registrati tra marzo e maggio, con una riduzione di circa 60mila infortuni denunciati rispetto allo stesso trimestre del 2019 (-35,4%), causata soprattutto della sospensione su tutto il territorio nazionale di ogni attività produttiva considerata non necessaria. Lo stop a molte attività in settori importanti per la nostra economia, infatti, ha determinato l’assenza di un elevato numero di lavoratori sul posto di lavoro e sulle strade, con conseguente diminuzione del rischio di infortunio. Al netto delle denunce di infezione sul lavoro da Covid-19, la riduzione degli infortuni tra gennaio e il 15 giugno sarebbe stata pari a circa il 40%, misura che ad oggi rappresenta una stima dell’effetto lockdown.

Nel primo trimestre il Pil in calo del 4,7%. Il blocco delle attività ha penalizzato in misura maggiore le micro (3-9 addetti) e piccole (10-49 addetti) imprese, che da sole hanno rappresentato più del 70% del totale delle chiusure, creando un’incertezza senza precedenti che ha avuto effetti immediati anche sulla produzione. Secondo i dati Istat di contabilità nazionale, infatti, nel primo trimestre dell’anno il Pil ha registrato una contrazione del 4,7%. Da una rilevazione condotta dall’Istituto di statistica, che ha interessato un campione di circa 90mila imprese appartenenti ai settori dell’industria, del commercio e dei servizi, che producono quasi il 90% del valore aggiunto nazionale, è emerso che nella fase di lockdown il 45% delle aziende ha interrotto la propria attività senza riprenderla prima del 4 maggio. Oltre il 70% delle imprese intervistate in questo studio ha dichiarato una riduzione del fatturato nel bimestre marzo-aprile 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019.

Al 15 giugno denunciati 49mila contagi e 236 decessi. Tra aprile e giugno l’Inail ha diffuso i primi cinque Report dedicati al fenomeno delle infezioni sul lavoro da Covid-19, con aggiornamento dei dati rispettivamente al 21 aprile, al 4 maggio, al 15 maggio, al 31 maggio e al 15 giugno. Al 21 aprile sono stati rilevati 28 mila contagi (di cui 98 con esito mortale), alla data del 4 maggio i contagi denunciati sono risultati essere 37mila (129), salendo poi a 43mila (171) alla rilevazione del 15 maggio, a 47mila (208) al 31 maggio e a 49mila (236) al 15 giugno. Oltre la metà (26.025 casi, pari al 53,1%) delle 49.021 denunce presentate all’Istituto, riguarda contagi sul lavoro avvenuti nel mese di marzo, il 36,8% (18.054) in aprile, il 7,6% (3.730) in maggio, lo 0,8% (410) nei primi 15 giorni di giugno e il restante 1,6% nel mese di febbraio. Per le denunce con esito mortale, dei 236 decessi registrati al 15 giugno, 89 (pari al 37,7%) sono riferibili a lavoratori deceduti a causa del contagio nel mese di marzo, 136 (57,6%) in aprile, 10 (4,2%) in maggio, mentre solo un caso ricade nei primi 15 giorni di giugno. 

Tre casi su quattro riguardano gli operatori sanitari. Prendendo in considerazione le professioni svolte dai lavoratori contagiati, codificate secondo la classificazione Istat-CP2011, tre denunce su quattro hanno riguardato operatori sanitari: il 40,9% tecnici della salute (prevalentemente infermieri), il 21,3% operatori sociosanitari del “personale qualificato nei servizi sanitari e sociali”, il 10,7% medici (internisti, cardiologi e anestesisti-rianimatori più di altri) e quasi il 5% ausiliari ospedalieri, inservienti in case di riposo, barellieri del “personale non qualificato nei servizi di istruzione e sanitari”. A questi operatori sanitari si aggiunge la quota significativa di denunce (8,5%) degli operatori socio-assistenziali, operanti normalmente in strutture sanitarie e di assistenza. Tra le 236 denunce di contagio con esito mortale l’incidenza del personale sanitario e socio-assistenziale è pari invece al 40%. Come per gli infortuni in complesso, i più colpiti sono i tecnici della salute (per lo più infermieri), con il 12,8% dei casi codificati, e i medici, con il 9,9%, cui seguono gli operatori socio-sanitari (7,8%), gli operatori socio-assistenziali e gli specialisti nelle scienze della vita (tossicologi e farmacologi), con il 4,2% per entrambe le categorie, mentre il personale non qualificato nei servizi sanitari (ausiliari, portantini, barellieri) pesa per il 3,5%.

Milano e Bergamo le province più colpite. A livello territoriale, le province più colpite risultano essere quelle di Milano, per gli infortuni in complesso, e di Bergamo, per i decessi. Con 5.316 denunce, infatti, la provincia di Milano ha registrato il 10,8% di tutte le denunce di contagio sul lavoro da Covid-19 presentate all’Inail al 15 giugno, mentre i 30 casi mortali della provincia di Bergamo corrispondono al 12,7% del totale dei decessi. La Lombardia, con quattro province tra le prime cinque per numero di infezioni di origine professionale – oltre a Milano, Brescia (2.719 casi), Bergamo (2.351) e Cremona (1.368) – conferma il suo primato negativo tra le regioni, con il 36% delle denunce complessive e il 43,2% dei casi mortali. Un terzo dei decessi, inoltre, riguarda le stesse quattro province. Quella di Bergamo, infatti, è seguita da Milano (22 casi), Brescia e Cremona (14 per entrambe).

I giovani più esposti alle conseguenze economiche del virus. Se dal punto di vista sanitario sono le fasce di età più elevate dei lavoratori a essere maggiormente vulnerabili al virus – l’età media dei contagiati è di 47 anni e sale a 59 per i decessi – i giovani sono più esposti alle conseguenze economiche della pandemia, partendo dall’interruzione dell’istruzione e della formazione, passando per la perdita dell’occupazione e del reddito, per arrivare alle maggiori difficoltà che potranno incontrare nel prossimo futuro per trovare un impiego. Nel momento in cui è iniziata la crisi, i giovani lavoratori impiegati a livello globale nei settori più colpiti erano 178 milioni, pari a oltre il 40% di quelli occupati nel mondo. Secondo un recente sondaggio globale sui lavori formali per i giovani dell’Organizzazione internazionale del lavoro, oltre un intervistato su sei ha smesso di lavorare dall’inizio della crisi e, tra quelli che sono rimasti in servizio, l’orario di lavoro è diminuito del 23%.

Fonte: INAIL