Assiv: la Sicurezza Privata che insieme possiamo costruire

ASSIV, nel mese di luglio, ha proceduto al rinnovo delle proprie cariche associative, appuntamento fisiologico per l’Associazione, che tuttavia è venuto a coincidere con un frangente storico per il nostro Paese, che di consueto ha davvero poco. La conferma alla presidenza di Assiv per un nuovo mandato triennale, se da un lato rappresenta da parte degli associati un attestato di stima nei miei confronti, che accolgo con riconoscenza e gratitudine, dall’altro mi investe di responsabilità ancora maggiori, imponendomi un ulteriore cambio di passo rispetto i molti risultati pure già conseguiti nel triennio appena conclusosi. Il sostegno riconosciuto agli organi associativi e alla sottoscritta, testimonia la volontà di perseguire con maggiore tenacia e determinazione il percorso intrapreso e, nel far ciò, è mia ferma intenzione garantire il più ampio coinvolgimento possibile nella formulazione delle scelte strategiche dell’Associazione.

Provo, quindi, a delineare sinteticamente le direttrici del lavoro che ci aspetta, partendo dalla valorizzazione di quanto di buono è stato sin qui fatto ed analizzando le criticità nel frattempo emerse e gli errori tattici da non ripetere. 

Andiamo con ordine. A livello istituzionale Assiv si è posta quale imprescindibile interlocutore per le tematiche connesse alla sicurezza, certamente nei confronti del Governo ma anche, ed in misura sempre più efficace, con il Parlamento e tutte le componenti politiche che lo compongono, riuscendo a vincere barriere ideologiche e culturali nei confronti della Sicurezza Privata, che in passato hanno impedito un confronto aperto nel merito delle questioni. È un risultato fondamentale, propedeutico a futuri fecondi sviluppi anche normativi per il settore, che è stato possibile conseguire grazie alla scelta da parte dell’Associazione di sostenere istanze solide, ben argomentate, capaci di rispondere al contempo ai bisogni delle nostre imprese e all’interesse dello Stato nelle sue articolazioni e della collettività nazionale nel suo complesso.

Tuttavia, mentre alla Camera e al Senato ci viene riconosciuto l’impegno a sostenere istanze virtuose, finalizzate ad innalzare il livello professionale e di immagine del comparto, al Ministero dell’Interno qualcosa non ha funzionato. Tanto è vero che a fronte della nostra pressante, e certamente fondata, richiesta per l’apertura di un effettivo e costante canale di comunicazione con l’Amministrazione controllante, riscontriamo con sconforto che tale canale ha ormai da anni caratteristiche di unilateralità, che si estrinsecano in direttive e circolari che impattano fortemente sul settore della Vigilanza Privata, senza la minima preventiva concertazione nel merito delle misure adottate. Concertazione, è bene ribadirlo, il cui scopo ultimo è quello di fornire all’Amministrazione le informazioni e gli elementi concreti necessari a definire tali misure, la cui adozione spetta certamente in ultima istanza al Ministero, misure che siano però capaci di rispondere in maniera efficace alle esigenze per le quali vengono adottate. Tale modus operandi, ingiustificato ed ingiustificabile da parte di una amministrazione pubblica moderna e consapevole della centralità che la partnership tra pubblico e privato è venuta assumendo per il conseguimento del pubblico interesse, ha trovato molteplici negative espressioni in azioni e omissioni: tra queste ultime spicca la mancata piena attuazione del quadro normativo che, a partire dal 2008, regola il comparto; nonché la mancata adozione di misure indispensabili per garantire tipologie di servizi assai delicate (è di attualità la mancata definizione, dopo anni, del percorso formativo necessario ad espletare la vigilanza armata in funzione anti pirateria, oramai privo anche della proroga ripetutamente estesa nel tempo per mezzo dei decreti “mille-proroghe”). Letargia che contrasta con la fretta con la quale il Ministero si è inopinatamente mosso per prendere posizione sul tema della GPG come lavoratore autonomo, dimostrando di non cogliere affatto la portata destabilizzante che questo ha sul comparto e sull’intero sistema sicurezza-Paese.

D’altro canto, l’ineluttabilità della partnership pubblico-privato per garantire livelli di sicurezza pubblica sempre più elevati trova riscontro, ad esempio, nella richiesta, da parte del Ministero, di rinnovare protocolli quali “mille occhi sulla città”, per i quali sarebbe errata l’interpretazione del settore privato come meramente servente rispetto il pubblico, essendo invece più produttivo mettere in risalto il ruolo sussidiario e complementare del primo nei confronti del secondo. Tale modalità di collaborazione, che, è bene ricordare, comporta anche oneri in capo agli istituti di Vigilanza Privata, trova il suo vero elemento qualificante nella sinergia che può attivare tra Forze dell’Ordine e Vigilanza Privata.

Assiv si è peraltro distinta, nel panorama della rappresentanza di comparto, per il ruolo svolto nell’assicurare un confronto costruttivo tra le parti ogni volta che ciò è stato possibile, con un approccio sempre propositivo, mai ricorrendo a toni poco consoni al ruolo istituzionale che è chiamata ad assolvere. Siamo pertanto convinti che la forza delle nostre idee costringerà il Viminale al pieno riconoscimento reciproco, nel rispetto dei ruoli, primo passo verso un possibile e auspicato salto di qualità nel sistema sicurezza-Paese. Ecco allora delineato un primo obiettivo per il nuovo mandato: l’apertura di un canale di comunicazione costante con il Ministero dell’Interno, nella speranza che possa diventare un vero e proprio osservatorio, dedicato ad affrontare e risolvere ogni criticità che affligga il comparto.

Tornando per un attimo al lavoro di confronto avviato con il Parlamento, le proposte di legge sull’impiego delle guardie giurate all’estero presentate negli scorsi mesi su nostra istanza, fatte proprie dalle forze di maggioranza e di opposizione, sono state incardinate e calendarizzate in Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati, e gli incontri che ho avuto in questi giorni mi fanno pensare che a breve riprenderanno il loro iter di approvazione. Ecco quindi un secondo obiettivo: sostenere la rapida approvazione della proposta di legge sull’impiego delle GPG all’estero. Ciò consentirebbe di aprire alle nostre aziende e al nostro personale più qualificato un importante mercato, garantendo al contempo la protezione degli assets italiani all’estero e al sistema-Paese importanti vantaggi economici e strategici.

È mia intenzione, d’altra parte, tornare ad affrontare il tema della close protection, tema sul quale le istituzioni restano fredde ma che, ne sono convinta, potrà essere oggetto di nuove riflessioni. Le oggettive condizioni di mercato e la carenza di risorse umane e finanziare da parte delle istituzioni pubbliche, impongono di riconsiderare la materia senza pre-giudizi, guardando anche alle soluzioni in proposito adottate dai nostri principali partners europei. Un comparto come il nostro, al quale vengono richiesti livelli di qualificazione e di professionalità sempre crescenti, chiamato già ad operare in molteplici contesti dove (nella sostanza se non anche nella forma) si tutela l’incolumità delle persone, può e deve essere messo nelle condizioni di esplicare al massimo le proprie potenzialità, contrastando in tal modo anche fenomeni di illegalità e provvisorietà, che hanno potuto proliferare in un quadro normativo che, sulla specifica questione, non è più in grado di rispondere alla realtà della nostra società e della nostra economia. Sul punto abbiamo intenzione di avviare un dialogo con le istituzioni europee e con i comparti della sicurezza privata negli altri Stati dell’Unione Europea. Ecco quindi un ulteriore ambizioso obiettivo: avviare un dibattito politico sulla close protection, nonché una interlocuzione sul tema della sicurezza privata con Bruxelles.

Consapevoli del ruolo propulsivo sinora assolto, non vogliamo nasconderci le criticità sul tavolo. Tra queste, riveste particolare importanza il rapporto con le donne e gli uomini chiamati ad assolvere quotidianamente i delicati servizi a noi affidati. Scaduto ormai da anni, da tempo stiamo cercando di rinnovare il CCNL di settore, tuttavia, quando sembrava che fossimo ad un passo dalla firma con le organizzazioni sindacali, è intervenuta la tragedia del Coronavirus ad interrompere la trattativa e a rimettere in discussione molti degli assunti alla base del possibile accordo. Il nuovo contesto economico, i cui contorni di breve e medio periodo restano tuttora indecifrabili, conseguenza di eventi la cui evoluzione è impossibile predire, costringono le organizzazioni datoriali a valutare, oggi, con estrema cautela ogni accordo che comporti maggiori costi, quando la sopravvivenza di un settore come il nostro, che resta labour intensive, può dipendere dal garantire una certa elasticità nella gestione dei costi, in primo luogo dall’esigenza adesso imprescindibile di maggiore flessibilità del lavoro. In proposito i sindacati sono chiamati a comprendere che, essendosi modificati in brevissimo tempo molti dei presupposti della precedente trattativa, non può prescindersi dal ridefinirne l’intelaiatura di fondo. Il punto di caduta cui tutte le parti dovranno tendere è di favorire la valorizzazione delle importanti professionalità impiegate dalle nostre imprese, pur garantendo un meccanismo che consenta a queste ultime di affrontare l’ignoto che ci attende. Questo mutato scenario non deve però interrompere il confronto tra le parti, che nel frattempo avranno il modo di seguire l’evolversi del panorama economico e sociale dell’Italia, che speriamo si faccia più intellegibile. Detto questo, non voglio però esimermi dalle mie responsabilità e l’obiettivo rimane quello di siglare un nuovo CCNL di settore.

Queste le direttrici lungo le quali svilupperemo la nostra azione, puntellate come di consueto dalla redazione di studi, dossiers, analisi dei dati, incontri, dibattiti. Non è la sede opportuna per fornire un approfondimento di ciascun aspetto, ma vale ricordare come ogni attività si intersechi con tutte o molte delle altre e proceda verso gli stessi obiettivi: la promozione e qualificazione del nostro settore, l’apertura di nuovi mercati per gli istituti di vigilanza, l’implementazione della sicurezza del nostro Paese.

In sintonia con tali obiettivi, il ruolo di Assiv all’interno di Confindustria ed in particolare nella Federazione ANIE, con ANIE-Sicurezza. Il livello di autorevolezza raggiunto ha consentito di contribuire, per le parti di interesse, alla redazione dei dossiers di indirizzo che sono destinati ad essere divulgati e portati all’attenzione dei vari stakeholders. L’interscambio di comunicazioni con ANIE ha raggiunto un buon livello di efficacia e la fiducia reciproca tra i vertici delle due associazioni agevolerà certamente anche il futuro lavoro insieme. Auspichiamo, ed Assiv farà la sua parte, un ruolo sempre più incisivo di ANIE all’interno della Confederazione di viale dell’Astronomia.

Nei prossimi mesi, peraltro, presenteremo uno studio sull’applicazione del Codice dei Contratti Pubblici al settore della Sicurezza Privata, che si sta procedendo ad affinare alla luce delle novelle in deroga, inserite nel Decreto-legge Semplificazioni. Si tratta di un lavoro complesso, che si inserisce all’interno del dibattito in atto tra Confindustria ed il Governo sulla revisione del d.lgs. 50/2016: Assiv vuole dire la sua.

È stato inoltre avviato un rapporto di collaborazione con ANCI per immaginare nuove soluzioni sul tema della sicurezza urbana, che possano soddisfare le esigenze del settore pubblico (in particolare delle amministrazioni comunali, le più colpite dai tagli alle risorse di questi anni) e quello privato (gli IVP che, presenti capillarmente sul territorio, svolgono una funzione di presidio e tutela indiretti).

Infine, il completamento dei database dettagliati di tutti gli istituti di vigilanza operanti in Italia, divisi per aree, che costituiscono uno strumento oggettivo per interloquire efficacemente con la politica, per l’implementazione dei servizi e delle opportunità che Assiv offre ai suoi associati, per ottimizzare la comunicazione on-line e off-line, che supporta quanto di buono abbiamo fatto e faremo nei prossimi anni. E ancora, raccogliere e monitorare gli indici economici di settore, così da   favorire il più ampio e approfondito dibattito, con il coinvolgimento della politica, delle istituzioni, di esperti e di tutti gli stakeholders, per mezzo di workshops e convegni, sulle tematiche che caratterizzeranno la sicurezza privata del futuro, perché possa crescere la cultura della sicurezza nel nostro Paese.

Ecco, questa è la sicurezza privata che insieme possiamo costruire.

di Maria Cristina Urbano, Presidente Assiv

Articolo pubblicato su  S News   https://www.snewsonline.com/notizie/vigilanza_h24/assiv_la_sicurezza_privata_che_insieme_possiamo_costruire-7753