Trasporto pubblico, poca sicurezza e scarsa manutenzione

di Maria Cristina Urbano

Le motivazioni dello sciopero dello scorso 21 ottobre attengono profili di safety e di security, che riguardano, solo per citarne alcune, la scarsa manutenzione dei mezzi in circolazione nonché le continue aggressioni al personale dipendente. Cosa fare?

Lo sciopero dei trasporti indetto lo scorso 21 ottobre dai lavoratori del TPL privato nelle principali città italiane ci fornisce l’occasione di affrontare un tema particolarmente delicato alla base di parte del malessere sottostante lo sciopero stesso. Le motivazioni addotte attengono profili di safety e di security, che riguardano, solo per citarne alcune, la scarsa manutenzione dei mezzi in circolazione nonché le continue aggressioni al personale dipendente. Motivazioni simili, d’altronde, a quelle di altri scioperi indetti negli scorsi mesi anche ad opera dei lavoratori nel settore pubblico. PUBBLICITÀ

È evidente che per quanto riguarda il primo aspetto non ho, nel mio ruolo, voce in capitolo, non posso che esprimere una generica solidarietà e una forte preoccupazione personale come utente, mentre penso di poter esprimere con cognizione di causa una fondata opinione sulla seconda tematica, quella della security.

ATM a Milano ha denunciato 58 dipendenti aggrediti negli ultimi 9 mesi, ATAC a Roma ha parlato di 23 aggressioni nei primi quattro mesi e mezzo dell’anno; dati significativi ed allarmanti che accomunano le due principali città italiane, e che delineano un trend che interessa l’intero Paese. Cosa fare in una situazione del genere?PUBBLICITÀ

È fuor di dubbio che l’ottimo sarebbe poter aumentare il pattugliamento dei mezzi a opera delle forze dell’ordine o di personale decretato, le guardie particolari giurate per intenderci. Ma la scarsità di risorse economiche che oramai affligge strutturalmente le amministrazioni locali ha effetti fortemente negativi anche su questa tipologia di servizi (ci sarebbe molto da dire in proposito, considerato il rilievo anche costituzionale che assume il diritto alla sicurezza) e impone di trovare soluzioni alternative, anche di natura meno convenzionale. 

In proposito, per esempio, mi piace ricordare la mozione presentata in consiglio regionale toscano con l’obiettivo di rendere gratuito il trasporto pubblico per gli agenti di polizia locale e della vigilanza privata purché questi indossino l’uniforme d’ordinanza. L’effetto deterrenza che si sarebbe determinato grazie alla sola presenza di una divisa, questo l’auspicio dei presentatori dell’atto di indirizzo, avrebbe evidentemente sconsigliato ai male intenzionati o alla criminalità comune qualsivoglia azione delittuosa. Ebbene, la mozione (che per dovere di cronaca ricordiamo essere stata presentata da esponenti di Fratelli d’Italia e respinta dai partiti di maggioranza in Regione) non ha avuto seguito in quanto l’iniziativa avrebbe comportato la necessità di trovare risorse economiche necessarie a coprirne i costi, risorse che evidentemente la Regione non aveva. Eppure si sarebbe trattato di garantire un certo numero di biglietti gratis per i mezzi pubblici.

Se consideriamo l’elevata percentuale di passeggeri che trasgrediscono a tale obbligo, nei confronti dei quali non ci pare siano attuate serie politiche repressive oltre meri controlli a campione assolutamente inadeguati, la cosa lascia riflettere su quali siano le priorità. Nessuna ricetta facile per problemi complessi, purtroppo. E rimane il dubbio che la misura proposta in quella circostanza non abbia incontrato il sostegno della maggiornaza solo perchè frutto di una proposta dell’opposizione. Le parti avrebbero potuto ben essere invertite (anche se l’attenzione verso la sicurezza pubblica ci pare più alta in alcuni rispetto altri), non è questo il nocciolo della questione.

Ciò che rileva è che la politica non riesce, troppo spesso, a comprendere quanto necessario sia individuare soluzioni, anche innovative o sperimentali, che contribuiscano ad aumentare i livelli di sicurezza dei cittadini soprattutto in quei contesti più a rischio che spesso sono anche quelli meno attenzionati da media ed istituzioni. Speriamo non sia l’ennesima occasione sprecata. 

Leggi l’articolo sull’Huffington Post