In data 28 Giugno 2018, sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea, Consip, per conto del Ministero della Giustizia – Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria del Personale e dei Servizi – Direzione generale delle risorse materiale e delle tecnologie, ha indetto un bando di gara a livello nazionale per l’affidamento del servizio di Vigilanza armata presso i Tribunali,  suddiviso in 27 lotti. La suddetta gara prevede una forcella finalizzata a ridurre i concorrenti attraverso il meccanismo del sorteggio(in particolare facendo riferimento al primo numero estratto sulla ruota di Bari). Assiv ha immediatamente rilevato la totale inadeguatezza ed irrazionalità del suddetto sistema, che confligge con la necessaria scelta di  criteri di selezione basati su parametri di qualità dei fornitori ed efficacia delle prestazioni, mediante procedimenti valutativi di merito, e non meramente formali. Da anni la nostra Associazione lavora per far comprendere alle Istituzioni che servizi quali quelli di sicurezza presso i Tribunali  presentano profili di delicatezza e criticità tali da non poter  essere validamente affrontati se non tramite una seria valutazione dei rischi, differente per ogni sito, la stesura di accurati protocolli e procedure di erogazione, e la selezione dei fornitori basata su elevati standard di qualità, e quindi su requisiti di livello. E’ stato quindi con grande disappunto, nostro e di molti associati, che abbiamo appreso della pubblicazione  della procedura ristretta per la selezione per sorteggio dei partecipanti alla gara, e quindi,  in data 11 Luglio 2018, l’Associazione ha predisposto un’istanza di autotutela e contestuale istanza di parere precontenzioso ex art. 211, co. 1, C.D.A., a cui Consip dà oggi riscontro con la risposta che pubblichiamo. Inoltre, venerdì scorso, il quotidiano nazionale  Il Tempo ha dato ampio spazio alla vicenda, con  l’articolo “Sicurezza in tribunale? Un terno al lotto”, nel quale viene denunciata tale assurda procedura di selezione. Oggi Consip replica, come suo diritto, sintetizzando i motivi già espressi nella lettera di diniego per l’accoglimento in autotutela per l’ annullamento della procedura. Non possiamo che prendere atto della scelta fatta, ancora una volta basata su criteri di correttezza formale, che nulla hanno a che vedere con la reale volontà della Pubblica Amministrazione di conseguire dei risultati efficaci, nell’interesse della cosa pubblica e dei cittadini, salvo poi alzare la bacchetta quando le cose non funzionano o, peggio, si tramutano in tragedia.

Il Presidente

Maria Cristina Urbano