Vaccini Covid: non dimenticare i lavoratori della Vigilanza privata

Lettera del Presidente Urbano al direttore del Quotidiano Sanità

18 FEB – Gentile Direttore, lo scorso 11 febbraio il ministero dell’Interno ha diramato a tutti i prefetti una circolare con il seguente oggetto: “Piano nazionale di vaccinazione. Programma prioritario per le Forze Armate e le Forze di Polizia”.  In linea con quanto comunicato dal commissario straordinario Domenico Arcuri, la circolare ribadisce che le Forze Armate e le Forze di Polizia sono state “identificate tra i gruppi prioritari di vaccinazione dedicato ai cittadini non anziani (under 55) e non affetti da particolari forme di fragilità individuali”, alla stregua del personale operante negli altri servizi essenziali. La circolare è passata sottotraccia sui media, probabilmente perché in larga parte assuefatti al profluvio quotidiano di notizie riguardanti la pandemia e forse anche perché il tema della priorità nella vaccinazione delle Forze Armate veniva già da tempo dato per scontato.  
 
Se per un verso, caro direttore, condivido tale decisione, riconoscendo senza alcuna esitazione alle FF.AA. e alle FF.OO. il ruolo di servizio essenziale, non posso tuttavia non evidenziare come il ministero dell’Interno ha trattato il comparto che rappresento, quello degli Istituti di Vigilanza Privata, come se non sapesse qual è il nostro ruolo e quali sono le nostre funzioni. O meglio, inizio a temere che ai burocrati dell’Amministrazione dell’Interno sfuggano davvero la natura e le finalità del nostro operare!

Ne sarebbe dimostrazione, in primo luogo, il fatto che la circolare in questione non sia stata inviata al comparto con comunicazione formale da parte del gabinetto del ministro, nonostante il ruolo sussidiario e complementare a quello di Polizia di Stato e Carabinieri che la normativa ci affida; in secondo luogo, il ministero dovrebbe ben sapere che le guardie particolari giurate non solo sono incaricati di pubblico servizio ma, quando impegnate nella vigilanza di porti, aeroporti, stazioni ferroviarie a supporto delle forze pubbliche, sono equiparati nelle funzioni, anche se, ovviamente, non nello status, a questi ultimi.
 
E allora perché questa disparità di trattamento? Vorrei chiarire che non si tratta di ottenere un mero formale riconoscimento di status che, ribadisco, la norma già ci riconosce, siamo infatti incaricati di pubblico servizio, ma di garantire alle guardie giurate di poter svolgere in sicurezza il loro servizio.
 
Forse la ragione di una scelta non coerente con il quadro normativo, ed irrazionale sotto il profilo operativo, trova il suo fondamento nella stessa grave criticità che denunciamo da anni, ossia l’immotivato atteggiamento di pregiudizievole chiusura pervicacemente reiterato dall’ufficio preposto alle attività di indirizzo e controllo sulla vigilanza privata, con il quale da tempo si è chiuso (non per causa nostra) ogni canale di comunicazione.

Un atteggiamento ritorsivo che, oltre che essere privo di ragioni, dovrebbe essere estraneo all’agire della Pubblica Amministrazione, a maggior ragione quando in gioco c’è la sicurezza dei cittadini e delle imprese. Atteggiamento che, per di più, si sostanzia nel porre il comparto dinanzi scelte e decisioni già assunte, che spesso si rivelano palesemente errate nei presupposti e nelle soluzioni. Su tutte, il frettoloso riconoscimento della guardia particolare giurata quale lavoratore autonomo, ingenuamente accolta dal Ministero con l’intento di colpire il settore e che invece ha colpevolmente rischiato di innescare un processo di destabilizzazione  del comparto sicurezza che, fortunatamente, il Parlamento ha corretto in fretta e furia.

Cosa ci aspettiamo dunque, caro direttore, dal nuovo governo? Certamente un corretto ripristino dei canali di interlocuzione con il Viminale che consenta alle parti, PA e operatori economici, un dialogo costruttivo, pena la paralisi e forse il collasso del sistema.
Nella contingenza, invece, chiediamo l’inserimento degli operatori della sicurezza privata nella priorità vaccinale, al pari delle Forze Armate e delle Forze di Polizia. Si tratta di lavoratori che in questi mesi di emergenza pandemica hanno sempre garantito la sicurezza dei siti produttivi, dei centri di smistamento delle merci, degli esercizi commerciali di distribuzione dei beni di prima necessità, del trasporto del denaro a sportelli bancari e postali, dei siti sensibili quali stazioni ferroviarie e metropolitane, l’accesso ordinato e sicuro ai servizi sanitari, fra i quali i triage e i reparti COVID. E continueranno a farlo con disciplina, professionalità  e dedizione.
 
Ma non si può pretendere, oltre che nel compiere il loro dovere per garantire ai cittadini questi servizi essenziali, le guardie particolari giurate debbano rischiare la propria salute e quella dei loro cari. E non è eticamente accettabile che ad esporli ingiustamente a tale rischio sia proprio l’Amministrazione che per prima dovrebbe riconoscere il ruolo che questi lavoratori svolgono sul campo. A noi il senso del dovere non difetta. Ho il giustificato dubbio che non si possa dire lo stesso di altri.

Maria Cristina Urbano
Presidente Associazione italiana vigilanza e servizi fiduciari (Assiv)