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Panorama (1 ottobre 2025): “Agenti di vigilanza cercansi”

Il settimanale Panorama (edizione del 1° ottobre 2025) dedica un ampio approfondimento alla situazione del comparto della sicurezza privata in Italia. L’articolo, “Agenti di vigilanza cercansi”, mette in evidenza un fenomeno ormai evidente a tutti gli operatori: la crescente difficoltà delle imprese a reperire personale qualificato, in un contesto in cui la domanda di servizi di sicurezza è in costante aumento.

Tra le voci citate, anche quella di Angelo Merlo (Presidente dell’Istituto di Vigilanza Notturna Gallarate), storico associato ASSIV, che da tempo richiama l’attenzione sulle difficoltà del comparto nel trovare risorse adeguatamente formate e motivate. La sua testimonianza rappresenta un segnale importante della realtà quotidiana vissuta dalle imprese di vigilanza su tutto il territorio nazionale.

Come ricordato dalla Presidente di ASSIV, Maria Cristina Urbano, la carenza di personale si innesta su una serie di criticità strutturali che gravano sulle imprese:

  • un quadro normativo complesso e spesso rigido, che non favorisce l’innovazione e l’efficienza organizzativa;
  • la persistenza, ancora oggi, di stazioni appaltanti che bandiscono gare al massimo ribasso, penalizzando la qualità del servizio e la sostenibilità delle imprese;
  • la scarsa attrattività della professione, spesso percepita come poco riconosciuta a livello sociale, nonostante l’alto valore pubblico della funzione svolta.

In questo scenario, Maria Cristina Urbano sottolinea la necessità di rafforzare il dialogo con le istituzioni e di promuovere interventi mirati che possano sostenere il settore, valorizzando la professionalità degli operatori e riconoscendo il ruolo strategico delle guardie particolari giurate nella sicurezza complessiva del Paese.

ASSIV accoglie con favore che una testata nazionale come Panorama abbia dedicato spazio a questa tematica. La sicurezza privata non è soltanto un comparto occupazionale, ma una leva strategica per la sicurezza complessiva del Paese, a supporto delle istituzioni e a tutela dei cittadini.

ASSIV continuerà a farsi portavoce delle istanze delle imprese e degli operatori, promuovendo un riconoscimento pieno del ruolo delle guardie particolari giurate e di tutto il comparto della vigilanza privata.


Fonte: Panorama, 1 ottobre 2025, “Agenti di vigilanza cercansi”

Maria Cristina Urbano, “Il salario minimo legale ormai è morto e sepolto”, HuffPost Italia

Il DDL n. 957/2023 recentemente approvato in Senato punta sul sistema di relazioni industriali e sulla dimensione collettiva, conferendo più incisività alla contrattazione di primo e secondo livello

È stato approvato dal Senato lo scorso 23 settembre – in via definitiva – il DDL n. 957/2023 che interviene sulle “Deleghe al Governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva nonché di procedure di controllo e di informazione”, che ha confermato ancora una volta la centralità strategica della contrattazione collettiva e ha introdotto alcune novità significative per le aziende.

La scelta del Legislatore è chiara: si punta sul sistema di relazioni industriali e sulla dimensione collettiva, superando l’ipotesi di un salario minimo legale, conferendo più incisività alla contrattazione di primo e secondo livello.

Il punto più importante della delega al governo riguarda il criterio per individuare il trattamento economico di riferimento. Viene infatti abbandonato il precedente sistema basato sulla “maggiore rappresentatività” dei sindacati e si passa a un parametro più semplice e oggettivo: il CCNL più applicato di fatto in ciascun settore, dato verificabile mediante i dati via via raccolti dai flussi UNIEMENS, che fotografano quanti dipendenti e imprese siano effettivamente coperti da quel perimetro contrattuale e da cui ricavare il trattamento economico minimo complessivo da applicare al personale. Vedremo come verranno risulti i possibili conflitti relativi alla valutazione dei perimetri di applicazione contrattuale, che, in alcuni casi, sono, purtroppo, amplissimi.

Questo nuovo criterio si estenderà anche ai dipendenti non coperti da un contratto collettivo, e per quelli operanti in contesti di esternalizzazione (appalti) si farà riferimento al CCNL della categoria più simile, garantendo così condizioni uniformi e una concorrenza più corretta.

La legge prevede anche misure per rafforzare la contrattazione: mentre, da un lato, nella delega al Governo vi è una specifica istanza ad incentivare il rinnovo tempestivo dei contratti nazionali, includendo la possibilità di un intervento da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in caso di mancato rinnovo, a garanzia dei trattamenti economici minimi complessivi in caso di mancati rinnovi o di perimetri scoperti, dall’altra parte, vengono delegati anche interventi sulla contrattazione di secondo livello, riconosciuta come lo strumento più adatto per rispondere alle specificità aziendali e territoriali. Non sfugge l’importante richiamo ai trattamenti economici minimi complessivi (Tecm) che comprende l’insieme delle erogazioni economiche, monetarie e non monetarie, dovute per contratto, invece  della “tariffa salariale” sui cui anche la magistratura del lavoro si è basata nelle sue sentenze in materia salario sufficiente e adeguato.

In sintesi, la riforma delinea un quadro più stabile e prevedibile, che valorizza il ruolo della contrattazione e introduce criteri applicativi di maggiore certezza per le imprese. Un cambiamento importante, che merita di essere compreso e approfondito nelle sue implicazioni pratiche.

Come presidente di ASSIV, condivido pienamente la scelta del Legislatore di confermare alle parti sociali il ruolo di autorità salariali, rafforzando così la centralità del sistema di relazioni industriali storicamente vigente nel nostro Paese. Attendiamo ora con attenzione il lavoro del Governo, per comprendere come i principi contenuti nel DDL approvato saranno tradotti in misure concrete, in grado di garantire certezze retributive e una competizione leale tra le imprese, a beneficio sia del sistema produttivo che dei lavoratori.

Maria Cristina Urbano

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Terni, più sicurezza per i beni comuni. 

Da fine agosto a Terni è iniziato un servizio che merita di essere sottolineato e apprezzato: la vigilanza privata sui beni comunali. Non si tratta di un dettaglio secondario, ma di una scelta che mostra attenzione e responsabilità verso il patrimonio di tutti e verso la sicurezza dei cittadini.

Sapere che luoghi come gli immobili pubblici, le scuole, i parchi saranno sorvegliati, sia di giorno che di notte, significa proteggerli da vandalismi, abbandono o usi impropri, e al tempo stesso offrire alle persone che li frequentano un senso di tranquillità in più.

Troppo spesso si spende per riparare danni o ripristinare situazioni che potevano essere evitate con un po’ di attenzione in più. Un servizio di vigilanza ben organizzato permette proprio questo: intervenire prima che i problemi si trasformino in emergenze, prevenire, e quindi, in sostanza, alla lunga, risparmiare risorse pubbliche.

L’approccio sperimentale permette poi di testare l’efficacia del servizio, raccogliere dati e impressioni, e correggere il tiro se necessario. È il modo giusto per introdurre una novità che tocca da vicino la vita cittadina.

Naturalmente, perché l’iniziativa funzioni al meglio, serviranno trasparenza, chiarezza sugli obiettivi e professionalità da parte del personale incaricato. Ma la direzione intrapresa è quella giusta.

Da sempre la vigilanza lavora per i Comuni per la tutela dei beni comunali, ma qui la novità è portata dall’organicità del progetto, che ne struttura e coordina le attività in maniera sistematica e continua, andando oltre interventi isolati e sporadici.

Fonte: Comune di Terni

Aumenti del costo del lavoro e revisione prezzi: cosa dice il nuovo Parere ANAC 347/2025

L’ANAC, con il parere di precontenzioso n. 347 del 9 settembre 2025, ha chiarito i limiti alla revisione prezzi nei contratti pubblici. Se l’aumento dei costi della manodopera è prevedibile al momento dell’offerta (es. rinnovo dei CCNL o aggiornamento delle tabelle ministeriali già deliberati prima della gara), non può essere riconosciuta la revisione prezzi, poiché non si tratta di circostanza sopravvenuta e imprevedibile.

Il caso riguardava un appalto triennale per la raccolta differenziata e integrata dei rifiuti urbani (aggiudicato nel settembre 2024). L’appaltatore, nell’estate 2025, aveva chiesto un adeguamento dei corrispettivi al Comune. L’ANAC ha respinto la richiesta, ribadendo che la revisione può applicarsi solo in caso di eventi imprevedibili e successivi alla gara.

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Fonte: ANAC