L’Anac chiede a Governo e Parlamento un intervento normativo sulla revisione dei prezzi negli appalti
Con una nota firmata dal Presidente Giuseppe Busia, Anac ha richiesto al governo e al parlamento un urgente intervento normativo sulla revisione dei prezzi negli appalti per far fronte agli esorbitanti incrementi delle materie prime nei contratti in corso di esecuzione riguardanti servizi e forniture. Inoltre l’Autorità sta aggiornando il bando tipo digitale per tutte le stazioni appaltanti prevedendo l’obbligo di inserimento nei bandi di gara delle clausole di revisione dei prezzi. Questo per recepire l’articolo 29 del d.l. 4/2022. Anac ha effettuato anche la verifica dei prezzi standard della Guida operativa (espressamente richiamati come riferimento per la revisione dei prezzi), che non risultano indicizzati, alcuni dei quali non sono aggiornati da anni. Ciò a vantaggio delle Stazioni appaltanti, applicando un’opportuna indicizzazione basata su dati Istat.
Per esempio: il lavanolo (fondamentale nel settore ospedaliero), fermo al 2013, con una rivalutazione oggi di + 6,1 per cento; i servizi di pulizia e disinfestazione, con una rivalutazione di + 10,6 per cento rispetto ai prezzi pubblicati nel 2013; e i servizi di ristorazione, con una rivalutazione di + 4,4 per cento rispetto ai prezzi pubblicati nel 2016.
La nota di Anac è stata inviata ai ministri delle Infrastrutture Enrico Giovannini, e dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, e al Presidente della Quinta Commissione del Senato Daniele Pesco. L’Autorità chiede che l’intervento normativo di adeguamento prezzi venga inserito nella conversione del decreto N.4/2022, prevedendo espressamente all’articolo 29 un meccanismo di compensazione. In sostanza Anac chiede che la compensazione dei prezzi avvenga non soltanto per i lavori pubblici, ma anche per servizi e forniture.
Dichiarazione del Presidente Busia
“L’obiettivo dell’Autorità è quello di stabilire meccanismi che consentano di riguadagnare un equilibrio contrattuale, adeguando un aumento dei valori negli appalti per tenere conto dei costi reali. Se non lo si fa: o le gare vanno deserte, o partecipa solo chi poi chiederà varianti con aumento dei prezzi, oppure la prestazione non viene adempiuta”, dichiara il Presidente di Anac Giuseppe Busia. “In questo momento non dobbiamo guardare al risparmio immediato, ma riconoscere che bisogna avere clausole di adeguamento dei prezzi che tengano conto dei costi reali, indicizzando i valori inseriti nel bando di gara. Altrimenti rischiamo di vanificare lo sforzo del Pnrr, perché le gare di appalto andranno deserte, o favoriranno i “furbetti” che punteranno subito dopo l’aggiudicazione a varianti per l’aumento dei prezzi. Molto meglio stabilire dei meccanismi trasparenti e sicuri di indicizzazione, così da favorire un’autentica libera concorrenza e apertura al mercato plurale, e serietà in chi si aggiudica l’appalto”. “Risulta quindi imprescindibile l’individuazione normativa della percentuale di scostamento, oltre che delle modalità operative e dei limiti della compensazione”.
ASSIV, l’Associazione Italiana di Vigilanza e servizi fiduciari, che rappresenta il comparto in Confindustria, per tramite della sua presidente Maria Cristina Urbano esprime la propria posizione relativamente ad un tema molto importante per la categoria, legato all’utilizzo delle bodycam da parte delle Guardie Particolari Giurate (GPG), in situazioni di particolare rischio.
Nell’approfondimento che segue a cura diStefano Manzelli, Laura Biarella, Gianluca Sivieri, componenti del gruppo di ricerca www.sicurezzaurbanaintegrata.it viene presentato nel dettaglio il tema, con la chiosa a cura di Assiv.
Buona lettura!
Le guardie giurate potranno utilizzare telecamere indossabili in situazioni critiche, ma prima occorrerà inquadrare bene l’aspetto formale tra privacy, TULPS e diritti dei lavoratori.
Le bodycam d’istituto potranno essere messe a disposizione anche degli operatori della vigilanza privata muniti della qualifica di guardia particolare giurata impegnati in particolari scenari operativi. Servirà però circoscrivere preventivamente il perimetro delle attività a rischio ed effettuare una approfondita valutazione di impatto privacy, oltre che richiedere un nulla osta preventivo alla questura competente. Ed eventualmente confrontarsi anche con le organizzazioni sindacali, trattandosi di un dispositivo che potrebbe interferire con l’attività lavorativa. È una bella opportunità di tutela individuale e di trasparenza per gli operatori della vigilanza privata poter attivare dispositivi finalizzati alla prevenzione e cattura di immagini nel contesto operativo. Ma la cautela è d’obbligo su una materia delicata come questa, dove di certo non è ammissibile l’uso di dispositivi privati indossati durante il servizio da operatori che solo in determinate circostanze possono essere abilitati a riprendere situazioni di pubblico interesse.
Le indicazioni del Garante per Polizia di Stato e Carabinieri
Correva l’estate 2021 quando, attraverso due distinti pareri, il Garante per la Protezione dei Dati ha dato l’ok al Viminale e al Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, all’impiego delle bodycam, finalizzato a documentare situazioni critiche di ordine pubblico in occasione di eventi o manifestazioni. L’Autorità aveva chiesto al ministero di specificare che il sistema non consentisse l’identificazione univoca o il riconoscimento facciale della persona. Il Viminale, con la Circolare 18 Gennaio 2022, ha quindi sintetizzato lo schema operativo in indicazioni di massima, richiamando l’attenzione agli aspetti afferenti ai dati personali, essendo evidente l’operatività e l’applicabilità in questo caso non del regolamento europeo bensì del D.Lgs n. 51/2018 (attuazione della direttiva 2016/680 del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, relativa alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali da parte delle autorità competenti a fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati o esecuzione di sanzioni penali) che, in determinati e limitati contesti operativi potrebbe interessare anche le guardie giurate. Va tuttavia osservato che le disposizioni operative diramate dal Viminale risultano strettamente circoscritte agli operatori di polizia e ai carabinieri di specifici reparti. Quindi non interessano concretamente le guardie particolari giurate.
Le telecamere con le gambe in dotazione anche alla Polizia Locale
Sono numerosi i comuni che hanno affidato agli operatori di Polizia Locale le bodycam con finalità di tutela della sicurezza urbana e dell’incolumità degli operatori. In questo caso la disciplina di riferimento resta sostanzialmente molto simile a quella indicata dal Viminale con la Circolare del 18 Gennaio 2022. In estrema sintesi, le videocamere indossabili d’Istituto (mai private) vengono assegnate all’operatore per ogni singola operazione da portare a termine, volta per volta, e non risultano configurabili dal medesimo, potendo essere attivate unicamente quando sussista la necessità di registrare eventi. Salvo casi eccezionali, nessuno potrà avere accesso alle riprese nell’immediato. Alla fine del turno ogni bodycam verrà spenta e i filmati esportati in automatico dalla memoria locale, quando il dispositivo viene depositato sulla docking station. Le immagini verranno conservate all’interno del server e saranno custodite gelosamente.
La necessità di una regolamentazione ad hoc per le bodycam a servizio delle guardie giurate
Quando le guardie giurate sono chiamate ad effettuare sopralluoghi in occasione di possibili scenari a rischio, come per esempio la verifica di un allarme attivo in un’azienda isolata in orario notturno, avere a disposizione una bodycam per raccogliere le immagini potrebbe agevolare l’eventuale raccolta di elementi investigativi e probatori, per un eventuale giudizio a carico dei responsabili. Sempreché un crimine, consumato o tentato, si sia verificato. La questione non è disciplinata, tuttavia facendo ricorso all’analogia e all’analisi della legislazione di pubblica sicurezza e privacy vigente, si rintraccia la strada normativa praticabile. Anzitutto con un occhio al principio di “liceità” dell’eventuale trattamento, trovando aggancio giuridico nelle stesse finalità operative delle guardie giurate, delineate dagli articoli 133 e 134 del TULPS, che le prepone alla vigilanza e custodia delle proprietà mobiliari e immobiliari, poi ampliate col D.M. n. 85/1999 e in seguito specificate ad opera del D.M. n. 154/2009. La gestione di situazioni particolarmente rischiose per l’incolumità dell’operatore, quali ad esempio gli interventi in presenza di attivazione di sistemi antifurto o antintrusione, ma anche i servizi di vigilanza di attività commerciali, trasporto valori, istituti di credito e mezzi di trasporto, richiedono senza dubbio una particolare tutela, senza che ciò tuttavia pregiudichi i diritti di terzi in materia di protezione dei dati personali. In questi termini è necessario che gli istituti di vigilanza interessati ad impiegare sistemi di videoripresa indossabili e mobili propongano al questore competente, l’aggiornamento del regolamento tecnico di servizio, al fine di prevedere tali dispositivi tra le dotazioni effettivamente impiegabili, in relazione agli standards minimi previsti dalla normativa vigente. Altro aspetto fondamentale è l’adozione della valutazione di impatto sulla protezione dei dati prevista dall’articolo 35 del regolamento europeo e dall’articolo 23 del D.Lgs n 51/2018, necessaria ogni qual volta il trattamento preveda l’uso di nuove tecnologie che, anche in relazione alla natura, all’oggetto e al contesto del trattamento, possa presentare un rischio per i diritti e le libertà delle persone fisiche che potrebbero essere video e audio-riprese. A maggior ragione laddove, le esigenze concrete dell’intervento o del servizio, prevedano che vi sia una sorveglianza sistematica di zone accessibili al pubblico. Infine, ma da non sottovalutare, è la questione connessa alla tutela dei lavoratori: l’articolo 4 della Legge 300/1970, più nota come “statuto dei lavoratori”, prevede che l’adozione di strumenti audiovisivi dai quali possa derivare anche possibilità di controllo a distanza dell’attività lavorativa dei dipendenti, sia soggetta al previo accordo collettivo stipulato dalle rappresentanze sindacali. In mancanza di questo, l’impiego dovrà essere autorizzato dalla competente sede dell’Ispettorato nazionale del lavoro.
BODYCAM E GUARDIE PARTICOLARI GIURATE
Gli operatori potranno essere dotati di strumenti professionali d’Istituto da attivare solo in determinate circostanze operative e nel pieno rispetto della protezione dei dati personali con sistemi criptati, non consultabili dall’addetto, in grado di riversare immediatamente i filmati catturati all’interno di un server protetto per eventuali azioni giudiziarie o di tutela del patrimonio.
Per ammettere gli operatori all’impiego di questi particolari strumenti di tutela personale e di aiuto all’azione di prevenzione dei reati gli istituti dovranno aggiornare i regolamenti interni, farli approvare dalla questura e valutare attentamente tutti gli aspetti privacy relativamente al corretto trattamento dei dati personali con una preventiva valutazione di impatto.
Gli strumenti potranno essere attivati solo in determinate circostanze critiche e dovranno essere anche previamente valutate tutte le azioni a tutela dei diritti dei lavoratori in particolare se si tratta di telecamere munite di GPS e di cattura dell’audio e video dell’operatore. Non è possibile permettere all’operatore di utilizzare ordinariamente dotazioni personali private.
A cura di Stefano Manzelli, Laura Biarella, Gianluca Sivieri.
Stefano Manzelli, Laura Biarella e Gianluca Sivieri
La posizione di ASSIV
ASSIV, l’Associazione Italiana di Vigilanza e servizi fiduciari, che rappresenta il comparto in Confindustria, per tramite della sua presidente Maria Cristina Urbano plaude all’iniziativa. “Riteniamo – sottolinea Urbano – di estrema importanza il combinato disposto tra il parere del Garante della Privacy della scorsa estate e la circolare del Ministero dell’Interno del 18 gennaio, a proposito dell’utilizzo delle bodycam per le Forze dell’Ordine. Lavoreremo alacremente in tutte le sedi opportune affinché si possa dirimere in tempi rapidi, e senza il rischio di dover ricorrere di volta in volta ad un giudice, la possibilità del loro utilizzo anche da parte delle guardie particolari giurate in situazioni di particolare rischio, nelle quali esse si possano trovare”, conclude.
Ordinanza Ministero della Salute 25 febbraio 2022: Ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 nelle Regioni Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Sicilia, Veneto e nelle Province autonome di Trento e di Bolzano.
Nelle regioni Lazio, Liguria, Molise, Sicilia e nella Provincia autonoma di Trento continuano ad applicarsi, per un periodo di quindici giorni, le misure di cui alla c.d. «zona gialla».
Nelle regioni Campania, Lombardia, Veneto e nella Provincia autonoma di Bolzano cessano di avere efficacia le misure di cui alla c.d. «zona gialla», e si applicano le misure di cui alla c.d. «zona bianca».
Fonte: Ministero della Salute
Proroga al 31 dicembre 2022 dei servizi antipirateria
Poco fa il Senato – con 196 voti favorevoli e 26 contrari- ha rinnovato la fiducia al Governo approvando definitivamente il decreto Milleproroghe.
La proroga dei servizi antipirateria è diventata legge. Fino al 31 dicembre 2022 le guardie giurate da impiegare in servizi antipirateria sono esentate dalla frequentazione dei corsi teorico-pratici individuati dal Ministero dell’interno.
Fino a tale data possono pertanto essere impiegate in servizi antipirateria GPG che non abbiano ancora frequentato i citati corsi teorico-pratici, a condizione che abbiano partecipato per un periodo di almeno 6 mesi, quali appartenenti alle Forze armate, alle missioni internazionali in incarichi operativi e che tale condizione sia attestata dal Ministero della difesa (ai sensi dell’articolo 5, comma 5, del decreto-legge n. 107 del 2011).
Ricordiamo ancora una volta che si tratta di una misura che consente al nostro comparto di continuare ad essere pienamente operativo in un’attività di estrema importanza e delicatezza per la tutela del nostro naviglio e del personale su questo imbarcato, finalizzata al contrasto di attività criminose che spesso si caratterizzano per una significativa gravità.
L’attività di sensibilizzazione delle istituzioni, svolta da Assiv, ha trovato riscontri positivi da più parti.