Home Blog Pagina 47

Confindustria: Aprile: segnali negativi dalle imprese

Dalla pagina ufficiale del Centro Studi CONFINDUSTRIA.

Di seguito il link per leggere il comunicato completo.

  • La rilevazione di Aprile dell’indagine rapida sulla produzione industriale, tra le imprese di grandi dimensioni associate a Confindustria, rileva aspettative in peggioramento rispetto al mese precedente. Il numero di intervistati convinti che la produzione rimarrà stabile, è pari a poco più della metà del campione (51,8%). Le imprese intervistate che credono in un aumento della produzione non superano un quarto degli intervistati (21,4%) e aumentano infine i pessimisti convinti che la produzione diminuirà (26,8%) (Grafico 1).
  • Gli industriali intervistati identificano, nonostante la grande incertezza sul commercio internazionale, la domanda e gli ordini come i principali punti di forza a sostegno della produzione. Il saldo segna una diminuzione pur restando positivo, attestandosi al +5,0% dal +6,1% di marzo (Grafico 2).
  • Le aspettative delle imprese sulla disponibilità di manodopera nei prossimi mesi, tornano ad essere favorevoli (+0,4% da -0,1%).
  • Il saldo relativo ai costi di produzione migliora pur restando in territorio negativo (-1,0% da -8,1%).
  • I giudizi riguardo le condizioni finanziarie restano pressoché stabili (+1,7% da +2,1%).
  • Sulla disponibilità di materiali aumenta il pessimismo: il saldo scende rispetto alla rilevazione di marzo (-6,4% da -3,2%).
  • Il giudizio degli industriali riguardo la disponibilità degli impianti continua ad essere positivo questo mese pur peggiorando rispetto alla precedente rilevazione (+0,3% dal +3,2%).

Confindustria: RTT chiude il 1° trimestre in riduzione

Dalla pagina ufficiale del Centro Studi CONFINDUSTRIA.

Di seguito il link per leggere il comunicato completo.

RTT, costruito in base ai dati sul fatturato, destagionalizzato e deflazionato, del campione di imprese clienti di TeamSystem, registra un moderato calo a marzo (-1,1%). L’indicatore mostra una riduzione nei servizi e nell’industria, mentre crescono le costruzioni.

Il dato aggregato di RTT per l’economia italiana

  • A marzo, RTT indica un moderato calo del fatturato a prezzi costanti delle imprese, pari a -1,1% (Grafico 1), che segue la forte flessione di febbraio.
  • A causa di tali flessioni, RTT registra nel 1° trimestre 2025 una variazione negativa del fatturato (-2,6%).

RTT per i macro-settori produttivi

  • Il calo moderato di RTT nell’industria (-0,8% a marzo) segnala un’attenuazione della caduta nel settore.
  • Nei servizi l’andamento è simile, con flessione maggiore a marzo, come già a febbraio (Grafico 2).
  • La variazione nel 1° trimestre 2025 risulta molto negativa sia nell’industria che nei servizi.
  • Le costruzioni sono in controtendenza: RTT in moderato aumento a marzo (+0,6%) dopo il calo a febbraio e variazione positiva nel 1° trimestre (+0,7%).

RTT per le macro-aree e le dimensioni d’impresa

  • RTT a marzo registra un calo in quasi tutte le aree geografiche, tranne il Centro (+1,8%); la maggiore flessione si ha di nuovo al Nord-Ovest (Grafico 3).
  • Le variazioni per il 1° trimestre risultano negative in tutte le aree del Paese, moderata al Centro (-0,5%).
  • RTT indica a marzo flessioni del fatturato per tutte le dimensioni di impresa: maggiore per le grandi, come già rilevato a febbraio.
  • Perciò, la variazione nel 1° trimestre è negativa per tutte le classi dimensionali, ma il calo è molto più forte per le grandi imprese.

Contratti collettivi e retribuzioni contrattuali (I trimestre 2025)

Alla fine di marzo 2025, i 40 contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica riguardano il 52,7% dei dipendenti – circa 6,9 milioni – e corrispondono al 50,7% del monte retributivo complessivo.

Nel corso del primo trimestre 2025 sono stati recepiti nove contratti: logistica, servizi socio assistenziali-Uneba, ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici, edilizia, energia elettrica, autoferrotranvieri e Rai.

A fine marzo 2025, i contratti in attesa di rinnovo sono 35 e coinvolgono circa 6,2 milioni di dipendenti, il 47,3% del totale.

Il tempo medio di attesa di rinnovo per i lavoratori con contratto scaduto, tra marzo 2024 e marzo 2025, è passato da 29,0 a 23,1 mesi, mentre per il totale dei dipendenti aumenta da 10,1 a 10,9 mesi.

La retribuzione oraria media nel periodo gennaio-marzo 2025 è cresciuta del 3,9% rispetto allo stesso periodo del 2024.

L’indice delle retribuzioni contrattuali orarie a marzo 2025 segna un aumento dello 0,4% rispetto al mese precedente e del 4,0% rispetto a marzo 2024; l’aumento tendenziale è stato del 4,9% per i dipendenti dell’industria, del 4,3% per quelli dei servizi privati e dell’1,7% per i lavoratori della pubblica amministrazione.

I settori che presentano gli aumenti tendenziali più elevati sono: alimentari (+7,8%), settore metalmeccanico (+6,3%) e commercio (+6,1%).

L’incremento è invece nullo per farmacie private, telecomunicazioni, regioni e autonomie locali e servizio sanitario nazionale.

Il commento

Nel primo trimestre del 2025, la crescita tendenziale delle retribuzioni contrattuali rimane sostenuta nel settore privato ed è decisamente più contenuta nel settore pubblico. In termini reali si osserva un ulteriore recupero rispetto alla perdita di potere d’acquisto che si è verificata nel biennio 2022-2023, che tuttavia rimane ancora ampia: per il totale economia, le retribuzioni contrattuali reali di marzo 2025 sono ancora inferiori di circa l’otto per cento rispetto a quelle di gennaio 2021. Perdite inferiori alla media si osservano in agricoltura e nell’industria, mentre  situazioni più sfavorevoli si registrano nei settori dei servizi privati e della pubblica amministrazione. Grazie ai rinnovi registrati nei primi tre mesi dell’anno, alla fine di marzo, solo tre dipendenti su dieci nel settore privato sono ancora in attesa del rinnovo del CCNL.

Qui il Testo integrale e la nota metodologica

Huffington Post: Un manifesto per modificare le norme sugli appalti pubblici

di Maria Cristina Urbano

L’assenza di strumenti efficaci per aggiornare i corrispettivi contrattuali in tempi rapidi costringe le imprese ad assorbire i costi derivanti da aumenti salariali, inflazione e rincari delle materie prime. Una situazione che mette a rischio la sopravvivenza di molte aziende e migliaia di posti di lavoro

Il Decreto “Correttivo Appalti”, approvato dal governo il 23 dicembre scorso, ha abbassato dal 5% al 3% la soglia per la revisione dei prezzi nel settore dei lavori pubblici, mantenendo invece invariata al 5% quella per servizi e forniture. Il rimborso dei costi eccedenti, in entrambi i casi, è previsto all’80%.

Questa modifica ha spinto, per la prima volta nella storia recente, tutte le principali sigle del settore dei servizi a unire le forze. È nato così il “Manifesto dell’Economia dei Servizi”, un documento congiunto che raccoglie le istanze di 17 associazioni datoriali del comparto – tra cui ASSIV – e ha ottenuto anche l’adesione di 3 rappresentanze della Filiera dei Servizi, con l’obiettivo di chiedere una revisione normativa che riconosca le specificità e le esigenze del settore.

Il Manifesto intende richiamare l’attenzione del governo e del Parlamento su un settore troppo spesso trascurato, ma che costituisce un vero pilastro dell’economia italiana. Parliamo di mezzo milione di lavoratori impegnati in servizi essenziali: pulizia e sanificazione di scuole e ospedali, gestione dei rifiuti, vigilanza privata. Un comparto che produce occupazione, sostiene lo sviluppo economico e contribuisce alla coesione sociale del Paese.

Il problema principale denunciato riguarda l’assenza di strumenti efficaci per aggiornare i corrispettivi contrattuali in tempi rapidi, costringendo le imprese ad assorbire i costi derivanti da aumenti salariali, inflazione e rincari delle materie prime. Una situazione che mette a rischio la sopravvivenza di molte aziende e migliaia di posti di lavoro.

C’è chi teme che non si tratti solo di una svista, ma di una precisa scelta politica volta a marginalizzare un settore già duramente colpito da anni di tagli. Il mancato adeguamento dei corrispettivi dopo la pandemia, la crisi energetica e l’instabilità internazionale sono tutti segnali di un’urgenza rimasta finora ignorata.

Le richieste delle associazioni firmatarie sono chiare:

  • modificare le norme sugli appalti pubblici;
  • rendere obbligatoria la revisione periodica dei prezzi nei contratti di servizi e forniture;
  • istituire un dipartimento dedicato alle politiche per il settore;
  • aprire un tavolo di confronto con i ministeri competenti.

Un ruolo di primo piano è stato svolto da ASSIV, che ha contribuito in maniera significativa alla stesura del Manifesto e che oggi lancia un forte allarme in merito alla situazione della vigilanza privata. Il recente rinnovo del contratto collettivo nazionale, insieme alle rigidità imposte dal Codice degli Appalti, rischia di compromettere la tenuta economica del comparto sicurezza. Se i costi del lavoro continueranno ad aumentare senza strumenti di adeguamento automatico, molte aziende non riusciranno a sopravvivere.

Affrontare con urgenza queste criticità è oggi una priorità assoluta per governo, Parlamento e parti sociali, affinché si possa costruire una riforma capace di coniugare sostenibilità economica, qualità del lavoro e sana concorrenza.

Per dare visibilità alle istanze del comparto e avviare un confronto pubblico con le istituzioni, è prevista una conferenza stampa di presentazione del Manifesto a metà maggio. Seguirà un convegno nazionale a metà giugno, con la partecipazione di rappresentanti delle imprese, delle associazioni firmatarie e delle istituzioni, dedicato ad approfondire le proposte del Manifesto e delineare soluzioni concrete per il futuro del settore. Inoltre, ognuno dei firmatari darà spazio all’iniziativa all’interno di delle proprie manifestazioni, come accadrà alla Fiera Internazionale ISSA Pulire, in programma a Rho a fine maggio.

Scarica il Manifesto dell’Economia dei Servizi

Leggi l’articolo sull’Huffington Post

Segui il Blog di Maria Cristina Urbano