Anac: affidamenti diretti senza costi della manodopera
L’ANAC (Autorità Nazionale Anti Corruzione) con la delibera 10 febbraio 2021, n. 123 risponde ad all’istanza di parere per la soluzione delle controversie relativa alla “Procedura negoziata senza previa pubblicazione di bando di gara, mediante RDO telematica tramite piattaforma MEPA di CONSIP per l’affidamento del servizio di pulizia dei locali comunali”.
Eccezione all’obbligo di indicazione dei costi della manodopera
Nella delibera l’ANAC precisa che l’eccezione all’obbligo di indicazione in sede di offerta dei costi della manodopera e degli oneri aziendali concernenti l’adempimento delle disposizioni in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro di cui all’articolo 95, comma 10 del Codice dei contratti trova applicazione alle procedure di gara di cui all’articolo 36, comma 2, lettera a), secondo le soglie introdotte dall’articolo 1, comma 2, del D.L. n. 76/2020, come modificate dalla legge n. 120/2020, ovvero ai casi di affidamento diretto per lavori di importo inferiore a 150.000 euro e per servizi e forniture, ivi compresi i servizi di ingegneria e architettura e l’attività di progettazione, di importo inferiore a 75.000 euro.
Sicurezza Urbana: quali sinergie tra Comuni e Istituti di Vigilanza?
Molte le nuove frontiere della Sicurezza Urbana Integrata. Quali gli aspetti normativi a supporto? Quando si parla di Sicurezza Urbana Integrata si fa riferimento al Pacchetto Sicurezza Minniti, in particolare al decreto legge del 20 febbraio 2017 numero 14. È una norma che definisce lo schema delle possibili interazioni tra i molteplici soggetti che partecipano alla vita di un Comune, dando una definizione di sicurezza molto estesa, che ricomprende tutti gli aspetti della vita comunitaria. Si sottolineano, ad esempio, i concetti di vivibilità, di decoro della città, di legalità, di buon vivere e dunque anche di sicurezza e di tutela del patrimonio da tutto ciò che può comportare danni, atti vandalici, degrado del tessuto urbano e sociale.
All’interno di questa definizione così ampia che definisce la Sicurezza Urbana come bene pubblico, ci sono, fra tutti gli attori possibili, anche i privati e quindi anche gli Istituti di Vigilanza. Non è un tracciato ampio, bensì un percorso che va cercato, interpretato e costruito a tasselli, prendendo i principi costitutivi della nostra attività in varie norme.
Credo, quindi, che sia importante costruire questa possibilità nell’ambito della legittimità e del rispetto dei ruoli di ciascuno.
La Vigilanza Privata è definita dalla legge come l’insieme delle attività di sicurezza complementare e sussidiaria a quella delle forze dell’ordine. Di conseguenza, ritengo che la Vigilanza Privata sia assolutamente legittimata a partecipare e a contribuire alla definizione della Sicurezza Urbana.
La soluzione che lei ha indicato è quella di sensibilizzare e far leva sul Sindaco per riuscire a costruire il Patto per la Sicurezza. In che modo?
La premessa fondamentale per raggiungere l’obiettivo della Sicurezza Urbana si declina in un patto sottoscritto dal Prefetto e dal Sindaco e che viene definito, appunto, Patto per la Sicurezza.
All’interno di questo patto devono essere dichiarati e chiariti gli obiettivi che si vogliono raggiungere, così come gli strumenti e i relativi regolamenti che si vogliono utilizzare. Una volta delineato tale patto, che deve essere coerente con le normative di cornice, questo deve essere inviato al Ministero dell’Interno, per un’ulteriore e più alta verifica.
Considerando gli Istituti di Vigilanza, ma anche l’Associazione di categoria che li può supportare in questo percorso, in qualità di attori e iniziatori di un processo virtuoso in questo senso, ritengo che sia forse più facile e anche più utile avvicinare i Sindaci piuttosto che i Prefetti. Questo perché, nell’espressione attuale, il Sindaco è l’amministratore locale più vicino alle problematiche della comunità, che lo ha scelto quale rappresentante e amministratore. Il Sindaco è un profondo conoscitore del suo territorio e dei suoi concittadini. Molto spesso, il Sindaco non è un politico di professione, ma viene chiamato a questo importante ruolo pubblico di amministratore provenendo dalle professioni, dai mestieri, dalle varie attività che compongono il tessuto sociale. Di solito, vi è molto pragmatismo nelle scelte che portano agli obiettivi da raggiungere.
È quindi possibile indicare al Sindaco ed alla sua giunta la road map normativa per raggiungere i propri obiettivi di sicurezza, i quali altrimenti possono risultare scarsamente realizzabili, indicando anche le best practices già seguite. Una volta delineate con chiarezza le finalità e gli strumenti, sarà il Sindaco stesso a fare partecipe del suo progetto il Prefetto territorialmente competente.
Sicuramente, il Prefetto è la persona più versata nell’applicazione delle norme di riferimento, conoscendo perfettamente i limiti entro i quali il patto può agire, ma il Sindaco è la persona più direttamente interessata a risolvere i problemi della sicurezza e della tranquillità della comunità che lui amministra.
Di conseguenza, penso che il processo possa avere più possibilità di successo se segue un percorso bottom-up, piuttosto che il contrario.
Quale, quindi, il supporto di Assiv sul tema? Assiv segue ormai da anni il problema della sicurezza in ambito urbano, organizzando vari incontri sul tema. Ho partecipato personalmente, anche con colleghi e imprenditori, a diversi convegni nell’imminenza dell’uscita del Pacchetto Minniti. In seguito, il tema è rimasto sospeso e non si è data veramente attuazione a tutta la potenzialità del Pacchetto Minniti in ambito Sicurezza Urbana, forse perché, per quanto riguarda l’integrazione fra attività privata e pubblica, siamo e dobbiamo essere deipionieri.
Su questo tema, già da tempo ho sollecitato ANCI, l’Associazione Nazionale dei Comuni d’Italia, ad attivarsi con i propri Sindaci, con il Ministero dell’Interno e con i Prefetti per una sensibilizzazione non solo sulle problematiche, ma anche sugli strumenti per dare attuazione completa a queste norme, arrivando anche a presentare un protocollo di intesa fra ANCI e ANIE.
Noi di Assiv, assieme adANIE Sicurezza, entrambe Associazioni di ANIE Confindustria, abbiamo creato un’integrazione di forze e abbiamo presentato, anche a livello nazionale, una bozza di protocollo d’intesa per un’attività congiunta fra ANCI ed ANIE, al fine di illustrare ai Comuni d’Italia le opportunità che la Sicurezza Urbana può offrire.
Siamo purtroppo arrivati a programmare gli incontri a marzo del 2020 e, per ovvi e tragici motivi, la programmazione sul territorio si è interrotta. Tuttavia, credo che, quando questa emergenza pandemica sarà terminata, si sentirà e si dovrà riparlare di sicurezza a livello di territorio, perché a tutte le problematiche presenti prima della pandemia se ne aggiungeranno altre di natura sociale.
Covid-19, ministro Speranza firma nuova Ordinanza: Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte, Puglia e la Provincia Autonoma di Trento in area bianca
Il ministro della Salute, Roberto Speranza, sulla base dei dati e delle indicazioni della Cabina di Regia dell’11 giugno 2021, ha firmato una nuova Ordinanza, che entrerà in vigore da lunedì 14 giugno, che dispone il passaggio delle Regioni Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte, Puglia e la Provincia Autonoma di Trento in area bianca.
Complessivamente, quindi, la ripartizione delle Regioni e Province Autonome nelle diverse aree in base ai livelli di rischio a partire dal 7 giugno 2021 è la seguente:
area rossa: (nessuna Regione e Provincia autonoma)
area arancione: (nessuna Regione e Provincia Autonoma)
area gialla: Basilicata, Calabria, Campania, Marche, Provincia Autonoma di Bolzano, Sicilia, Toscana, Valle d’Aosta
area bianca: Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Provincia Autonoma di Trento, Puglia,Sardegna, Umbria, Veneto
Istat: il mercato del lavoro in Italia (I trim 2021)
Nel primo trimestre 2021, l’input di lavoro, misurato dalle ore lavorate, registra una diminuzione di -0,2% rispetto al trimestre precedente e di -0,1% rispetto al primo trimestre 2020; il Pil è aumentato dello 0,1 in termini congiunturali e diminuito dello 0,8 in termini tendenziali.
Dal lato dell’offerta di lavoro, nel primo trimestre 2021 il numero di occupati diminuisce di 243 mila unità (-1,1%) rispetto al trimestre precedente, a seguito del calo dei dipendenti a tempo indeterminato (-1,1%) e degli indipendenti (-2,0%) non compensato dalla lieve crescita dei dipendenti a termine (+0,6%). Contestualmente, si registra un aumento del numero di disoccupati (+103 mila) e degli inattivi di 15-64 anni (+98 mila).
I dati mensili provvisori di aprile 2021 – al netto della stagionalità – segnalano il proseguimento della crescita dell’occupazione (+20 mila, +0,1% in un mese) registrata nei due mesi precedenti (dopo il forte calo di gennaio), che si associa all’aumento del numero di disoccupati (+88 mila, +3,4%) e al calo degli inattivi di 15-64 anni (-138 mila, -1,0%).
Nel confronto tendenziale, la diminuzione dell’occupazione (-889 mila unità, -3,9% rispetto al primo trimestre 2020) coinvolge i dipendenti (-576 mila, -3,2%), soprattutto se a termine, e gli indipendenti (-313 mila, -6,0); il calo interessa sia gli occupati a tempo pieno sia quelli a tempo parziale (-3,8% e -4,2%, rispettivamente). Il numero di disoccupati torna ad aumentare (+240 mila, 10,0% rispetto al primo trimestre 2020) – tra chi ha già avuto esperienze di lavoro – e prosegue, seppur a ritmi meno intensi rispetto ai tre trimestri precedenti, la crescita degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+501 mila, +3,7% in un anno).
Il tasso di occupazione 15-64 anni, pari al 56,6%, diminuisce in termini congiunturali e tendenziali (-0,6 e -2,2 punti, rispettivamente); quelli di disoccupazione e di inattività 15-64 anni aumentano. I dati provvisori del mese di aprile segnalano l’aumento congiunturale del tasso di occupazione (+0,1 punti in un mese) e di disoccupazione (+0,3 punti) e il calo di quello di inattività (-0,3 punti).
Dal lato delle imprese, il proseguimento delle misure di restrizione dell’attività economica nel primo trimestre 2021 determina una crescita congiunturale di lieve entità per le posizioni lavorative dipendenti (+0,2%) e una variazione tendenziale ancora negativa (-0,8%), seppure di minor entità rispetto al trimestre precedente. Tali effetti derivano da una crescita della componente a tempo pieno in termini congiunturali (+1%), ma anche su base annua (+0,4%), a cui si contrappone una riduzione della componente a tempo parziale del – 1,7% su base trimestrale e del -3,7% su base annua. Rispetto al trimestre precedente, le ore lavorate per dipendente crescono dell’1%; anche su base tendenziale si osserva un aumento, sebbene più contenuto (+0,4%), associato a quello del ricorso alla cassa integrazione che raggiunge le 108,4 ore ogni mille ore lavorate. Il tasso dei posti vacanti aumenta di 0,1 punti percentuali su base congiunturale e di 0,8 su base annua. Il costo del lavoro, per unità di lavoro, cresce dello 0,9% in termini congiunturali, per effetto di un aumento sia delle retribuzioni (+0,5%) sia degli oneri sociali (2%). In termini tendenziali, il costo del lavoro continua a salire (+0,8%), a seguito dell’aumento dell’1,6% della componente retributiva e nonostante la riduzione dell’1,2% degli oneri; quest’ultimo calo è riconducibile all’adozione delle misure di esonero contributivo varate nella seconda metà dell’anno 2020 che, seppure con minore intensità rispetto al quarto trimestre 2020, continuano ad avere effetto anche nel primo trimestre 2021.