ASSIV sull’innalzamento del limite all’utilizzo del contante

di Maria Cristina Urbano 

L’innalzamento del limite all’utilizzo del contante, seppure ancora non abbia trovato il veicolo tecnico definitivo per divenire legge, è di particolare interesse per ASSIV e in generale per il comparto della Vigilanza Privata.

Questa, come altre, è una misura fortemente identitaria dei partiti che compongono il Governo Meloni. Ciò non rappresenta un motivo sufficiente però perché sia sic et simpliciter biasimata da chi, richiamandosi ad una coalizione riformista-progressista (mai meglio definita, seppur tale precisazione sarebbe assai necessaria a garantire una corretta e propositiva dialettica politica), si contrappone con poche argomentazioni di merito, limitandosi allo spuntato refrain del “sono fascisti” nei confronti di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.

A suo tempo un personaggio al di sopra di ogni sospetto, Yves Mersch, ex membro del Consiglio Direttivo BCE, in una lettera indirizzata all’allora Ministro dell’Economia Gualtieri, aveva affermato che l’iniziativa portata avanti dall’allora governo Conte 2, di un graduale divieto di utilizzo dei contanti per pagamenti superiori a 1.000 euro e il contestuale meccanismo del cashback, fosse “sproporzionata alla luce del potenziale effetto negativo che tale meccanismo potrebbe avere sul sistema di pagamento in contanti ed in quanto compromette l’obiettivo di un approccio neutrale nei confronti dei vari mezzi di pagamento disponibili”. 

La questione oggi non è cambiata nella sua essenza rispetto ad allora: se da un lato infatti non è dimostrato che la limitazione all’uso del contante generi un risultato significativo nella lotta all’evasione, dall’altro, come ricordato dallo stesso Mersch, “la possibilità di pagare in contanti rimane particolarmente importante per taluni gruppi sociali, che, per varie legittime ragioni, preferiscono utilizzare il contante piuttosto che altri strumenti di pagamento. Il contante è altresì generalmente apprezzato come strumento di pagamento in quanto, quale corso legale, è ampiamente accettato, è rapido e agevola il controllo sulla spesa di chi paga, […] i pagamenti in contanti agevolano l’inclusione dell’intera popolazione nell’economia consentendo a qualsiasi soggetto di regolare in contanti qualsiasi tipo di operazione finanziaria”.

Chi si contrappone, oggi, ad una previsione normativa che innalza la possibilità di pagare in contanti fino a 5.000 euro dovrebbe quanto meno produrre studi, ricerche, documenti capaci di certificare da un punto di vista scientifico (o quantomeno con metodo scientifico) come una misura del genere abbia un rapporto diretto di causa-effetto rispetto ad abitudini che, consapevolmente o meno, sono a tutti gli effetti illegali e gravemente dannose per la comunità nazionale (gli ultimi dati del Ministero dell’Economia evidenziano circa 80 miliardi di euro l’anno di evasione fiscale, cifra monstre alla luce dei numeri del nostro bilancio). Affibbiare genericamente, a chi ricorre al contante, un gene o una tara antropologica che ne fa un evasore naturale, sinceramente appare superficiale ed impedisce di comprendere le dinamiche alla base di determinati comportamenti e porvi quindi rimedio.

Dal punto di vista ASSIV, certamente parziale ma non per questo meno valido, posso immaginare che il settore del trasporto valori e del trattamento di denaro, riservato dalla norma in via esclusiva agli Istituti di Vigilanza Privata, (qualora non vi provvedano le forze dell’ordine), potrà godere nel medio periodo di un rimbalzo positivo in termini quantitativi a seguito della previsione normativa in oggetto, dopo che le politiche restrittive alla circolazione del contante portate avanti dai Governi che si sono succeduti nelle ultime legislature, sommate alla profonda crisi dovuta alla pandemia da Covid-19, avevano avuto un impatto negativo esponenziale. E così aziende che hanno investito molto nella formazione del proprio personale, in mezzi e tecnologie all’avanguardia, in centrali operative e caveau tra i più moderni, si sono trovate costrette ad accelerare un processo di ristrutturazione in un momento di contingenza negativa per tutto il comparto degli IVP, ovvero degli Istituti di Vigilanza Privata.

Ritengo assai scarsamente interessanti le schermaglie tra opposte tifoserie rispetto una norma che per gli uni favorirebbe il nero, per gli altri la libertà di impresa.

Debbo dire però che, nello scontro ideologico tra bianchi e neri, la mia personale opinione collima sostanzialmente con le ben argomentate affermazioni di Mersch. Non si tratta di favorire l’economia sommersa né di limitare la libertà di impresa. Trattandosi in fin dei conti di economia, ci si dovrebbe limitare a valutare costi e benefici della misura. Sarebbe utile, in proposito, acquisire i dati dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza in merito agli effettivi benefici alla lotta all’economia sommersa derivati dalla limitazione a 1.000 euro nei pagamenti in contanti. Limitarsi a superficiali affermazioni di principio non solo è fuorviante, ma le conseguenti azioni normative rischiano di affossare segmenti importanti dell’economia reale.

Lo Stato deve occuparsi dell’educazione finanziaria dei suoi cittadini, garantendo al contempo piena e certa applicazione delle norme vigenti, non deve certamente comprimere la libertà di persone e imprese, anche soltanto sulla scelta di uno strumento di pagamento a corso legale.

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