Banca d’Italia – Bollettino economico n. 4 2022

Si indebolisce la crescita globale, l’inflazione resta eccezionalmente elevata

Nel terzo trimestre l’attività economica mondiale ha continuato a risentire dell’inflazione molto alta, del peggioramento delle condizioni finanziarie, dell’incertezza legata al conflitto in Ucraina e della debolezza dell’attività in Cina. Il prezzo del gas naturale in Europa, che ha registrato nuovi massimi in agosto, è sceso dopo il raggiungimento degli obiettivi di stoccaggio, pur restando su livelli molto elevati. I corsi del petrolio sono diminuiti per effetto del diffuso peggioramento congiunturale. Le più recenti previsioni delle istituzioni internazionali prefigurano un ulteriore indebolimento della crescita globale per il prossimo anno, con rischi orientati al ribasso.

Accelera la normalizzazione delle politiche monetarie

In luglio e in settembre la Federal Reserve ha deciso due nuovi cospicui rialzi del tasso di interesse di riferimento e ha confermato la necessità di mantenere un orientamento restrittivo della politica monetaria fino a quando l’inflazione non sarà stata ricondotta in linea con l’obiettivo. Il Consiglio direttivo della BCE ha aumentato i tassi ufficiali nelle riunioni di luglio e di settembre, complessivamente di 1,25 punti percentuali. In luglio il Consiglio ha anche introdotto un nuovo strumento contro la frammentazione dei mercati finanziari nell’area dell’euro (Transmission Protection Instrument, TPI). L’annuncio già a metà giugno relativo al nuovo strumento, unitamente a quello sulla flessibilità nel reinvestimento del capitale rimborsato sui titoli in scadenza nell’ambito del programma per l’emergenza pandemica (PEPP), ha contribuito a contenere i differenziali di rendimento tra i titoli di Stato dei paesi più esposti alle tensioni sui mercati del debito sovrano e quelli tedeschi, nonché la loro reattività alle variazioni delle aspettative sui rialzi dei tassi ufficiali.

In Italia il PIL sarebbe appena sceso nel terzo trimestre

Secondo il valore centrale delle nostre stime, in Italia il prodotto sarebbe marginalmente diminuito nel trimestre estivo. Al lieve calo della produzione industriale si aggiungono segnali di indebolimento nelle costruzioni; l’attività nel terziario sarebbe per contro rimasta stabile, grazie al contributo ancora positivo dei comparti turistico e ricreativo. Dal lato della domanda, la spesa delle famiglie è frenata dalla perdita di potere d’acquisto dovuta all’elevata inflazione. Le imprese manifestano un maggiore pessimismo sulle condizioni per investire, connesso con la protratta incertezza legata all’evoluzione della guerra in Ucraina. Emergono indicazioni di rallentamento per l’occupazione.

L’inflazione è salita ancora, in parte contenuta dalle misure governative

L’inflazione ha raggiunto il 9,4 per cento in settembre, continuando a risentire degli eccezionali rincari energetici e della loro trasmissione ai prezzi degli altri beni e servizi. Valutiamo che i provvedimenti governativi per mitigare l’impatto della crescente spesa energetica sui bilanci di famiglie e imprese abbiano contenuto l’inflazione per circa 2 punti percentuali nel terzo trimestre, in linea con quanto stimato per il secondo.

Il costo del credito bancario aumenta lievemente e le condizioni finanziarie peggiorano

Le indagini presso le banche evidenziano un’ulteriore restrizione nelle politiche di offerta, confermata dall’inasprimento delle condizioni di accesso al credito riscontrato nei più recenti sondaggi presso le aziende. Il rialzo dei tassi ufficiali si è solo in parte trasmesso al costo del credito a famiglie e imprese, che rimane nel complesso su livelli ancora contenuti. Le condizioni dei mercati finanziari sono peggiorate, in un contesto di persistenti pressioni inflazionistiche, accelerazione nella normalizzazione delle politiche monetarie e deterioramento del quadro ciclico. Sono saliti i rendimenti dei titoli di Stato, in particolare per le scadenze a breve termine; rispetto all’inizio di luglio i differenziali di rendimento tra i titoli italiani e quelli tedeschi con scadenza decennale si sono ampliati.

Si indeboliscono le prospettive di crescita e l’inflazione è più persistente

Secondo le nostre stime più recenti, in uno scenario di base il PIL aumenterebbe del 3,3 per cento nel complesso dell’anno in corso, rallenterebbe allo 0,3 nel 2023 e crescerebbe dell’1,4 nel 2024. L’inflazione al consumo si collocherebbe all’8,5 per cento nella media del 2022, scendendo al 6,5 nel 2023, per poi attestarsi poco sopra il 2 per cento l’anno successivo. In uno scenario avverso – in cui si ipotizzano un arresto delle forniture di gas russo dall’ultimo trimestre del 2022, nuovi rincari energetici e un più marcato rallentamento del commercio mondiale – il prodotto si contrarrebbe di oltre l’1,5 per cento nel 2023 e tornerebbe a crescere moderatamente nel 2024; l’inflazione continuerebbe a salire anche il prossimo anno, superando il 9 per cento, per poi scendere in maniera decisa nel 2024.

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Fonte: Banca d’Italia