Scenario molto incerto per l’Italia, risultante di fattori che agiscono in direzioni opposte
I prezzi dell’energia sono vicini al picco, i tassi e lo spread sono al rialzo. L’inflazione รจ piรน elevata e persistente, determinando rischi per i consumi. L’industria resiste, nei servizi รจ atteso un rimbalzo, per l’export prospettive difficili. L’Eurozona รจ in crescita ma con segnali di debolezza, negli USA riviste al ribasso le previsioni.
L’economia italiana e internazionale in breve
- Forze contrastanti. La dinamica del PIL italiano รจ lโincerta sintesi di fattori che spingono in direzioni opposte. Al ribasso: i rincari di energia e alimentari (accentuati dalla guerra), per lโimpatto su costi e margini delle imprese e su inflazione e potere dโacquisto delle famiglie, i tassi di interesse piรน alti e lo spread sovrano piรน ampio, il commercio internazionale debole. Al rialzo: la fine delle restrizioni anti-Covid e la stagione calda che spingono il turismo, la crescita delle costruzioni, la resilienza dellโindustria (grazie alla sua diversificazione e al traino dei primi due settori), il risparmio accumulato che protegge i consumi. Lโeuro indebolito sul dollaro aiuta lโexport, ma alza i prezzi dei beni importati.
- Energia vicina al picco. Il prezzo del petrolio รจ sceso di poco a luglio, a 112 dollari al barile (da 123 a giugno) ma resta molto alto rispetto ai valori di inizio anno (87 dollari). Il gas in Europa si รจ impennato a 171 euro/mwh a luglio (106 a giugno), sopra i valori medi di marzo, a seguito del calo dellโofferta russa.
- Tassi alti. I rendimenti sui titoli pubblici nellโEurozona erano scesi poco dal picco, dopo lโannuncio BCE โanti-frammentazioneโ: a luglio il BTP รจ a 3,19% in media (3,55% a giugno), restando molto sopra lo 0,97% di dicembre 2021. La lieve flessione รจ comune a tutti i paesi (Bund a 1,19% da 1,50%). Anche lo spread BTP-Bund era in calo, ma di recente รจ risalito per lโinstabilitร politica (+2,00 in media, da +2,05).
- Industria: quadro complicato. Gli indicatori continuano a fornire segnali discordanti. Il PMI รจ in discesa (50,9 a giugno, da 51,9), ormai vicino alla stagnazione; lโindagine Banca dโItalia segnala un peggioramento della domanda e maggiore incertezza nel 2ยฐ trimestre; la fiducia delle imprese manifatturiere registra un piccolo recupero a giugno, dopo un lungo calo. La produzione industriale, in calo a maggio come atteso, รจ in aumento nella media del 2ยฐ trimestre (-0,7% nel 1ยฐ), con una dinamica nella prima metร del 2022 che, pur rallentando, รจ ben superiore a quella tedesca e francese. Le imprese industriali, dunque, mostrano resilienza. Prosegue, invece, il trend di espansione delle costruzioni, che sostiene anche il flusso di investimenti; di recente, perรฒ, รจ apparso qualche segnale di decelerazione.
- Rimbalzo nei servizi. La spesa dei turisti stranieri in Italia ha ridotto in aprile il gap dal pre-Covid a -21% (era -25% a marzo). Lโindicatore dei consumi ICC a maggio ha registrato un aumento del +3,4% annuo, trainato dai servizi (+18,3%) che beneficiano dei maggiori acquisti per il tempo libero grazie al calo delle restrizioni, ma frenato dai beni (-1,4%). Ciรฒ sembra riflettere il fatto che, dato il reddito disponibile, i prezzi piรน alti impongono scelte tra acquisti di beni e servizi. Il PMI del settore continua ad indicare espansione, ma a un ritmo in rapida flessione (51,6 a giugno, da 53,7). Il rimbalzo dei servizi nel 2ยฐ e 3ยฐ trimestre potrebbe essere agevolato dal risparmio delle famiglie, ma limitato dall’inflazione.
- Export: prospettive difficili. Il valore dellโexport รจ in aumento, per la crescita dei prezzi, ma in volume la dinamica รจ piatta a marzo-aprile. In aumento le vendite extra-UE a maggio (+4,7%), con forte contributo del mercato USA dove le merci italiane sono favorite dallโindebolimento dellโeuro; in calo, invece, le vendite in Russia e Cina. Le prospettive sono difficili: maggior calo a giugno degli ordini esteri del PMI manifatturiero e debole commercio mondiale (-0,3% a febbraio-aprile); in espansione lโimport di USA e UK, stabile quello dellโEurozona, in calo quello della Cina. Lo scenario per gli scambi รจ negativo: PMI globale sugli ordini manifatturieri in zona recessiva per il quarto mese a giugno. Ma ci sono segnali di allentamento dei colli di bottiglia negli approvvigionamenti, grazie alla ripresa dellโattivitร dei porti cinesi a maggio e alla risalita della produzione in Cina a giugno (solo +0,4% il PIL nel 2ยฐ trimestre).
- Eurozona in crescita ma con segnali di debolezza. Nonostante le criticitร dovute al conflitto e alle pressioni inflazionistiche, il PIL nel 1ยฐ trimestre รจ cresciuto di +0,6%. Tuttavia, continua a calare, da fine 2021, il sentiment economico, misurato dallโindicatore ESI (-5,9% nel 2ยฐ trimestre), prospettando nei prossimi mesi una crescita molto debole nellโEurozona. Il deterioramento della fiducia รจ comune a tutti i principali paesi, in particolare Francia e Spagna (-5,9% e -5,7%), seguite dalla Germania (-4,5%). Un peggioramento รจ stato rilevato anche nelle aspettative sullโoccupazione (-2,3% nel 2ยฐ trimestre).
- USA: si abbassa la crescita. La FED ha rivisto fortemente al ribasso le previsioni sul PIL nel 2022 (+1,7% da +2,8%) e nel 2023 (+1,7% da +2,2%), tenendo invariato il 2024 (+1,9%), con una minor crescita dellโ1,7% nel triennio. I segnali recenti per lโeconomia sono negativi: tutti gli indici di attivitร nel manifatturiero stanno continuando a scendere in modo rilevante (PMI a 57,0 a giugno, da 59,2; ISM a 53,0 da 56,1), cosรฌ come la fiducia delle imprese NFIB (89,5 da 93,1). Inoltre, la fiducia dei consumatori a giugno รจ diminuita a 50,0 punti, molto sotto la media dellโultimo anno.

Focus del mese – Inflazione piรน alta e persistente: rischi per i consumi
- Inflazione record.ย Lโinflazione in Italia continua a salire (+8,0% annuo a giugno) su valori che non si vedevano dal 1985, dopo gli shock petroliferi. I paesi europei sono colpiti in misura differenziata: meno la Francia (+6,5%), di piรน la Germania (+8,2%) e soprattutto la Spagna (+10,0%). La media per lโEurozona, +8,6%, รจ oltre 4 volte sopra la soglia BCE del +2%. Negli USA, dove lโinflazione รจ salita prima, i valori sono simili (+9,1%; a maggio +6,3% la misura a cui guarda la FED).

- Cause: commodity…ย La corsa dellโinflazione รจ trainata soprattutto dai prezzi elevati delle materie prime energetiche eย alimentari, ancor piรน in tensione a causa della guerra in Ucraina. I rincari si traducono in Italia in un +48,7% annuo dei prezzi energetici al consumo e in un +8,7% per quelli alimentari, che spiegano ben 5,7 punti su 8,0 di inflazione. La core inflation, al netto di tali prezzi, resta piรน contenuta: +3,1% in Italia (+3,7% nellโEurozona). ร comunque cresciuta negli ultimi mesi, segno che i rincari si stanno lentamente trasferendo sugli altri prezzi (+7,2% quelli relativi ai servizi di trasporto, ancora solo +2,6% per i beni industriali). Ma non quanto negli USA (+5,9% la core), dove la domanda interna รจ piรน sostenuta e pesa anche la rincorsa dei salari.
- โฆe svalutazione dellโeuro.ย Anche il continuo indebolimento dellโeuro, crollato a 1,01 dollari per euro in media a luglio, da 1,22 a maggio 2021 sta alimentando lโinflazione in Europa. Il significativo trend di svalutazione (pari al -17%) accresce, infatti, il costo delle commodity importate in Italia e negli altri paesi dellโEurozona, che sono quotate quasi tutte in dollari (tranne il gas naturale, prezzato ad Amsterdam). Il prezzo del petrolio, per esempio, a luglio cresce del +44% annuo in dollari, ma addirittura del +66% in euro.
- Imprese shock absorber, ma non per sempre.ย Le imprese hanno vissuto un 2021 di sofferenza sul fronte dei costi e dei prezzi, con un impatto significativo sui margini (-3,0% nella manifattura, in media). Piรน di recente, stanno provando a trasferire maggiormente a valle i rincari delle materie prime. Lโandamento dei prezzi alla produzione in Italia (beni intermedi +23,3% annuo a maggio 2022, beni strumentali +8,1%, beni di consumo +8,2%) resta, comunque, molto piรน limitato di quello dei prezzi delle commodity (+87% le energetiche, in dollari, nello stesso periodo). Il tentativo delle imprese italiane di evitare unโulteriore forte erosione dei margini, che sarebbe insostenibile, si riverserร su vari prezzi al consumo, tenendo alta lโinflazione.
- Prospettive: inflazione piรน persistente. Fino a qualche mese fa, la maggioranza dei previsori si aspettava che lโimpennata dellโinflazione fosse temporanea e che, una volta cessate le tensioni sulle commodity, si sarebbe vista una rapida discesa. Ma ora lo scenario inflazionistico sta peggiorando nellโEurozona. Secondo le previsioni della BCE di inizio giugno, lโinflazione sarebbe al +6,8% questโanno e scenderebbe a +3,5% il prossimo: troppo alta, troppo a lungo (anche peggio per la Commissione UE: +7,6% e +4,3%). La core inflation รจ attesa al +3,3% nel 2022 e ancora a +2,8% nel 2023. L’aumento annunciato dei tassi ufficiali, legato proprio a tale scenario per i prezzi, aiuterร a frenare le aspettative di inflazione e potrebbe limitare il trasferimento dei rincari ai beni industriali. I prezzi di energia e alimentari, perรฒ, dipendono da fattori esogeni, fuori del controllo della BCE: il loro sentiero, in questa fase particolare, รจ legato allโincerta evoluzione del conflitto.
- Un freno ai consumi.ย Per le famiglie, il rialzo dei prezzi finali si traduce in una maggiore spesa, a paritร di volumi, considerato anche che energia e alimentari sono difficilmente comprimibili. Ciรฒ potrebbe spingere a rimandare o ridurre lโacquisto di alcuni beni e servizi, che siano giudicati non essenziali. In direzione opposta agisce il risparmio accumulato dalle famiglie nel periodo della pandemia, che รจ un serbatoio di risorse cui alcune famiglie (sebbene non tutte) possono attingere a fronte della maggior spesa per beni e servizi. Lโeffetto netto di queste due forze contrapposte sarร che lโatteso rimbalzo dei consumi in Italia, nel corso del 2022, sarร frenato rispetto a quanto si sarebbe avuto senza il balzo dei prezzi. Inoltre, lo scudo rappresentato dallโextra-risparmio tenderร man mano ad esaurirsi, se i rincari dei prezzi non si attenueranno: finite quelle risorse, i consumi (e quindi la domanda) potrebbero risentirne in misura pesante.
Fonte: Confindustria








