Assiv, nella persona del suo Presidente Maria Cristina Urbano, che S News incontra, approfondisce il tema relativo ai disegni di legge per l’introduzione del salario minimo nel mondo del lavoro e alle gare d’appalto al massimo ribasso.

Quale, Presidente Urbano, la vostra visione in merito alla discussione in Senato dei disegni di legge per l’introduzione del salario minimo nel mondo del lavoro?
Pur comprendendo pienamente le ragioni sottese a tali iniziative legislative, non le nascondo che il mondo delle imprese è molto preoccupato per le modalità con le quali tale disposizione sarà introdotta.
Se è giusto assicurare ai dipendenti maggiore stabilità economica, infatti, è altrettanto vero che è fondamentale mettere le aziende, che poi saranno tenute a pagarli, nella condizione di poter erogare gli stipendi. Da anni stiamo assistendo alla graduale riduzione dei margini operativi risultato dell’attività aziendale.

A cosa si riferisce, nello specifico?
Mi riferisco in particolare ai modi con i quali sono costruite le gare d’appalto e ai criteri di aggiudicazione delle stesse. Il d.lgs. 50/2016 sulla materia specifica ha avuto il merito di recepire molte indicazioni che arrivavano ad Anac dagli operatori economici e da autorevoli studiosi e docenti universitari.
Tuttavia il “nuovo” codice dei contratti pubblici non ha risolto il problema che più affligge il mondo delle imprese dei servizi alle aziende: l’aggiudicazione degli appalti al massimo ribasso.

Da tempo, in effetti, Assiv si prodiga su questo fronte. Cosa vi preoccupa in particolare?
Se è vero che il “nuovo” codice dei contratti pubblici prevede il ricorso a tale pratica solo in specifiche situazioni, per lo più caratterizzate da standardizzazione dei processi, la realtà di fatto testimonia altro e il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, basata su formule che realmente premino i progetti migliori, e realistici, rimane un miraggio.
Per portarle alcuni esempi concreti nel settore che rappresento, quello della vigilanza privata, ancora negli scorsi mesi sono state bandite gare per la vigilanza armata nei tribunali con costi orari a ribasso d’asta che addirittura partivano da una base di €15.00/h. Una Guardia Particolare Giurata, una GPG, ha un costo medio orario di €19.17. Capirà bene che le aziende molto spesso rientrano a mala pena, o non rientrano affatto, dei costi, incomprimibili oltre una certa soglia, per un settore che si caratterizza per essere labour intensive.

Cosa possono fare le aziende, in questi casi?
Per le nostre aziende l’unica arma di difesa è impugnare le gare e farle annullare, con dispendio di risorse per lo Stato e servizi non erogati. Stiamo parlando di problemi che affliggono le imprese perbene, quelle che rispettano i CCNL di categoria e non ricorrono a escamotage vari, che si configurano come dumping contrattuale. A queste aziende la politica ha il dovere di dare risposte e offrire soluzioni, se non altro per non vanificare gli alti standards qualitativi conseguiti e non disperdere risorse professionali altamente qualificate. D’altra parte se l’alternativa è fallire un qualche problema etico si pone. Le enormi difficoltà che il comparto sta incontrando per giungere al rinnovo del contratto nazionale, scontano proprio tale stato di cose.

Cosa è necessario venga fatto dalla parte politica?
Pur riconoscendo all’attuale governo che il decreto “Sblocca Cantieri” recentemente approvato ha intuito il problema e cercato di indicare una via di soluzione, definendo, speriamo una volta per tutte, che i servizi caratterizzati da alta intensità di mano d’opera devono andare in gara solo con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, tuttavia è necessario che la politica acceleri i suoi processi e apra il prima possibile tavoli di confronto che portino a documenti condivisi, sottoscritti dalle associazioni di categoria maggiormente rappresentative dei vari comparti, allo scopo di garantire modalità di gara che assicurino alle aziende margini ragionevoli, tali da rendere possibile non solo il rispetto delle norme vigenti a tutela dei lavoratori,  ma anche l’innalzamento qualitativo dei servizi di sicurezza e l’adeguamento dei salari, doveroso per chi svolge servizi che sono definiti complementari e sussidiari a quelli delle Forze dell’Ordine.

a cura di Monica Bertolo

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