In Friuli Venezia Giulia arriva il Security manager

di Maria Cristina Urbano

Quale scopo si prefigge la norma della Regione in materia di sicurezza


Mi colpisce sempre favorevolmente il ruolo di apripista che le Regioni assumono su temi complessi e delicati, soprattutto quando il legislatore nazionale non mostra alcun interesse per normare gli stessi. Così, ho appreso con grande soddisfazione dell’approvazione della legge regionale del 3 marzo 2023 del Friuli Venezia Giulia che, all’art. 52, comma 2, fa riferimento al “Security manager per le infrastrutture critiche regionali”, conforme alla norma UNI 10459, debitamente certificato.

Si tratta in buona sostanza di una specifica figura professionale che ha il compito di gestire “tutti i rischi di natura dolosa e/o criminosa, colposa o accidentale” riguardanti il perimetro individuato al comma 1 del citato art. 52. 

Nella sua semplicità, e non mi sorprenderebbe se per molti nella sua inintelligibilità, si tratta di una norma rivoluzionaria! Si tratta, in effetti, di una norma che per gli addetti ai lavori è scontata: come dire che la ruota deve essere tonda e non quadrata. Eppure è una disposizione rivoluzionaria perché sino ad oggi, nella maggior parte delle pubbliche amministrazioni che hanno necessità di avvalersi dei servizi di vigilanza armata per garantire la sicurezza nei tribunali, negli ospedali, negli uffici pubblici o aperti al pubblico, ebbene in tutte queste amministrazioni si continua ad impiegare la ruota quadrata…

In soldoni, quale scopo si prefigge la norma della Regione? Di ricorrere preventivamente all’intervento di un professionista in analisi del rischio quando si intende procedere alla predisposizione di un bando di gara per servizi di vigilanza armata. E già, perché ogni struttura, infrastruttura, ufficio pubblico si caratterizza per avere proprie peculiari criticità, da valutarsi in base ad una molteplicità di parametri, che non lo rendono sic et sempliciter assimilabile a strutture similari. Un esempio? Ebbene, non serve un security manager per immaginare che i Tribunali di Roma e Milano si caratterizzano per criticità che non sono certo quelle della Sezione distaccata di Portoferraio. Come un ospedale a Napoli avrà necessità affatto differenti da uno a Brescia. Intuitivo vero? Eppure, ad oggi, strutture che svolgono la stessa tipologia di servizio al cittadino vengono accomunate anche con riferimento al servizio di vigilanza. Senza peraltro che ci si sia preoccupati nemmeno di stilare linee guida che potessero almeno orientare le amministrazioni nella corretta predisposizione dei bandi di gara. Non è questione di lana caprina, perché un bando di gara mal costruito garantirà un servizio di vigilanza poco efficiente e ancor meno efficace. Sempre che non venga prima annullato dal TAR, mi verrebbe da dire, per manifesta incapacità.

Ed ecco, quindi, che il comparto della vigilanza privata, che ASSIV si pregia di rappresentare, coglie nell’iniziativa della Regione Friuli Venezia Giulia il classico raggio di sole tra le nubi. Se una rondine non fa primavera, è pur vero che l’ottimismo è il sale della vita…

D’altro canto, navigando distrattamente sui social dedicati al mondo delle professioni e del business, in questo momento la richiesta di Security manager è residuale, molti posti vacanti in località asiatiche, uno o due in Italia.

Ma allora chi è che sbaglia? La Regione Friuli Venezia Giulia che ha voluto imporre una misura superflua? O le aziende pubbliche e private che, ad esclusione di pochi seppur importanti casi, non sentono il bisogno di affidarsi a figure professionali competenti in materia di analisi del rischio? Eppure la legislazione vigente impone obblighi stringenti in materia di safety e security (le due facce della stessa medaglia) a tutela dei propri dipendenti. Il Security manager è la figura di riferimento per l’organizzazione, la gestione e l’assunzione di responsabilità della sicurezza di un’azienda.

La mia personale risposta a questa domanda è che la sicurezza è una cosa seria. È un costo quando è percepita solo come un obbligo tra i tanti, e in questi casi lo diventa davvero solo un costo, perché pensata male e garantita peggio. Ma se ci soffermiamo un attimo a considerare che la sicurezza costituisce uno dei presupposti per il normale svolgimento della vita in una società complessa come la nostra, che in quanto tale è un diritto costituzionalmente garantito, e che pur trattandosi di un bene immateriale ha risvolti quotidiani più che materiali, ebbene forse possiamo valutare appieno il valore intrinseco dell’iniziativa del Friuli Venezia Giulia. Il nostro auspicio è che questa rappresenti il primo passo verso una nuova consapevolezza.

Segui il blog di Maria Cristina Urbano sull’Huffington Post