Martedì 24 novembre 2020 è stato presentato il Rapporto SVIMEZ 2020, L’economia e la società del Mezzogiorno.

Quanto emerge dal rapporto Svimez sull’impatto economico del Covid-19 è che la prima ondata della pandemia ha avuto per epicentro il Nord. La crisi economica si è però presto estesa al Mezzogiorno dove si è tradotta in emergenza sociale incrociando un tessuto produttivo più debole, un mondo del lavoro più frammentario e una società più fragile. La seconda ondata, a differenza della prima, ha interessato direttamente anche il Mezzogiorno. All’emergenza economica e sociale già sperimentata nella prima ondata si è perciò sommata, nell’ultimo mese, l’emergenza sanitaria generata dalla pressione sulle strutture ospedaliere e in più generale su tutto il sistema di cura.

L’ECONOMIA MERIDIONALE MINACCIATA

Nel 2020 il Pil italiano, secondo SVIMEZ, si contrarrà del 9,6%. L’arretramento più marcato nel Centro-Nord, con un calo del 9,8%, nelle regioni meridionali sarà del 9%. Nelle regioni meridionali il secondo lockdown ha accresciuto le difficoltà di attività e pezzi di occupazione in posizione marginale (sommerso, nero, irregolari). Di qui la caduta del reddito disponibile delle famiglie del -6,3% che si trasmette ai consumi privati, con una contrazione al Sud pari al -9,9% superiore a quella del CentroNord (-9%). Mentre la base produttiva meridionale non ha ancora recuperato i livelli antecedenti la “lunga crisi”, specie nel comparto industriale. La SVIMEZ prevede che il Pil cresca nel 2021 al Sud dell’1,2% e nel 2022 dell’1,4% e al Centro-Nord del 4,5% nel 2021 e del 5,3%l’anno successivo. La conseguenza è che la ripresa sarebbe segnata dal riaprirsi di un forte differenziale tra le due macro aree.

Fonte: Svimez