Intervista ad Alessandro Fonti e Andrea Porchera sul ruolo delle relazioni e della comunicazione istituzionale nel comparto della sicurezza e della vigilanza privata.

L’aula del Senato durante l’esame sullo scostamento di bilancio nell’aula del Senato, Roma, 20 gennaio 2021. ANSA/ETTORE FERRARI

Quali sono le azioni che caratterizzano l’attività di relazioni e comunicazione istituzionale?

Gestire le relazioni e la comunicazione istituzionale significa costruire ed implementare un dialogo trasparente tra aziende pubbliche, aziende private, associazioni, singoli cittadini da un lato e le istituzioni dall’altro, in particolar modo con il Parlamento, il Governo e le Amministrazioni centrali dello Stato. Significa, in buona sostanza, rappresentare le legittime istanze della società civile nei confronti dei decisori, in modo che questi ultimi, nella loro indipendenza e autonomia, possano essere correttamente e puntualmente informati sulle criticità e opportunità che caratterizzano, in un dato momento e a condizioni date, un comparto produttivo piuttosto che una realtà imprenditoriale o una associazione. Tale attività di rappresentanza degli interessi, fatta con professionalità e competenza, contribuisce a creare le condizioni per una consapevole attività normativa o regolamentare, contemperando istanze anche lontane tra loro, nell’interesse del Paese ad un ecosistema normativo equilibrato ed efficace. L’attività può essere anche assai complessa, impiegando in maniera sinergica ed interdisciplinare strumenti propri della consulenza strategica, della tecnica legislativa, della comunicazione: definire correttamente il contesto nel quale si opera, individuare rischi e punti di forza, adeguare la strategia aziendale, affermarsi come stakeholder credibili e affidabili, portatori di istanze che devono essere quanto più possibile orizzontali nell’interesse della collettività, influenzare in maniera trasparente il processo normativo. Quindi, organizzazione di meeting one-to-one, conferenze stampa, workshop, convegni, partecipazione ad eventi organizzati da terze parti, interventi sulla stampa generalista e di settore, redazione di position paper, partecipazione a consultazioni e gruppi di lavoro, predisposizione di atti normativi.



Nell’ambito delle relazioni istituzionali, quali sono le peculiarità del comparto della sicurezza e della vigilanza privata?

Ogni settore ha le sue specificità e sarebbe inesatto affermare che un comparto sia naturalmente più difficile da rappresentare di un altro. E’ il contesto nel quale si è chiamati ad agire, in un dato momento storico, a fare la differenza. E occorre saperlo interpretare correttamente. Nessun vantaggio o svantaggio competitivo è destinato a cristallizzarsi per sempre, occorre saper adeguare strategia e strumenti alle condizioni esistenti, e garantire coerenza di messaggi. È importante “disseminare” costantemente, nei momenti difficili come in quelli favorevoli. Con riguardo al comparto della sicurezza privata, questo sconta un problema reputazionale legato sia alla scarsa conoscenza del settore, che ad una rappresentazione distorta che deriva da alcuni episodi di cronaca che, seppur assai gravi, in alcun modo rappresentano una realtà che negli ultimi anni è stata capace di affrontare con coraggio un percorso di profondo rinnovamento e qualificazione professionale. Se lo sporadico episodio di cronaca nera fa notizia, più difficile è raccontare le tante best practice e gli esempi virtuosi dai quali emerge la reale professionalità della guardia particolare giurata. Il dramma “acchiappa clic” della nostra epoca insomma. Tuttavia il problema è anche di natura culturale: il quadro normativo risente tuttora di una impostazione figlia dello Stato novecentesco e la percezione di una netta separazione tra la sfera pubblica e quella privata non consente di valorizzare adeguatamente il richiamato percorso di professionalizzazione delle gpg e di innalzamento degli standard qualitativi degli istituti di vigilanza cui si è assistito nell’ultimo decennio. Il cittadino e la politica identificano la sicurezza con le Forze dell’Ordine, sicurezza pubblica appunto. Ma il tempo in cui si dovrà dare compiuta attuazione alla partnership pubblico-privato anche nel campo della sicurezza non è lontano. E contrariamente a quanto si possa superficialmente ritenere, questo percorso garantirà più alti livelli qualitativi nel servizio, sotto lo stretto indirizzo delle autorità pubbliche, riservando le attività più sensibili a Polizia e Carabinieri.



L’attività di relazioni istituzionali di Assiv ha portato risultati?

In passato, negli anni del delicato passaggio al nuovo quadro normativo della vigilanza privata, l’Associazione ha saputo ritagliarsi uno spazio di interazione tecnica con l’Amministrazione controllante. Si è trattato, tuttavia, di un ambito riservato agli addetti ai lavori, tralasciando invece la pur necessaria proiezione verso la società nella quale le imprese sono chiamate ad operare e verso la politica. Nel tempo il dialogo con l’Amministrazione è divenuto più effimero mentre è emersa l’oggettiva difficoltà a farsi correttamente percepire dai decision makers. Una costante e corretta attività di posizionamento e di accreditamento, corroborata da analisi strategiche e tecniche solide, oggi ci consente di interloquire in maniera assai costruttiva con l’intero arco parlamentare, avendo peraltro sgombrato il campo da condizionamenti di natura ideologica del tutto estranei all’attività di vigilanza privata ed incompatibili con il ruolo che le viene riconosciuto dal TULPS nel sistema sicurezza-Paese. Oggi Assiv è correttamente percepita come un interlocutore serio, che rappresenta un comparto composto da più di 150.000 lavoratori (tra gpg e fiduciari), consapevole del ruolo che svolge e di quello che potrebbe potenzialmente svolgere: non in sostituzione delle forze dell’ordine o per chiedere uno strapuntino aggiuntivo per il proprio business, ma con l’ambizione di contribuire a costruire le condizioni per un generale innalzamento dei livelli di sicurezza del nostro Paese. In Parlamento, in discussione in I Commissione alla Camera dei Deputati, vi sono molteplici proposte di legge, in rappresentanza di tutte le principali forze politiche, per consentire l’espletamento dei servizi di sicurezza privata all’estero. Stiamo favorendo l’apertura di un dibattito serio sulla close protection, in linea con quanto avviene nel resto d’Europa. Veniamo auditi dal Parlamento sui provvedimenti di interesse. Siamo costantemente presenti sulla stampa generalista, oltre che su quella di settore. Anche se le sfide non mancano, ci sembra che sia stato tracciato il giusto percorso… 

Alessandro Fonti-Andrea Porchera

Alessandro Fonti ed Andrea Porchera