Huffington Post: Sul comparto della sicurezza privata qualcosa si muove, ma molto lentamente

di Maria Cristina Urbano

Nei giorni scorsi è stato presentato in una Conferenza stampa al Senato della Repubblica il disegno di legge S 902 “Modifica all’art. 138 del testo unico della legge di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, recante l’istituzione dell’albo nazionale delle guardie particolari giurate”, a prima firma Alberto Balboni, Presidente della 1^ Commissione Affari Costituzionali, sottoscritta da un nutrito numero di senatori di Fratelli d’Italia.

Si tratta di un disegno di legge snello, composto da soli 4 articoli, che interviene sul testo di riferimento del settore della vigilanza privata, ovvero il TULPS. In particolare, con l’articolo 1 si prevede l’istituzione dell’albo professionale delle Guardie Particolare Giurate che sarà suddiviso in due sezioni: una per gli aspiranti alla nomina di GPG, l’altra dedicata alle guardie giurate già decretate e abilitate a svolgere questa professione. 

L’articolo 2 reca il divieto di adibire operatori di portierato a servizi di vigilanza e riporta la relativa disciplina sanzionatoria.

L’articolo 3 reca modifiche al Dlgs 21 aprile 2011, n. 67, al fine di riconoscere alle guardie particolari giurate il diritto al pensionamento anticipato in quanto lavoratori impiegati in mansioni particolarmente faticose e pesanti.

Infine, l’articolo 4 reca le disposizioni di copertura finanziaria.

Evidentemente l’istituzione di un albo professionale specifico per le guardie particolari giurate rappresenterebbe un passo importante, ulteriore rispetto i già alti standard previsti dalla normativa vigente, per garantire operatori della sicurezza adeguatamente formati e “disciplinati”, per supportare al meglio le nostre forze dell’ordine. Una sorta di garanzia aggiuntiva che consentirebbe più facilmente il superamento di limiti al campo d’azione delle GPG che difficilmente oggigiorno trovano giustificazioni che non siano esclusivamente ideologiche.

Si tratta peraltro di un doppio albo presso il ministero dell’interno, uno per le GPG e uno per gli aspiranti. Ottima iniziativa, ma occorre porsi una domanda tanto banale quanto fondamentale: chi se ne occupa? Realisticamente, le Prefetture. A tal proposito però giova ricordare che l’Albo delle GpG è già stato istituito qualche anno fa, quando Assiv fu chiamata al Ministero per l’iniziativa di lancio, ma del progetto non se n’è fatto più nulla, ad oggi sembra si tratti di uno strumento interno ad uso esclusivo delle Prefetture, che dovrebbero “popolare” il database, ma che evidentemente, dovendo gestire una serie sterminata di altre incombenze, hanno difficoltà ad essere proattive e quello che avrebbe potuto essere uno strumento utile si è trasformato nell’ennesima incombenza burocratica, che contribuisce a soffocare gli uffici pubblici senza apportare alcun contributo alla gestione della sicurezza.

Lodevolissima anche la sanzione prevista dall’articolo 2 per chi utilizza i fiduciari al posto delle GPG. Ma chi viene sanzionato, l’Istituto di Vigilanza o il cliente? Risulterebbe ovvio fosse il secondo ma, trattandosi spesso di stazioni appaltanti pubbliche, davvero riteniamo la cosa improbabile e temiamo possa trasformarsi nell’ennesimo coltello alla gola degli imprenditori, costretti a barcamenarsi tra un incredibile complesso di obblighi e gare d’appalto che prestano scarsa attenzione alla qualità dell’offerta e molta più attenzione all’aspetto economico, ossia al risparmio. Comprensibile, ma non certo funzionale.

Terzo punto, il lavoro usurante. Sarebbe giusto, in particolare per i lavoratori notturni con anzianità nel tipo di lavoro. Si tratta però di una disposizione molto costosa. Siamo certi che si possano trovare le coperture? Mettere mano alla materia scoperchia sempre il vaso di Pandora e non pare che quello della vigilanza privata, tra i tanti, sia un settore capace di ottenere particolare attenzione da parte del decisore. 

Insomma, qualcosa si muove, e diamo atto a questo governo e a questa maggioranza di aver ripetutamente dimostrato di saper essere vicino ad aziende e lavoratori che troppo spesso in passato sono stati dimenticati dalla politica, tuttavia si può e si deve fare molto altro.

A partire dall’approvazione in tempi rapidi della proposta di legge Lollobrigida sull’impiego delle guardie giurate all’estero, un mercato da svariate decine di miliardi di euro, a oggi precluso alle aziende italiane. Porre le basi normative per un rafforzamento delle aziende del comparto, aprendo loro nuove e qualificanti nicchie di mercato, è la premessa ineludibile per proseguire il percorso virtuoso avviato oltre dieci anni orsono con la riforma del settore. Imprese solide garantiscono investimenti, formazione e innovazione, un mercato sano e competitivo e un qualificato contributo al sistema sicurezza del Paese. Qualcosa si muove, ma molto lentamente…

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