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Cybersicurezza: Linee guida Cifrari a Blocchi

Un responsabile della sicurezza informatica deve leggere attentamente le linee guida funzioni crittografiche pubblicate dall’agenzia per la cybersicurezza nazionale. Questo manuale prende in considerazione i cifrari a blocchi.

Questo documento illustra una tecnologia di protezione crittografica, basata sui cifrari a blocchi. Questi sono i metodi di crittografia oggi più diffusi nell’ambito delle comunicazioni digitali.

Si tratta di sistemi simmetrici, che utilizzano in fase di cifratura e decifratura la stessa chiave, che evidentemente deve essere nota soltanto ai legittimi interlocutori e non deve essere accessibile a nessun altro.

La caratteristica di questi applicativi crittografici è definita dal nome stesso, in quanto essi operano su porzioni del testo in chiaro di lunghezza prefissata, chiamate appunto blocchi.

Un messaggio in chiaro viene suddiviso in blocchi e l’algoritmo provvede a cifrare ogni singolo blocco. Solo chi è in possesso della chiave può ricostruire il messaggio di partenza, tramite calcolo inverso. L’elevato livello di sicurezza di questi algoritmi discende dal fatto che la chiave segreta viene utilizzata per generare più chiavi intermedie. Col passare del tempo e con l’aumento di potenza di calcolo dei computer, le chiavi a 64 bit, inizialmente utilizzate, sono state successivamente allungate fino a 128 bit e, in qualche caso, perfino con lunghezze maggiori. Il secondo capitolo di questo manuale illustra le varie tecniche di cifrari a blocchi oggi disponibili, in grado di garantire la sicurezza delle comunicazioni.

L’intero terzo capitolo è dedicato alla illustrazione delle tecniche di attacco dei cifrari a blocchi. Una delle prime tecnologie di attacco, negli anni 90, sfruttava l’individuazione di possibili relazioni lineari tra i blocchi del testo in chiaro ed i blocchi del testo cifrato.

Al proposito, chi scrive coglie l’occasione per ricordare ai lettori una tecnica di violazione di un algoritmo criptografico, utilizzata durante la seconda guerra mondiale. Gli esperti di decrittazione esaminarono un certo numero di messaggi, che venivano scambiati tra le forze armate tedesche. Tutti questi messaggi erano dotati di un’intestazione, che veniva anch’essa cifrata. Mettendo a confronto i testi cifrati di vari messaggi, si poté scoprire, conoscendo già il significato in chiaro del primo blocco del testo cifrato, qual era la chiave di cifratura!

Un’altra tecnica di analisi è stata battezzata criptoanalisi differenziale e fu messa a punto nei primi anni 90 per attaccare uno dei più diffusi cifrari allora in uso, vale a dire il DES (digital Encryption standard). Non dimentichiamo infine che lo scenario di rischio è certamente aumentato negli ultimi tempi, grazie alla possibilità di utilizzare computer quantistici come strumenti di attacco.

Il quarto capitolo è dedicato alla illustrazione dell’algoritmo criptografico che nel 2001 vinse la competizione pubblica lanciata dal NIST: lo AES – Advanced Encryption standard, che è oggi l’algoritmo più diffuso nell’ambito della cifratura a blocchi. La lunghezza dei blocchi coinvolti è di 128 bit.

Il quinto capitolo è dedicato alla illustrazione delle modalità di funzionamento dei cifrari a blocchi, illustrando pregi e difetti delle varie modalità disponibili. Particolare attenzione viene prestata alla rapidità di cifratura, che rappresenta un elemento vantaggioso nell’utilizzo quotidiano.

Il sesto capitolo è dedicato alla illustrazione delle tecniche di padding, vale a dire le tecniche che permettono di rendere tutti i blocchi della stessa lunghezza, indipendentemente dalla lunghezza presente nel messaggio originale. Ciò può comportare il fatto che la lunghezza del testo cifrato possa essere maggiore rispetto a quella del messaggio in chiaro e occorre che il destinatario del messaggio, che deve procedere alla decifrazione, conosca la tecnica utilizzata dal mittente per rendere tutti i blocchi della stessa lunghezza, aggiungendo bit ove necessari.

Il manuale si conclude, al capitolo 7, con la raccomandazione di utilizzare solo l’algoritmo AES, con appropriata lunghezza della chiave.

Qui trovi le linee guida ANC

Adalberto Biasiotti

Fonte: Punto Sicuro

Istat: Posti vacanti nelle imprese dell’industria e dei servizi (stime preliminari IV trimestre 2024)

L’Istat rende disponibili online le stime preliminari del tasso di posti vacanti riferite al quarto trimestre 2024, per tutte le imprese con dipendenti dell’industria e dei servizi (serie disponibile a partire dal 2016) e anche per il sottogruppo di quelle con almeno 10 dipendenti (serie disponibile a partire dal 2004).

Nel quarto trimestre 2024, il tasso di posti vacanti destagionalizzato, per il totale delle imprese con dipendenti, cresce di 0,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, attestandosi al 2,1%. In particolare, sul risultato per il totale economia contribuiscono in ugual misura i due settori aggregati dell’industria e dei servizi, che mostrano un pari aumento di 0,1 punti percentuali registrando un tasso rispettivamente del 2,0% e 2,2%.

Per le imprese con almeno 10 dipendenti, il tasso di posti vacanti mostra una sostanziale stabilità in entrambi i settori aggregati.

Tasso di posti vacanti nel totale imprese | I trimestre 2016-IV trimestre 2024, dati destagionalizzati, valori percentuali

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Tasso di posti vacanti nelle imprese con almeno 10 dipendenti | I trimestre 2010-IV trimestre 2024, dati destagionalizzati, valori percentuali

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I posti vacanti si riferiscono alle ricerche di personale che, alla data di riferimento (l’ultimo giorno del trimestre), sono iniziate e non ancora concluse. In altre parole, sono i posti di lavoro retribuiti (nuovi o già esistenti, purché liberi o in procinto di liberarsi) per i quali il datore di lavoro cerca – attivamente e al di fuori dell’impresa – un candidato adatto ed è disposto a fare sforzi supplementari per trovarlo.

Il tasso di posti vacanti è il rapporto percentuale fra il numero di posti vacanti e la somma di questi ultimi con le posizioni lavorative occupate. Tale indicatore può fornire informazioni utili per interpretare l’andamento congiunturale del mercato del lavoro, dando segnali anticipatori sul numero di posizioni lavorative occupate.

I dati presentati in questa nota si riferiscono alle imprese dell’industria e dei servizi e si basano su due rilevazioni: la rilevazione mensile sull’occupazione, gli orari di lavoro, le retribuzioni e il costo del lavoro nelle grandi imprese (GI), condotta sulle imprese con almeno 500 dipendenti, e la rilevazione trimestrale sui posti vacanti e le ore lavorate (Vela), condotta sulle imprese fino a 499 dipendenti.

Le stime preliminari diffuse nella presente nota potranno essere riviste in occasione della pubblicazione del 13 marzo 2025, anch’essa relativa al quarto trimestre 2024, contenente un insieme più ampio di dati sui posti vacanti.

Maggiori informazioni sulle fonti e la metodologia di produzione degli indicatori sui posti vacanti, inclusa la politica di revisione, si trovano nella nota metodologica.

Fonte: ISTAT

Rapporto Istat – Cnel: Il lavoro delle donne tra ostacoli e opportunità  

Lo scorso 6 marzo è stata presentata a Villa Lubin un’anticipazione del Rapporto CNEL-Istat sull’occupazione femminile intitolato “Il lavoro delle donne tra ostacoli e opportunità”.  Il volume, curato da Cristina Freguja, Maria Clelia Romano, Linda Laura Sabbadini, è in fase di pubblicazione.

Il lavoro femminile rappresenta una componente essenziale per lo sviluppo economico e sociale di un Paese. Tuttavia, le donne continuano a incontrare numerosi ostacoli nell’accesso al mercato del lavoro e alla permanenza tra le file delle occupate, nella progressione di carriera e nella conciliazione dei tempi di vita. Questo volume offre un’analisi approfondita delle criticità che in questo ambito ancora permangono e delle sfide che il nostro Paese dovrà affrontare per superarle.

Il lavoro è stato realizzato nell’ambito dell’accordo interistituzionale CNEL-Istat con la collaborazione del Comitato per le Pari Opportunità del CNEL presieduto dalla consigliera Rossana Dettori, e composto dai consiglieri Fiovo Bitti, Maria Teresa Colaiacovo, Livia Ricciardi, oltre altri esperti esterni. Nel testo integrale una prima sintesi dei principali risultati. 

Sicurezza urbana: accordi tra istituzioni, forze dell’ordine e vigilanza privata per proteggere cittadini e imprese

La sicurezza urbana rappresenta una priorità fondamentale per le amministrazioni locali, impegnate quotidianamente nella tutela dei cittadini e delle attività economiche. In questo contesto, la stipula di protocolli d’intesa tra enti locali, forze dell’ordine e associazioni di categoria emerge come una strategia efficace per affrontare le sfide legate alla criminalità e al degrado urbano.

Un esempio significativo proviene da Porto Sant’Elpidio, dove l’amministrazione comunale ha recentemente incontrato il prefetto di Fermo, Edoardo D’Alascio, per discutere di sicurezza cittadina, con un’attenzione particolare agli esercizi commerciali. Durante l’incontro, è stata evidenziata la necessità di interventi mirati in aree urbane vulnerabili, spesso teatro di reati predatori correlati a disagio sociale e dipendenze da sostanze stupefacenti. In risposta, il Comune ha avviato l’implementazione di sistemi di videosorveglianza e servizi di vigilanza privata notturna per proteggere gli edifici pubblici. Inoltre, sono previsti incentivi per i commercianti che adotteranno misure di difesa passiva, e l’estensione del “Controllo di vicinato” al centro cittadino.

Questo approccio collaborativo non è un caso isolato. Nel dicembre 2024, la Regione Marche ha siglato i “Patti per la Sicurezza Urbana” con le prefetture di Macerata e Fermo, coinvolgendo comuni come Fermo, Porto San Giorgio e Porto Sant’Elpidio. L’accordo prevede un programma di iniziative congiunte per rafforzare la sicurezza urbana attraverso la cooperazione tra istituzioni.

Un altro esempio rilevante è il protocollo “Mille Occhi sulla Città”, rinnovato nel gennaio 2022. Questo accordo, sottoscritto dal Ministero dell’Interno, dall’ANCI e dalle principali associazioni della vigilanza privata, promuove la collaborazione tra istituti di vigilanza, forze di polizia e polizia municipale per un controllo più capillare del territorio.

La stipula di tali protocolli consente una condivisione delle risorse e delle informazioni tra i vari attori coinvolti, ottimizzando gli interventi sul territorio. Inoltre, favorisce l’adozione di tecnologie avanzate, come sistemi di videosorveglianza integrati, che migliorano la capacità di prevenzione e risposta agli eventi criminosi. Infine, rafforza il senso di comunità e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, elementi chiave per una convivenza civile serena. Certo, le Prefetture potrebbero essere più incisive nel raccordo tra amministrazioni territoriali e sicurezza privata, che pur necessariamente ancorata al vincolo contrattuale con la propria utenza, di cui fanno parte, molto spesso, le stesse amministrazioni locali, rappresenta pur sempre una presenza sostante sul territorio e quindi efficace presidio di sicurezza.

La stipula di protocolli d’intesa rappresenta insomma una strategia vincente per garantire maggiore sicurezza ai cittadini. Attraverso la collaborazione strutturata tra enti locali, forze dell’ordine e società civile, è possibile creare un sistema di sicurezza integrato e partecipato, capace di rispondere in modo efficace alle sfide contemporanee.

Qui gli articoli di stampa: https://www.cronachefermane.it/2025/02/12/lamministrazione-di-porto-santelpidio-dal-prefetto-per-il-piano-sicurezza/684661