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In gennaio denunciati all’Inail più di 16mila contagi sul lavoro da Covid-19. È il dato mensile più alto dal 2020

In gennaio denunciati all’Inail più di 16mila contagi sul lavoro da Covid-19. È il dato mensile più alto dal 2020

Il 24esimo report curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto online insieme alla versione aggiornata delle schede di approfondimento regionali: le infezioni di origine professionale segnalate dall’inizio della pandemia sono 211.390, in aumento del 10,6% rispetto a dicembre. I decessi sono 823, 12 in più rispetto all’ultimo monitoraggio ma tutti avvenuti nei mesi precedenti

ROMA – I contagi sul lavoro da Covid-19 denunciati all’Inail alla data del 31 gennaio sono 20.344 in più rispetto al monitoraggio di fine 2021 (+10,6%), di cui 16.779 riferiti al primo mese del 2022, 3.169 a dicembre, 170 a novembre e 38 a ottobre scorsi, con i restanti 188 casi distribuiti tra il 2020 e gli altri mesi del 2021. Il consolidamento dei dati permette, infatti, di acquisire informazioni non disponibili nelle rilevazioni e nei mesi precedenti. Come evidenziato dal 24esimo report della Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, pubblicato oggi insieme alla versione aggiornata delle schede di approfondimento regionali, le 16.779 infezioni di origine professionale segnalate in gennaio rappresentano il dato più alto registrato dal 2020. Gennaio 2022 infatti si colloca, per numero di contagi denunciati, dopo novembre, marzo, dicembre, ottobre e aprile del 2020 e prima di tutti i mesi del 2021.

Sette casi su 10 concentrati nel 2020. Le denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 pervenute all’Inail dall’inizio della pandemia sono 211.390, pari a oltre un sesto del totale degli infortuni denunciati da gennaio 2020 e all’1,9% del complesso dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto superiore di sanità alla stessa data. Il 2020, con 148.565 casi, raccoglie il 70,3% di tutte le infezioni di origine professionale segnalate all’Istituto fino al 31 gennaio 2022, con il mese di novembre al primo posto con 40.701 denunce, seguito da marzo con 28.691. Il 2021, con 46.046 contagi denunciati, pesa invece per il 21,8% sul totale. I contagi sul lavoro con esito mortale rilevati alla data dello scorso 31 gennaio sono 823, pari a un quarto del totale dei decessi denunciati da gennaio 2020, con un’incidenza dello 0,6% rispetto al complesso dei deceduti nazionali da Covid-19 comunicati dall’Iss alla stessa data. Rispetto agli 811 casi mortali registrati dal monitoraggio del 31 dicembre 2021, i decessi sono 12 in più, tutti riconducibili ai mesi precedenti (nove avvenuti nel 2021 e tre nel 2020). Salvo consolidamenti (denunce tardive) rilevabili nei prossimi monitoraggi, infatti, al momento il mese di gennaio 2022 non presenta denunce di infortuni mortali da contagio.

Milano al primo posto tra le province più colpite. L’analisi territoriale evidenzia una distribuzione delle denunce del 43,0% nel Nord-Ovest (prima la Lombardia con il 25,6%), del 23,5% nel Nord-Est (Veneto 10,2%), del 15,5% al Centro (Lazio 6,9%), del 12,9% al Sud (Campania 6,0%) e del 5,1% nelle Isole (Sicilia 3,6%). Le province con il maggior numero di contagi da inizio pandemia sono quelle di Milano (10,2%), Torino (6,9%), Roma (5,5%), Napoli (4,0%), Brescia (2,6%), Genova (2,5%), Varese e Verona (2,4% ciascuna), Bologna (2,2%), Firenze e Monza Brianza (entrambe con il 2,0%). Milano è anche la provincia che registra il maggior numero di infezioni denunciate nell’ultimo mese, seguita da Torino, Roma, Brescia, Genova, Monza e Brianza, Napoli, Venezia e Firenze. Le province che hanno registrato gli incrementi percentuali maggiori rispetto al monitoraggio  precedente, non per contagi avvenuti solo in gennaio ma per il consolidamento dei dati in mesi precedenti, sono però quelle di Teramo (+28,9%), Lucca (+22,0%), Ragusa (+20,3%), Cagliari (+20,0%), Siracusa (+19,8%), Monza e Brianza (+19,8%), Latina (+19,5%), Imperia (+18,6%) e Trapani (+18,3%).

Nell’ultimo mese l’età media dei contagiati è scesa a 44 anni e mezzo. La maggioranza delle infezioni di origine professionale riguarda le donne. La quota delle lavoratrici contagiate sul totale dei casi denunciati, infatti, è pari al 68,3%. La componente femminile supera quella maschile in tutte le regioni, a eccezione della Sicilia e della Campania, dove l’incidenza delle donne sul totale delle infezioni segnalate all’Inail è, rispettivamente, del 46,7% e del 44,9%. L’età media dei contagiati dall’inizio della pandemia è di 46 anni per entrambi i sessi, ma nel solo mese di gennaio 2022 è scesa a 44 anni e mezzo. Il 41,7% del totale delle denunce riguarda la classe 50-64 anni. Seguono le fasce di età 35-49 anni (36,6%), under 35 anni (19,8%) e over 64 anni (1,9%). Gli italiani sono l’87,0%, mentre il restante 13,0% delle denunce riguarda lavoratori stranieri, in particolare rumeni (21,0% dei contagiati stranieri), peruviani (12,6%), albanesi (8,1%), moldavi (4,5%), ecuadoriani (4,1%) e svizzeri (4,0%).

Il trend nuovamente in crescita nella sanità e assistenza sociale. Nell’evoluzione dei contagi si riscontrano alcune differenze in diversi settori produttivi. In particolare la sanità e assistenza sociale, in cui si concentra il 63,9% delle denunce codificate, ha mostrato, rispetto al 2020 e in termini assoluti, un numero di infortuni da Covid-19 in costante discesa nel primo semestre del 2021, registrando il suo livello minimo nel mese di giugno con 61 casi (erano più di 400 a giugno 2020) e tornando poi a crescere nella seconda parte dell’anno, con oltre duemila infortuni a dicembre e cinquemila a gennaio 2022. In termini di incidenza sul totale dei contagi denunciati all’Inail, la sanità e assistenza sociale ha avuto riduzioni tra febbraio e giugno 2021, per poi mostrare segnali di ripresa nel secondo semestre dell’anno, proseguiti anche a gennaio 2022. Altri comparti produttivi hanno invece registrato nel corso del 2021, ma anche a gennaio di quest’anno, incidenze di contagi professionali maggiori rispetto al 2020. È il caso, per esempio, del trasporto e magazzinaggio, che nel primo mese del 2022 ha raggiunto anche il numero più elevato di denunce da inizio pandemia.

L’Anac chiede a Governo e Parlamento un intervento normativo sulla revisione dei prezzi negli appalti

L’Anac chiede a Governo e Parlamento un intervento normativo sulla revisione dei prezzi negli appalti

Con una nota firmata dal Presidente Giuseppe Busia, Anac ha richiesto al governo e al parlamento un urgente intervento normativo sulla revisione dei prezzi negli appalti per far fronte agli esorbitanti incrementi delle materie prime nei contratti in corso di esecuzione riguardanti servizi e forniture.
Inoltre l’Autorità sta aggiornando il bando tipo digitale per tutte le stazioni appaltanti prevedendo l’obbligo di inserimento nei bandi di gara delle clausole di revisione dei prezzi. Questo per recepire l’articolo 29 del d.l. 4/2022. Anac ha effettuato anche la verifica dei prezzi standard della Guida operativa (espressamente richiamati come riferimento per la revisione dei prezzi), che non risultano indicizzati, alcuni dei quali non sono aggiornati da anni. Ciò a vantaggio delle Stazioni appaltanti, applicando un’opportuna indicizzazione basata su dati Istat.

Per esempio: il lavanolo (fondamentale nel settore ospedaliero), fermo al 2013, con una rivalutazione oggi di + 6,1 per cento; i servizi di pulizia e disinfestazione, con una rivalutazione di + 10,6 per cento rispetto ai prezzi pubblicati nel 2013; e i servizi di ristorazione, con una rivalutazione di + 4,4 per cento rispetto ai prezzi pubblicati nel 2016.

La nota di Anac è stata inviata ai ministri delle Infrastrutture Enrico Giovannini, e dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, e al Presidente della Quinta Commissione del Senato Daniele Pesco. L’Autorità chiede che l’intervento normativo di adeguamento prezzi venga inserito nella conversione del decreto N.4/2022, prevedendo espressamente all’articolo 29 un meccanismo di compensazione. In sostanza Anac chiede che la compensazione dei prezzi avvenga non soltanto per i lavori pubblici, ma anche per servizi e forniture.

Dichiarazione del Presidente Busia

“L’obiettivo dell’Autorità è quello di stabilire meccanismi che consentano di riguadagnare un equilibrio contrattuale, adeguando un aumento dei valori negli appalti per tenere conto dei costi reali. Se non lo si fa: o le gare vanno deserte, o partecipa solo chi poi chiederà varianti con aumento dei prezzi, oppure la prestazione non viene adempiuta”, dichiara il Presidente di Anac Giuseppe Busia. “In questo momento non dobbiamo guardare al risparmio immediato, ma riconoscere che bisogna avere clausole di adeguamento dei prezzi che tengano conto dei costi reali, indicizzando i valori inseriti nel bando di gara. Altrimenti rischiamo di vanificare lo sforzo del Pnrr, perché le gare di appalto andranno deserte, o favoriranno i “furbetti” che punteranno subito dopo l’aggiudicazione a varianti per l’aumento dei prezzi. Molto meglio stabilire dei meccanismi trasparenti e sicuri di indicizzazione, così da favorire un’autentica libera concorrenza e apertura al mercato plurale, e serietà in chi si aggiudica l’appalto”.
“Risulta quindi imprescindibile l’individuazione normativa della percentuale di scostamento, oltre che delle modalità operative e dei limiti della compensazione”.

Assiv: nuove tecnologie e servizi di vigilanza privati

Close-up of police body camera

Assiv: nuove tecnologie e servizi di vigilanza privati

di Monica Bertolo – 28 Febbraio 2022

ASSIV, l’Associazione Italiana di Vigilanza e servizi fiduciari, che rappresenta il comparto in Confindustria, per tramite della sua presidente Maria Cristina Urbanesprime la propria posizione relativamente ad un tema molto importante per la categoria, legato all’utilizzo delle bodycam da parte delle Guardie Particolari Giurate (GPG), in situazioni di particolare rischio.

Nell’approfondimento che segue a cura di Stefano Manzelli, Laura Biarella, Gianluca Sivieri, componenti del gruppo di ricerca www.sicurezzaurbanaintegrata.it viene presentato nel dettaglio il tema, con la chiosa a cura di Assiv.

Buona lettura!

Le guardie giurate potranno utilizzare telecamere indossabili in situazioni critiche, ma prima occorrerà inquadrare bene l’aspetto formale tra privacy, TULPS e diritti dei lavoratori.

Le bodycam d’istituto potranno essere messe a disposizione anche degli operatori della vigilanza privata muniti della qualifica di guardia particolare giurata impegnati in particolari scenari operativi. Servirà però circoscrivere preventivamente il perimetro delle attività a rischio ed effettuare una approfondita valutazione di impatto privacy, oltre che richiedere un nulla osta preventivo alla questura competente. Ed eventualmente confrontarsi anche con le organizzazioni sindacali, trattandosi di un dispositivo che potrebbe interferire con l’attività lavorativa. È una bella opportunità di tutela individuale e di trasparenza per gli operatori della vigilanza privata poter attivare dispositivi finalizzati alla prevenzione e cattura di immagini nel contesto operativo. Ma la cautela è d’obbligo su una materia delicata come questa, dove di certo non è ammissibile l’uso di dispositivi privati indossati durante il servizio da operatori che solo in determinate circostanze possono essere abilitati a riprendere situazioni di pubblico interesse.

Le indicazioni del Garante per Polizia di Stato e Carabinieri

Correva l’estate 2021 quando, attraverso due distinti pareri, il Garante per la Protezione dei Dati ha dato l’ok al Viminale e al Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, all’impiego delle bodycam, finalizzato a documentare situazioni critiche di ordine pubblico in occasione di eventi o manifestazioni. L’Autorità aveva chiesto al ministero di specificare che il sistema non consentisse l’identificazione univoca o il riconoscimento facciale della persona. Il Viminale, con la Circolare 18 Gennaio 2022, ha quindi sintetizzato lo schema operativo in indicazioni di massima, richiamando l’attenzione agli aspetti afferenti ai dati personali, essendo evidente l’operatività e l’applicabilità in questo caso non del regolamento europeo bensì del D.Lgs n. 51/2018 (attuazione della direttiva 2016/680 del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, relativa alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali da parte delle autorità competenti a fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati o esecuzione di sanzioni penali) che, in determinati e limitati contesti operativi potrebbe interessare anche le guardie giurate. Va tuttavia osservato che le disposizioni operative diramate dal Viminale risultano strettamente circoscritte agli operatori di polizia e ai carabinieri di specifici reparti. Quindi non interessano concretamente le guardie particolari giurate.

Le telecamere con le gambe in dotazione anche alla Polizia Locale

Sono numerosi i comuni che hanno affidato agli operatori di Polizia Locale le bodycam con finalità di tutela della sicurezza urbana e dell’incolumità degli operatori. In questo caso la disciplina di riferimento resta sostanzialmente molto simile a quella indicata dal Viminale con la Circolare del 18 Gennaio 2022. In estrema sintesi, le videocamere indossabili d’Istituto (mai private) vengono assegnate all’operatore per ogni singola operazione da portare a termine, volta per volta, e non risultano configurabili dal medesimo, potendo essere attivate unicamente quando sussista la necessità di registrare eventi. Salvo casi eccezionali, nessuno potrà avere accesso alle riprese nell’immediato. Alla fine del turno ogni bodycam verrà spenta e i filmati esportati in automatico dalla memoria locale, quando il dispositivo viene depositato sulla docking station. Le immagini verranno conservate all’interno del server e saranno custodite gelosamente.

La necessità di una regolamentazione ad hoc per le bodycam a servizio delle guardie giurate

Quando le guardie giurate sono chiamate ad effettuare sopralluoghi in occasione di possibili scenari a rischio, come per esempio la verifica di un allarme attivo in un’azienda isolata in orario notturno, avere a disposizione una bodycam per raccogliere le immagini potrebbe agevolare l’eventuale raccolta di elementi investigativi e probatori, per un eventuale giudizio a carico dei responsabili. Sempreché un crimine, consumato o tentato, si sia verificato. La questione non è disciplinata, tuttavia facendo ricorso all’analogia e all’analisi della legislazione di pubblica sicurezza e privacy vigente, si rintraccia la strada normativa praticabile. Anzitutto con un occhio al principio di “liceità” dell’eventuale trattamento, trovando aggancio giuridico nelle stesse finalità operative delle guardie giurate, delineate dagli articoli 133 e 134 del TULPS, che le prepone alla vigilanza e custodia delle proprietà mobiliari e immobiliari, poi ampliate col D.M. n. 85/1999 e in seguito specificate ad opera del D.M. n. 154/2009. La gestione di situazioni particolarmente rischiose per l’incolumità dell’operatore, quali ad esempio gli interventi in presenza di attivazione di sistemi antifurto o antintrusione, ma anche i servizi di vigilanza di attività commerciali, trasporto valori, istituti di credito e mezzi di trasporto, richiedono senza dubbio una particolare tutela, senza che ciò tuttavia pregiudichi i diritti di terzi in materia di protezione dei dati personali. In questi termini è necessario che gli istituti di vigilanza interessati ad impiegare sistemi di videoripresa indossabili e mobili propongano al questore competente, l’aggiornamento del regolamento tecnico di servizio, al fine di prevedere tali dispositivi tra le dotazioni effettivamente impiegabili, in relazione agli standards minimi previsti dalla normativa vigente. Altro aspetto fondamentale è l’adozione della valutazione di impatto sulla protezione dei dati prevista dall’articolo 35 del regolamento europeo e dall’articolo 23 del D.Lgs n 51/2018, necessaria ogni qual volta il trattamento preveda l’uso di nuove tecnologie che, anche in relazione alla natura, all’oggetto e al contesto del trattamento, possa presentare un rischio per i diritti e le libertà delle persone fisiche che potrebbero essere video e audio-riprese. A maggior ragione laddove, le esigenze concrete dell’intervento o del servizio, prevedano che vi sia una sorveglianza sistematica di zone accessibili al pubblico. Infine, ma da non sottovalutare, è la questione connessa alla tutela dei lavoratori: l’articolo 4 della Legge 300/1970, più nota come “statuto dei lavoratori”, prevede che l’adozione di strumenti audiovisivi dai quali possa derivare anche possibilità di controllo a distanza dell’attività lavorativa dei dipendenti, sia soggetta al previo accordo collettivo stipulato dalle rappresentanze sindacali. In mancanza di questo, l’impiego dovrà essere autorizzato dalla competente sede dell’Ispettorato nazionale del lavoro.

BODYCAM E GUARDIE PARTICOLARI GIURATE

  • Gli operatori potranno essere dotati di strumenti professionali d’Istituto da attivare solo in determinate circostanze operative e nel pieno rispetto della protezione dei dati personali con sistemi criptati, non consultabili dall’addetto, in grado di riversare immediatamente i filmati catturati all’interno di un server protetto per eventuali azioni giudiziarie o di tutela del patrimonio.
  • Per ammettere gli operatori all’impiego di questi particolari strumenti di tutela personale e di aiuto all’azione di prevenzione dei reati gli istituti dovranno aggiornare i regolamenti interni, farli approvare dalla questura e valutare attentamente tutti gli aspetti privacy relativamente al corretto trattamento dei dati personali con una preventiva valutazione di impatto.
  • Gli strumenti potranno essere attivati solo in determinate circostanze critiche e dovranno essere anche previamente valutate tutte le azioni a tutela dei diritti dei lavoratori in particolare se si tratta di telecamere munite di GPS e di cattura dell’audio e video dell’operatore. Non è possibile permettere all’operatore di utilizzare ordinariamente dotazioni personali private.

A cura di Stefano Manzelli, Laura Biarella, Gianluca Sivieri.

Stefano Manzelli, Laura Biarella e Gianluca Sivieri

La posizione di ASSIV

ASSIV, l’Associazione Italiana di Vigilanza e servizi fiduciari, che rappresenta il comparto in Confindustria, per tramite della sua presidente Maria Cristina Urbano plaude all’iniziativa. “Riteniamo – sottolinea Urbano – di estrema importanza il combinato disposto tra il parere del Garante della Privacy della scorsa estate e la circolare del Ministero dell’Interno del 18 gennaio, a proposito dell’utilizzo delle bodycam per le Forze dell’Ordine. Lavoreremo alacremente in tutte le sedi opportune affinché si possa dirimere in tempi rapidi, e senza il rischio di dover ricorrere di volta in volta ad un giudice, la possibilità del loro utilizzo anche da parte delle guardie particolari giurate in situazioni di particolare rischio, nelle quali esse si possano trovare”, conclude.

Maria Cristina Urbano

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Lazio, Liguria, Molise, Sicilia e Trento in zona gialla. Campania, Lombardia, Veneto, Bolzano in zona bianca.

Ordinanza Ministero della Salute 25 febbraio 2022: Ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 nelle Regioni Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Sicilia, Veneto e nelle Province autonome di Trento e di Bolzano.

Nelle regioni Lazio, Liguria,  Molise,  Sicilia  e  nella Provincia autonoma di Trento continuano ad applicarsi, per un periodo di quindici giorni, le misure di cui alla c.d. «zona  gialla». 

Nelle regioni  Campania,  Lombardia,  Veneto  e  nella Provincia autonoma di Bolzano cessano di avere efficacia le misure di cui alla c.d. «zona gialla», e si applicano le  misure  di  cui  alla c.d. «zona bianca». 

Fonte: Ministero della Salute