ASSIV e le elezioni politiche. Di che cosa ha bisogno l’Italia? di Maria Cristina Urbano

Il 25 settembre gli elettori italiani si recheranno alle urne per scegliere un nuovo Parlamento che, con tutta probabilità, sarà chiamato in tempi molto rapidi a provvedimenti d’urgenza per far fronte alle prospettive tutt’altro che rosee che in autunno attendono le aziende, le famiglie e l’economia italiana nel suo complesso.

Nel frattempo il Governo dimissionario, a Camere sciolte, dovrà nei prossimi giorni dare seguito al piano di contenimento dei consumi del gas e presentare la Nota di Aggiornamento al DEF (c.d. NADEF), presupposto fondamentale per la legge di bilancio di fine anno.

In tale contesto non vorremmo mai (ma lo temiamo!) che la politica, con i partiti nel pieno della campagna elettorale, ognuno con strategie diverse per far fronte a sondaggi che talora sollevano il morale, talaltra gettano nello sconforto, perdesse di vista altre istanze, magari non di sistema, ma certamente rappresentative di ampi settori del Paese.

E così, anche ASSIV si permette di entrare a gamba tesa nella mischia.

L’obiettivo di ASSIV

L’obiettivo primario della nostra associazione, chiunque sarà al governo da qui a poche settimane, è che sia data attenzione al comparto della sicurezza e che le istanze della Vigilanza Privata possano trovare il loro spazio e la loro dignità. Richiesta forse scontata, ma certamente legittima alla luce della disattenzione con la quale le nostre istituzioni hanno spesso trattato la materia. Tale attenzione, certo, garantirebbe qualche sollievo alle nostre imprese, ma non dimentichiamo mai che le stesse imprese svolgono una funzione essenziale nell’ambito del sistema della sicurezza del Paese, riconosciuta e sancita dalla normativa, capace di assicurare un diritto costituzionalmente garantito quale quello alla sicurezza delle persone e dei beni. 

Nella legislatura che si sta chiudendo abbiamo certamente trovato alcuni seri interlocutori, il cui merito è stato anzitutto nell’aver avuto l’onestà intellettuale di affrontare tematiche complesse, e troppo spesso “ideologizzate”, con la volontà di comprenderne le sottese ragioni, anche di natura tecnica, e di aver mostrato curiosità e rispetto verso un comparto in marcata trasformazione e dalle grandi potenzialità.

Si tratta di persone che hanno interloquito con il comparto che rappresento per tutta la durata della legislatura, a volte in accordo, altre volte in disaccordo con quanto abbiamo portato all’attenzione del Parlamento.

Non tutti li troveremo nella prossima legislatura, l’augurio è quindi che chi li sostituirà potrà avere la loro stessa “curiosità intellettuale” e competenza.

Troppo spesso, negli ultimi decenni, sono stati infatti scelti dai partiti e quindi eletti alla Camera e al Senato soggetti dai meriti oscuri, messi in lista perché amici di cacicchi territoriali oppure perché yesman o yeswoman del segretario politico di turno. La politica e il Parlamento dovrebbero essere invece i luoghi nei quali si mettono a disposizione le proprie competenze a favore dei cittadini, delle imprese, nel riconoscimento del grande valore, anche culturale, che i corpi intermedi hanno sempre garantito nella lunga storia dell’Italia.

Di che cosa ha bisogno l’Italia?

Ciò di cui ha bisogno l’Italia, nel momento in cui peraltro la rappresentanza parlamentare sarà ridotta di circa un terzo nei suoi componenti, è avere eletti consapevoli del valore insito nelle istanze che provengono dal mondo produttivo, associativo, sindacale.

Nella Vigilanza Privata, armata e non armata, sono impegnate a vario titolo più di 100.000 persone. Pensiamo non sia velleitario chiedere con forza che nel prossimo Parlamento possa esservi qualcuno (speriamo più di qualcuno) da subito disposto ad ascoltarci e a capire quali siano le criticità che si trovano ad affrontare tutti i giorni guardie giurate, addetti ai servizi fiduciari, addetti ai trasporti valori o all’antipirateria.

I temi dell’agenda ASSIV

Gli argomenti della nostra agenda che richiedono risposte sono veramente molti, ci permettiamo di ricordarne qualcuno.

Presupposto di tutto è che l’apparato amministrativo-giudiziario dello Stato garantisca la piena e completa applicazione delle norme di settore, anche e soprattutto per quanto riguarda la piena applicazione dei principi contenuti nel Codice degli Appalti in materia di gare per servizi di sicurezza, in quanto ad alta intensità di mano d’opera: quindi rispetto degli ambiti esclusivi di competenza; applicazione del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa con contestuale divieto di offerte al ribasso sui costi del lavoro certificati; inserimento della clausola sociale.

Sulla scia di alcune best practices, il nostro invito è poi quello di superare il limite della tutela dei beni imposto alla sicurezza privata. Chiediamo di poter accedere a compiti di tutela della sicurezza pubblica, in forma sussidiaria e regolamentata, sempre in subordine ed in collaborazione con le Forze dell’Ordine, le quali potrebbero così ottimizzare l’impiego delle proprie risorse umane, strumentali e finanziarie per attività di più alto profilo. Abbiamo d’altronde esempi che funzionano, introdotti mediante leggi speciali, come l’affidamento di servizi di controllo negli aeroporti anche ad imprese di sicurezza private, in possesso di licenza di polizia ex art. 134 TULPS, oppure la possibilità per le navi battenti bandiera italiana, che transitano in aree ad alto rischio di pirateria, di impiegare operatori della sicurezza privata armati, con decreto di guardie giurate. Il provvedimento, convertito in L. 130/2011, rappresenta il primo e per ora unico caso in Italia di legittimazione del contributo di operatori privati italiani alla sicurezza nazionale in scenari internazionali.

Infine la legittimazione e regolamentazione delle attività di PMSC e Security Contractors. Le nostre aziende non possono operare all’estero per la tutela degli assets e del personale italiano che vi opera, lasciando il campo ad aziende straniere che ne traggono grandi profitti. L’aporia è ancora più evidente se si pensa al complesso di norme che obbligano il datore di lavoro a garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro ai propri dipendenti. Dato il divieto dell’impiego di organizzazioni italiane di sicurezza privata in compiti di tutela all’estero, le aziende italiane che operano in aree geografiche critiche sono costrette a far ricorso a contractors esteri, con perdita di una grande potenzialità di mercato (per un valore annuo stimato di circa 250 miliardi di dollari) e delle qualificate professionalità che potrebbero essere messe proficuamente in campo dagli operatori italiani (qualificato sbocco professionale per i nostri uomini delle Forze Armate, per le specifiche competenze maturate durante le missioni all’estero).

Aspettative e auspici di ASSIV

Libro dei sogni. Forse no. Già nella legislatura che si sta chiudendo, anche grazie all’impegno di ASSIV, sono state incardinate nei lavori della I Commissione della Camera dei Deputati diverse proposte di legge che hanno lo scopo di normare la materia dell’impiego delle GPG all’estero. Con ogni probabilità, se si fosse andati a votare a naturale scadenza, il Parlamento avrebbe avuto il tempo di varare norme importanti quanto innovative per il settore. Stessa considerazione in merito all’applicazione del codice degli appalti, la cui applicazione per le norme che qui interessano appariva gradualmente più cogente.

Non ci resta che aspettare ancora qualche settimana, nell’auspicio che il voto del 25 settembre regali al Paese una rappresentanza consapevole delle sfide che l’attendono.

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