Cashback, perché la Bce ha ragione

Huffington Post – È sulla bocca di tutti in questi giorni, ma in pochi hanno piena consapevolezza di cosa stia accadendo in settori che hanno basato il loro business su un’impostazione opposta. Ma se noi non ce ne siamo del tutto accorti, qualcuno invece che ha un ruolo di rilievo a livello europeo, e in particolare nella BCE, ci ha bacchettato. Sto parlando del cashback e di quanto Yves Mersch, membro uscente del Consiglio Direttivo Bce, ha scritto in una lettera inviata al Ministro Gualtieri, nella quale si afferma che l’iniziativa italiana è “sproporzionata alla luce del potenziale effetto negativo che tale meccanismo potrebbe avere sul sistema di pagamento in contanti ed in quanto compromette l’obiettivo di un approccio neutrale nei confronti dei vari mezzi di pagamento disponibili”. 

La considerazione obbligata quando si vogliono valutare i benefici derivanti da misure quali il cashback, come già in passato ho avuto modo di ricordare, è che non è stato dimostrato, e non ci sono evidenze in tal senso, che la limitazione all’uso del contante generi un risultato significativo nella lotta all’evasione fiscale, mentre è possibile affermare con assoluta certezza che lo sconsiderato uso di misure restrittive al suo utilizzo ha provocato, e provocherà, una più profonda crisi del settore trasporto e trattamento denaro, che già dovrà ristrutturarsi, anche in termini occupazionali, per far fronte ad una significativa contrazione del volume di affari che si prevede strutturale, dovuta all’incremento dell’uso della moneta elettronica connessa agli acquisti on line, ormai entrati a far parte del “modus consumandi” della popolazione. 

E ancora, il meccanismo del cashback, che strizza l’occhio ai consumatori, incentivando la propensione al consumo per mezzo di un rimborso di denaro sui loro conti correnti (vedremo con che tempi! Ma questo è un altro discorso…), non tiene nella debita considerazione “che la possibilità di pagare in contanti rimane particolarmente importante per taluni gruppi sociali, che, per varie legittime ragioni, preferiscono utilizzare il contante piuttosto che altri strumenti di pagamento. Il contante è altresì generalmente apprezzato come strumento di pagamento in quanto, quale corso legale, è ampiamente accettato, è rapido e agevola il controllo sulla spesa di chi paga, …i pagamenti in contanti agevolano l’inclusione dell’intera popolazione nell’economia consentendo a qualsiasi soggetto di regolare in contanti qualsiasi tipo di operazione finanziaria.”  

Concetti, quelli espressi da Mersch, che non potevano essere comunicati in modo più chiaro. Ancora una volta abbiamo voluto essere più realisti del re, e ci siamo fatti riprendere, a ragione, su di una misura che non potrà che essere transitoria, di natura populista e non correttamente valutata nel rapporto costi-benefici. Insomma, una misura furbetta che deprime un settore già in crisi e non aiuta ad educare alla legalità fiscale.

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